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"il consumatore emergente ha il cuore ambientalista"

fonte IL sole 24 ore / Ambiente

20/01/2009 -
I brasiliani? Hanno una predilezione per il recupero di carta e plastica e per i prodotti fatti con materiali riciclati. I cinesi sono sensibili al tema dei gas serra e danno il loro contributo cercando di diminuire le ore in cui accendono i termosifoni d'inverno e i condizionatori in estate. Quanto agli indiani, cercano di non sprecare carburanti, lasciando il più possibile l'auto a casa oppure non acquistando prodotti che hanno dovuto percorrere migliaia di chilometri per raggiungere lo scaffale del supermercato. Mentre i russi, sarà per via del clima, ma sono tutti concentrati sul migliorare il livello di isolamento termico delle loro abitazioni.Prove tecniche di consumi ecocompatibili? Qualcosa di più: secondo una ricerca di Accenture, chi vive nei Paesi emergenti è addirittura più attento al futuro del Pianeta di quanto non lo siano gli evoluti consumatori delle aree di vecchia industrializzazione. Una preoccupazione, soprattutto, che fa rima con disponibilità ad agire, se nei mercati di Asia e Sudamerica oltre la metà delle persone si dice pronta ad abbandonare un prodotto per uno nuovo dotato di una certificazione di minimo impatto sul clima, a fronte di un esiguo 24% nelle economie più mature. Così come il 61% dei consumatori se ne avesse la possibilità, cambierebbe certamente fornitore di energia per sceglierne uno che offre servizi a bassa emissione di CO2. Nei Paesi sviluppati lo farebbe solo il 30% delle persone.Le aziende sono avvertite: la classe dei consumatori emergenti è attratta dai prodotti amici dell'ambiente ed è pronta a far sentire il suo peso in termini di domanda. I Bric, insomma, sono da considerarsi mercati maturi dove vendere elettrodomestici di classe tripla A, alimenti non Ogm o elettricità pulita. Anzi: «C'è in questi Paesi una domanda di beni e servizi più ecologici che ancora non incontra un'offerta adeguata –spiega Sergio Nicolini, senior executive energy di Accenture per l'Italia, la Grecia, la Russia, l'Europa centrale e il Medio Oriente – e quel che più conta è che la crisi economica in atto non sembra scalfire in nessun modo il livello di attenzione verso l'ambiente di questi consumatori».Alle dichiarazioni di intenti ecologisti indiani, cinesi, russie brasiliani fanno seguire i fatti. Tra gli indiani che nel 2007 avevano promesso di effettuare il riciclaggio di vetro, carta e plastica, a un anno di distanza il 44% lo ha fatto davvero, così come il 48% dei cinesi e anche il 22% dei russi. Solo il 14% dei tedeschi, tradizionalmente popolo tra i più attenti alle tematiche ambientali, è stato altrettanto virtuoso. Insomma, la propensione alle azioni ecologicallycorrect  è alta nelle economie emergenti: negli ultimi 12 mesi almeno un terzo dei consumatori di India, Cina e Brasile è passato ad un nuovo prodotto perchè quest'ultimo prometteva di ridurre lo spreco di materiali, piuttosto che di utilizzare energie alternative o impiegare componenti riciclati. al momento sono avvantaggiati i produttori di beni, rispetto ai fornitori di utility, nel senso che il loro mercato si prospetta più ampio. fornire servizi a minor impatto ambientale, infatti implica la dotazione di tecnologie adeguate. E le tecnologie costano. Senza un debito supporto da parte dei governi interessati, è difficile che un fornitore possa garantire gas o elettricità pulita a costi che restano competitivi. Tra i Bric, l'india è la più virtuosa, un pò meno bene vanno le cose in Russia, la quale non è disinteressata ai temi ambientali, ma i russi sanno che l'energia è un monopolio statale, per questo non possono vedere sorgere all'orizzonte produttori alternativi e più ecologici.
 

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