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"ANTONIO BARILE SPIEGA: PIÙ FACILE COSÌ COMBATTERE SPECULAZIONI. TRUFFE E CONCORRENZA SLEALE"

fonte LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO / Sicurezza alimentare

04/02/2009 -

BARI. «Un colpo, forse mortale, alla “Gomorra dell’olio”. Finalmente. Questa sì che è una buona notizia». Al telefono, mentre a Roma sta partecipando ad una riunione di lavoro, non nasconde la sua soddisfazione Antonio Barile, presidente regionale della Cia (Confederazione italiana agricoltori). «Non dico - aggiunge - che d’ora in poi sarà impossibile far passare per italiano tutto l’olio che importiamo da Spagna, Grecia e Tunisia, ma questa decisione presa a Bruxelles è un fondamentale passo in avanti, teso a salvaguardare da un lato i nostri produttori e dall’altro i consumatori». «E una vittoria - spiega Barile - soprattutto per noi pugliesi. Perché qui si produce quasi un terzo dell’olio extra vergine italiano. Perché nel comparto olivicolo la Puglia, da sola, produce due milioni di olio. Perché c’è una ricaduta occupazione di tutto rispetto: si contano, infatti, ben nove milioni di giornate lavorate. Insomma, quello raggiunto a Bruxelles è un grande risultato per una grande realtà economica, sin qui mortificata dalla concorrenza sleale, dalla speculazione e da regole tutt’altro che trasparenti».

Ma basterà l’etichettatura obbligatoria dell’origine delle olive per impedire le sofisticazioni che anni, spesso impunemente e con qualche rara eccezione, Imperversano in questo comporto? «Ripeto - risponde Barile - la decisione presa a Bruxelles non risolve tutti i problemi. Peraltro, solo poche settimane fa ho scritto un articolo pubblicato dalla Gazzetta, nel quale mi soffermavo su quella che è una vera e propria “Gomorra dell’olio”. Ma non ho dubbi sul fatto che l’etichettatura obbligatoria dell’origine delle olive è un primo passo significativo nella direzione da noi auspicata. Basterà a fermare gli speculatori? Questo non lo so. Quel che so con certezza, invece, è che occorrerà intensificare i controlli». «Controlli - conclude il presidente regionale della Cia che devono essere mirati. Nel senso che vanno eseguiti andando innanzitutto a mettere il naso negli scaffali dei supermercati. E non solo in Italia, ma in tutta Europa ed in special modo quei Paesi come la Spagna, dove negli ultimi anni, anche grazie all’acquisizione di antichi marchi nostrani, si è spacciato per italiano olio che invece non lo è per niente».

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