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"Attività di saldatura, quali rischi a livello cerebrale?"

di Redazione Ambiente & Sicurezza sul Lavoro / Sicurezza sul lavoro

21/06/2011 - La rivista American Academy of Neurology ha recentemente diffuso uno studio sull’effetto negativo per la salute, dei fumi di saldatura: i lavoratori potrebbero sviluppare più di altri, danni celebrali e il morbo di Parkinson. La causa va rintracciata nella maggiore esposizione al manganese, un metallo spesso usato nelle attività di saldatura, che al momento di bruciare rilascia un fumo particolarmente tossico anche a basse dosi, responsabile dell’insorgenza di particolari disturbi neurologici. Ciò in quanto potrebbe ridurre la concentrazione di dopamina nel cervello, un neurotrasmettitore che permette alle cellule celebrali di interagire fra loro e che risulta particolarmente ridotto nei pazienti affetti da Parkinson. Secondo lo studio i saldatori, che sono esposti a fumi pericolosi per una media di 30 000 ore l’anno, presentano un valore medio di manganese doppio del normale, ed una riduzione della dopamina di quasi il 17%. Il manganese non è comunque l'unica sostanza sospettata di provocare il Parkinson: fra i principali sospettati anche il piombo, i pesticidi che già nel 2009 in Francia sono stati riconosciuti come responsabili della diffusione di alcune neoplasie fra i lavoratori agricoli (studio Inserm 2009) tanto che una Corte di Bourges in Francia riconobbe un caso di malattia professionale nell’intossicazione da pesticidi di un bracciante agricolo. In Francia questo genere di malattie tabellate non sono accuratamente corredate da profili medici e test sui lavoratori che ne dimostrino la correlazione causa-effetto con i fumi o i pesticidi, anche se in alcuni studi regionali, come quello condotto nel 2007-8 dal Dipartimento Prévention Santé au travail della regione di Isère in collaborazione con i dipartimenti di medicina del lavoro, si lanciò l’allarme sull’effetto negativo dei fumi di saldatura partendo da alcuni semplici esami delle urine che però non erano riusciti a smascherare tutti i potenziali rischi nascosti dietro queste attività. Ed in Italia? Uno studio condotto su alcune aziende metalmeccaniche di Lecco, riportato sulla Rivista Ambiente&Sicurezza sul Lavoro n.10 del 2009, ha analizzato i rischi cancerogeni derivante dall’assorbimento del cromo esavalente nei soggetti a contatto con i fumi di lavorazione dell’attività di saldatura. In particolare i rischi riguardano il sistema polmonare: confrontando diverse tipologie di lavorazioni è stato riscontrato che gli addetti alla saldatura su acciaio inossidabile, di aziende di medie dimensioni, mostrano un incremento di eliminazione di cromo totale nelle urine già prima dell’inizio delle attività lavorative, significativamente superiore ai valori della popolazione locale di riferimento non professionalmente esposta. Esperienze positive di miglioramento dei luoghi di lavoro in galvanica, fonderie e molte altre realtà hanno poi dimostrato come la riduzione dell’incidenza del tumore del polmone sia stata rilevata dopo la minimizzazione dell’esposizione a cromo VI e dopo la riduzione dell’inquinamento da cromo nei luoghi di lavoro. Queste esperienze hanno quindi suggerito l’esistenza di una dose soglia per il potenziale effetto cancerogeno del cromo esavalente nell’uomo.

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