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"Il Sistema della Prevenzione: tutto da rifare?"

fonte www.puntosicuro.it / Sorveglianza Sanitaria

28/04/2015 -
L’insieme degli operatori che si occupano di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali rappresenta molto più di uno specifico settore specialistico, poiché questa attività riguarda larga parte di quel sessanta per cento della popolazione generale che è, al contempo, anche popolazione lavorativa. Operando al confine tra mondo del lavoro e mondo della salute, tali professionisti si trovano in una posizione privilegiata per osservare la complessa macchina di un paese industrializzato in piena attività.
Si tratta di un insieme di funzioni che, opportunamente orientate, potrebbe concorrere non solo a migliorare le condizioni di salute della popolazione ma anche a non ostacolare l’ordinato funzionamento del mercato del lavoro ed a favorire le più adeguate condizioni per un corretto impiego dei lavoratori.

Una volta tanto, non si tratta qui di introdurre ulteriori argomenti atti a giustificare nuovi tagli di risorse: per queste attività l’impegno economico è già ragguardevole e, anche se è non ancora poco il da farsi, negli ultimi anni una maggiore salubrità dei luoghi di lavoro è stata effettivamente raggiunta. Ma, proprio per questo, saranno difficili da ottenere ulteriori miglioramenti, in quanto sempre più ristretto e più verso il limite superiore è l’ambito di intervento.
 
E' ben noto che la complessa normativa che regola il settore è al tempo stesso ridondante e frammentata; tanto ipertrofica, minuziosa e capillare da non poter essere (quasi) materialmente rispettabile. Tutti gli operatori della prevenzione occupazionale sperimentano quotidianamente la frustrazione di non poter indicare quale sia il livello oltre il quale lavoratori e datori di lavoro possano avere la certezza che gli adempimenti siano stati totalmente soddisfatti.
 
Per meccanismo riflesso si invoca, da qualche tempo (come in altri ambiti e settori) la ricerca della semplificazione. In realtà, da più parti lo si è correttamente affermato, il sistema della prevenzione occupazionale del nostro Paese necessita in primo luogo di un intervento di razionalizzazione e solo al termine di questo processo potrà procedersi a una incisiva semplificazione. Nel caso opposto il rischio che si corre è, per così dire, di girare un po’ a vuoto: di non mantenere né aumentare l'attuale livello di tutela e di non rendere meno aleatorio l’esercizio d’impresa (in questo specifico ambito), di non migliorare, insomma, l’efficienza sociale del sistema. A legislazione invariata, comunque, sarebbe già un notevole passo avanti la messa a regime del Sistema Informativo Nazionale della Prevenzione, che consentirebbe di sviluppare finalmente una Strategia Nazionale degna di questo nome.
 
Non più obbligare e punire. Questa è la riforma che si dovrebbe finalmente auspicare, quella che devolve il controllo del sistema ai veri portatori di interesse, cioè lavoratori e imprese. Quella dove lo Stato si attesta a svolgere funzioni di indirizzo (approntando snelle leggi-quadro che stabiliscano pochi obiettivi generali) e funzioni di legittimazione (recependo dal mondo degli operatori scientifico-professionali validate linee guida e corrette buone prassi, utili a raggiungere gli obiettivi normativi). Solo allora si potrà invocare una reale semplificazione: poche norme omogeneamente interpretabili per pochi obiettivi realmente esigibili, nessun controllo formale in itinere e poche sanzioni molto severe per l’inadempimento sostanziale.
 
Se ciò fosse realizzato, il compito di tutti gli operatori della prevenzione diverrebbe più semplice ed evidente: far dialogare le nostre competenze; renderci interlocutori vieppiù affidabili e leali delle istituzioni, dei lavoratori, delle imprese; soprattutto adoperarci per un innalzamento della sensibilità e della consapevolezza culturale complessiva di tutto il sistema ed, ambiziosamente, del Paese.
 
Ernesto Ramistella
Cristiano Mirisola
AProMeL - SIMLII

 

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