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"Proteste contro il ticket veterinario"

fonte il Sole 24 ore / Sicurezza alimentare

07/02/2009 - Arriva il ticket anche per le spese veterinarie. E il decreto legislativo 194/2008 a introdurre un aumento generalizzato tra il 20 e il 30% delle tariffe previste per i controlli nelle stalle e nei macelli fino ai caseifici e agli stabilimenti che producono mangimi. Il provvedimento è in vigore da 1° gennaio ma le prime bollette «salate» stanno arrivando in questi giorni con la prospettiva di un’ulteriore multa del 30% se si dovesse decidere di non saldare il conto. «Non è con una nuova tassa sull’agricoltura— denuncia Confagricoltura — che si risolve il problema della sicurezza alimentare». Il provvedimento riguarda tutta la filiera agroalimentare e ha come obiettivo quello di finanziare l’intero sistema dei controlli sanitari eseguiti dai veterinari. «Tuttavia - aggiunge Confagricoltura — è stato tralasciato un aspetto della normativa comunitaria che avrebbe con sentito una notevole attenuazione delle tasse a carico delle aziende agricole. Gli oneri, infatti, non sono stati commisurati al reale pericolo alimentare né alla capacità produttiva e tanto meno sono stati presi in considerazione i sistemi di autocontrollo e di tracciabilità aziendali» In pratica anche le imprese più virtuose, quelle impegnate nella produzione di alimenti di qualità, per esempio le Dop, e quelle di piccole dimensioni, sono tenute a pagare cifre che, per i loro bilanci, vengono definite «esorbitanti». Il caso del miele. Alcune Regioni, tra le quali Marche, Campania e Sicilia hanno già recepito il decreto 194/2008 e spedito le prime fatture. Con grande stupore dei produttori. «Per paga re 400 euro - spiega Raffaelle Cirone, presidente della Federazione apicoltori italiani (Fai) - ogni apicoltore deve produrre oltre cento chili di miele. Questa è la tassa che alcune Asl stanno ingiungendo ai produttori che ha il chiaro dell’iniquità». Per questo Confagricoltura e Fai lanciano un appello a Regioni e Asl per «limitare gli impatti fortemente Negativi e onerosi del provvedimento». In allarme anche i macelli che devono pagare per ogni capo una cifra che oscilla da 0,50 euro per i maiali a 5 per i bovini grandi (3,5 euro per i vitelli). Costi «insostenibili», secondo l’Unione importatori esportatori di bovini (Uniceb) rischia di aggravarsi dal momento che sono previsti «ulteriori aumenti in base ai costi effettivi sostenuti dal servizio veterinario». Insomma, se a fine anno le spese del sistema sanitario supereranno gli introiti scatteranno nuovi rincari. «E una situazione gravissima - dice Renzo Fossato, presidente Uniceb - che arriva in una congiuntura economica sfavorevole che ha già visto azzerare il valore delle pelli bovine e l’aumento dei costi di smaltimento. Per questo abbiamo chiesto un incontro urgente al Governo per sollecitare, se non misure di sostegno come previste per altri settori, almeno la sospensione immediata delle nuove tasse sanitarie». Anche Luigi :Scordamaglia, amministratore delegato di Inalca (gruppo Cremonini), sollecita un’inversione. di rotta. «In una fase difficile - sottolinea — occorre evitare ulteriori penalizzazioni. Regioni chiediamo di evitare fughe in avanti e al ministero della Salute le opportune correzioni.

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