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"La vitamina pericolosa..."

fonte Italia Oggi / Salute

07/02/2009 - Il2 febbraio scorso il gruppo di esperti scientifi ci FEEDAP (ossia il panel competente in materia di additivi, prodottie sostanze utilizzate nella mangimistica) dell'European Food Safety Authority (Efsa) ha adottato un parere sulle conseguenze per i consumatori derivanti dall'impiego di vitamina A nei mangimi animali, raccomandando di rivederne i limiti massimi in quelli destinati ai principali animali da produzione alimentare. Ha infatti constatato che una piccola percentuale della popolazione europea rischia di oltrepassare il limite massimo di sicurezza d'assunzione di questa vitamina, fi ssato negli adulti in 3 mila microgrammi al giorno. Gli esperti dell'Efsa hanno consigliato, per i soggetti maggiormente a rischio d'osteoporosi e fratture ossee (in particolare le donne in postmenopausa), di limitare l'assunzione a un livello inferiore, di 1.500 microgrammi al giorno. «In Italia», spiega a ItaliaOggi Laura Rossi, ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, «il pericolo di superamento dei limiti massimi d'assunzione di vitamina A tramite l'alimentazione, anche se squilibrata, si può escludere. Può invece aversi in caso d'eccessiva assunzione d'integratori vitaminici o di alimenti fortifi cati». Anche Roberto Zapua, responsabile assistenza tecnica alla clientela del Gruppo Veronesi, esclude che un superamento dei limiti d'assunzione di vitaminaA da parte dell'uomo possa essere riconducibile a una sua eccessiva presenza nei mangimi. «Non c'è interesse a superare i dosaggi massimi stabiliti per legge né da parte dei produttori di mangimi né da parte degli allevatori», assicura Zapua. «Oltrepassare i livelli massimi infatti non migliora la performance zootecniche. Si tradurrebbe quindi in un infruttuoso aggravio di costi per entrambe gli attori della fi liera». I limiti massimi di vitamina A sono oggi fi ssati in 13.500 o in 25 mila unità internazionali relativamente ai mangimi completia seconda che siano destinati agli avicoli e ai suini o ai vitelli e bovini da latte e da carne. E in 50 mila unità int'l relativamente ai nuclei. Oltre questo limite, il produttore di mangimi è tenuto a informare la Asl di competenza.

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