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"L'Italia boccia il marchio europeo"

fonte Italia Oggi, A.Settefonti / Agroalimentare

28/03/2009 - L'agricoltura italiana sfida la Ue e dice no all'introduzione di un marchio europeo e chiede che venga indicata provenienza delle materie prime agricole utilizzate negli alimenti. Le associazioni di categoria non condividono alcuni indirizzi proposti dalla Ue nel suo «Libro Verde sulla qualità dei prodotti agricoli: norme di prodotto, requisiti di produzione e sistemi di qualità». Indirizzi e proposte sui prodotti a denominazione, sui marchi, sulle norme di produzione e di commercializzazione che sono state criticate nelle risposto al questionario che la Ue ha inviato a tutti gli stati membri. Complessivamente a Bruxelles sono arrivate 560 relazioni, il 9% dall'Italia, la Francia ha fatto la parte del leone con il 29% di contributi mentre la Germania il 7% e la Spagna il 6%. Il commento ufficiale dell'Italia viene dal Mipaaf. Il ministero delle politiche agricole è contrario «all'introduzione di un logo Ue» mentre ritiene «opportuna una adeguata campagna di informazione del consumatore sui sistemi di produzione della Ue» e su quanto già esiste. Inoltre «per evitare il proliferare di richieste di riconoscimenti di denominazioni di origine», propone di «prevedere la possibilità di concedere una protezione a livello nazionale». Il Mipaaf si lamenta per «l'impossibilità a registrare come denominazione di origine o indicazione geografica il nome di una varietà vegetale o razza animale», e chiede di «definire in maniera esplicita che i produttori sono i titolari della proprietà intellettuale delle denominazioni, un diritto sancito dalla sentenza Parmesan». Per Aicig (Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche) «già è difficile comunicare il valore dei loghi comunitari Dop e Igp», un ulteriore logo «andrebbe a creare ancora una maggiore confusione sul mercato». Contarie al logo Ue sono l'Assolatte, Federalinaentare, Coldiretti.  Confagri è «favorevole a delle norme di commercializzazione comunitarie per la trasparenza del mercato e non concorda con lo smantellamento delle norme di commercializzazione che la Commissione sta attualmente praticando in alcuni settori». Cia ha evidenziato che «è opportuno che i prodotti realizzati in Europa siano distinguibili da quelli realizzati in altri paesi. Qualora si procedesse verso l'identificazione dei prodotti europei o realizzati con materie prime europee si ritiene giusto che i produttori extraeuropei possano essere autorizzati a usare un logo attestante la conformità volontaria alle norme europee».

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