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"IL PARMIGIANO EMIGRA"

fonte Italia Oggi / Agroalimentare

05/02/2009 - Scendono i costi di produzione, tra mangimi, fertilizzanti ed energia, ma ancora in Italia per i Caseifici del Parmigiano-Reggiano rimane troppo larga la forbice con i ricavi. Meglio, allora, fare rotta verso il mercato estero. «Il nostro è un settore che oggi presenta elementi di sofferenza non più sopportabili, con le quotazioni che sono ulteriormente calate, in un anno, del 5%», denunciano dal Consorzio Parmigiano-Reggiano. Il quale, per la prima volta, effettuerà un intervento sul mercato: al ritiro di 95.000 forme da parte dell’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, affiancherà un ulteriore ritiro di 55.000 forme da destinare ai mercati esteri. Il Consorzio metterà inoltre a disposizione due milioni di euro per garantire ai produttori quotazioni al di sopra della media 2008 di 7,40 euro al chilo. Con queste operazioni «dall’Italia sarà distolta una quota di prodotto pari al 5%, e contemporaneamente avremo la possibilità di concretizzare gli accordi firmati con gli esportatori per supportare interventi promozionali in aree che presentano reali possibilità di espansione dei consumi», ha spiegato il presidente del Consorzio Giuseppe Alai. Per allargarsi sul mercato estero, dove oggi si esporta appena il 23% delle 3 milioni di forme prodotte ogni anno, il Consorzio punta anche sulla pubblicità sui giornali di oltrefrontiera, cui nel 2009 sa ranno dedicati 11 dei 19 milioni di euro programmati per questa voce di spesa. Al governo italiano, intanto, vengono chieste misure straordinarie come la fissazione per legge di un prezzo minimo all’ingrosso per tutti i prodotti Dop, l’istituzione obbligatoria di Consorzi di tutela per tutti i prodotti tipici e la possibilità per i Consorzi di poter pianificare la produzione. In questo contesto però anche i produttori, oggi poco coesi nelle trattative con i grandi buyers, devono fare la loro parte. Perchè nel nostro paese il 66% delle vendite di Parmigiano-Reggiano alle famiglie si concentra in super ed ipermercati. Il che, ha sottolineato Alai, «comprime le quotazioni sia in virtù dell’alta percentuale di prodotto ‘ in promozione, il 70%, pari a circa la metà del totale prodotto, sia sulla base di un potere contrattuale che aumenta di fronte alla modesta quota di aggregazione dei produttori». Da qui la proposta: «le imprese sono autonome, ma i 421 caseifici in futuro dovranno diventare 200, devono aggregarsi sul piano produttivo e commerciale, e su questo bisogna spingere e domandare processi legislativi che aiutino», ha sugge rito Eros Valenti, vicepresidente del Consorzio.

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