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"Un Testo unico per valorizzare il lavoro"

fonte aprileonline.info / Sicurezza sul lavoro

27/06/2007 - Se in questo Paese è tornato in prima pagina il dramma dell'insicurezza sul lavoro lo si deve in primo luogo al Presidente della Repubblica Napolitano, che non si stanca di alzare la sua voce contro una delle principali vergogne dei nostri tempi. A fianco alla prima carica dello Stato, ci sono un Governo e un Parlamento che fanno la loro parte, al fine di aggiornare la normativa e di dotare i cittadini di un "pacchetto" di misure che consentano di incentivare i controlli nelle fabbriche e nei cantieri e di favorire misure di prevenzione: vale a dire tutto quanto può servire a diminuire drasticamente il numero di infortuni e di morti bianche.
Vorrei però provare brevemente a contestualizzare storicamente quanto sta avvenendo. A partire dagli anni Ottanta, infatti, abbiamo assistito ad un processo di depotenziamento del lavoro e del suo valore sociale. Parlare di "Repubblica democratica fondata sul lavoro" sembra oggi un esercizio stanco e retorico, proprio perché è innegabile che negli ultimi decenni sia stato percepito dai cittadini-lavoratori uno stacco tra le politiche attuate e i princìpi costituzionali.

Ed è in questo contesto che si affaccia pericolosamente la questione degli infortuni, delle morti bianche, del lavoro nero, della precarietà: fatti divenuti drammaticamente "normali". E' un paradosso, certo, una sorta di virus spesso letale che contamina settori crescenti dell'apparato produttivo. I dati pubblicati dall'Inail, relativamente alle prime rilevazioni per il 2006, confermano: a fronte di una riduzione degli infortuni denunciati dell'1,3%, si evidenzia un aumento degli infortuni mortali, ben 1.280, in crescita rispetto ai 1.265 registrati nel 2005. Peraltro, mentre il dato degli infortuni mortali relativo al 2005 può ormai considerarsi consolidato, il dato relativo al 2006 è da ritenere sottostimato a causa dei criteri di rilevazione dei dati e quindi è destinato ad aumentare ulteriormente. Sulla base di proiezioni statistiche, il numero degli infortuni mortali del 2006 dovrebbe purtroppo superare la soglia delle 1.300 unità.

I numeri trovano una spiegazione nell'inefficacia delle normative, troppo spesso rimaste sulla carta. Già nelle scorse legislature si era fatta strada l'esigenza di elaborare un nuovo Testo unico sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, al fine di razionalizzare la normativa vigente. E i primi segnali in questa direzione si sono potuti verificare nel Dpef 2007-2011 e nella successiva approvazione in Consiglio dei Ministri, il 16 febbraio di quest'anno, di uno schema di disegno di legge per il conferimento al Governo della delega all'emanazione di un testo unico per il riassetto e la riforma della normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Il disegno di legge è stato presentato al Senato il 18 aprile, si è concluso l'esame in sede referente presso la Commissione Lavoro del Senato e attualmente è all'esame dell'aula.

Va detto che nel corso dell'esame presso la Commissione Lavoro del Senato, oltre ad alcune modifiche alla norma di delega, sono state introdotte alcune disposizioni direttamente precettive in maniera da rendere operative quanto prima le misure più urgenti per la sicurezza sul lavoro. In particolare, il disegno di legge 1507, così come licenziato dalla Commissione, contiene all'articolo 1 la delega, per il Governo, ad adottare, entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della legge delega, uno o più decreti legislativi per il riassetto e la riforma delle disposizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in conformità all'articolo 117 della Costituzione e garantendo l'uniformità della tutela dei lavoratori sul territorio nazionale attraverso il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, anche con riguardo alle differenze di genere e alla condizione dei lavoratori immigrati.

Ma in termini più generali, il governo e la maggioranza che lo sostiene hanno voluto operare un intervento legislativo utile a risistemare e razionalizzare la progressiva stratificazione di fonti assai diverse ed eterogenee tra loro, succedutesi nel settore dagli anni Cinquanta ad oggi. I pilastri del nuovo Testo unico sono cinque: l'inasprimento sanzionatorio, la maggiore responsabilità delle imprese committenti anche rispetto alla catena di appalti, il rafforzamento del ruolo dei Rappresentanti dei Lavoratori alla sicurezza, il pieno coinvolgimento del mondo dell'istruzione per costruire e veicolare competenze in materia di sicurezza e, infine, la diffusione di "buone prassi" basate sulle esperienze di prevenzione quotidiana.

Qualche risultato si tocca già con mano: in seguito alle ispezioni disposte negli scorsi mesi, sono stati chiusi circa 1.000 cantieri, di questi ne sono stati riaperti circa 400 con 97mila lavoratori in nero regolarizzati. E rimanendo all'edilizia è previsto che, nell'ambito dello svolgimento di attività in regime di appalto o subappalto, a decorrere dal 1° settembre 2007 il personale occupato dall'impresa appaltatrice o subappaltatrice debba essere munito di apposita tessera di riconoscimento.
Una volta licenziato dal Senato, il provvedimento passerà alla Camera. E in qualità di presidente della Commissione Lavoro a Montecitorio mi impegno da subito a favorire un'approvazione rapida del Testo unico. Perché credo che le istituzioni debbano dare un segnale forte che dia il senso del cambiamento su tutto ciò che riguarda la vita quotidiana delle persone.

*Deputato Pdci, presidente della Commissione Lavoro della Camera

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