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"Ilva, Losappio: «Il governo può dare l’autorizzazione»"

fonte Corriere della sera / Eventi e Appuntamenti

11/02/2009 - ROMA — Teoricamente fra 48 giorni, dal 10 aprile, l’Uva di Taranto, con i suoi 13 mila addetti, potrebbe diventare un impianto illegale, fuori dalla legge emanata dalla Regione il 16 dicembre scorso per abbattere le emissioni di diossina. E’ una corsa contro il tempo - e anche allo scarica barile per affrontare una vicenda ingarbugliata. Così questo pomeriggio la ministra dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, vedrà sindacati nazionali e locali, Fabio Riva e altri dirigenti dell’azienda, il presidente di Regione e Provincia, i sindaci di Taranto e Statte e i dirigenti Arpa. Nessuno sa cosa dirà Prestigiacomo, si dà per scontato che non impugnerà la legge regionale di fronte alla Corte costituzionale - come chiede con un’interrogazione il deputato Pd Stefano Esposito, in nome dell’articolo 117 della Carta che affida la materia ambientale allo Stato. Intanto l’assessore regionale all’Ambiente Michele Losappio - che sostituirà Nichi Vendola - dice che Ilva è in grado di ottemperare alla legge pugliese, perché «a giugno è riuscita a contenere le emanazioni di diossina sotto il limite dei 2,5 nanogrammi per metro cubo di aria». Ma Ilva può chiudere? «Il problema non è la chiusura, ma l’inquinamento: la Regione non può star ferma aspettando che gli impianti siano tarati. Del resto c’è il tempo per adeguarsi alla legge: l’Arpa, a partire dal 1° Aprile, ha 60 giorni per dire la sua». E se dopo i 60 giorni non si dà l’ok al gruppo Riva, anche perché il ministero non potrebbe concedere l’Aia, si chiude? «La legge regionale non prevede sanzioni, noi oggi non ci poniamo il problema giuridico, dato che siamo al 10 febbraio. Ci penseremo al momento opportuno. Ora tocca al ministro dire la sua e cosa fare. Del resto è stata Prestigiacomo a fare una mediazione, proponendo di anticipare l’applicazione della convenzione Aarhus dal 2014 al 2012 e che prevede la riduzione delle emissioni allo 0,4 nanogrammi, così non ha riconosciuto nei fatti il cronoprogramma a cui si appella sempre Riva. Ad oggi - insiste Losappio - non so se Ilva chiuderà, noi sosteniamo che l’Aia possa essere data, anche in presenza della legge regionale, perché questa è stata articolata in due lotti, proprio per evitare la chiusura dell’acciaieria. Noi non siamo quelli di tutto in un giorno, diciamo che ci sono due anni di tempo per adeguarsi». Insomma la Regione si siederà oggi al tavolo del ministero con la legge in una mano e un possibile escamotage - antichiusura in un’altra.

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