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"Asfissiati nella raffineria strage alla Saras, tre morti"

fonte La repubblica, G. Porcu / Sicurezza sul lavoro

27/05/2009 - CAGLIARI - Sono morti uno dopo l'altro, uccisi dalle esalazioni di un micidiale gas fuoriuscito da un impianto in manutenzione. Tre operai di un impresa d'appalto della Saras hanno perso la vita così, nel primo pomeriggio di ieri nella raffineria della famiglia. Moratti, il gigantesco impianto di Sarroch, a 20 chilometri da Cagliari, che ogni giorno sforna migliaia di barili di greggio raffinato. Il primo è crollato in un attimo, senza neanche un gemito. Il secondo ha tentato di soccorrerlo, ha urlato, e si è accasciato. Il terzo, pare, è accorso protetto solo da una mascherina antipolvere ed è stato anche lui avvolto dal gas. Si è salvato solo un quarto operaio che ha tentato disperatamente di fermare il compagno afferrandolo per le gambe. Tre morti in pochi istanti, poco prima delle 14, quando nella raffineria migliaia di lavoratori delle imprese d'appalto erano impegnati nei periodici lavori di manutenzione degli impianti. Il primo a perdere la vita è stato Pierluigi Solinas, 26 anni, poi è stata la volta di Daniele Melis, 28 anni, e infine di Bruno Muntoni, 56 anni. Tutti e tre di Villa San Pietro, un paese a ridosso della raffineria. L'unico sopravvissuto, ora ricoverato all' ospedale San Giovanni di Dio in osservazione, è Luca Fazio, 31 anni, di Siracusa, in Sardegna da due mesi. I quattro operai facevano parte di una squadra della Comesa, una ditta esterna alla quale è affidata la manutenzione dell'impianto Mchl che produce gasolio a basso contenuto di zolfo. Il loro compito era di scrostare le pareti di un enorme accumulatore dove viene stoccato il gasolio di passaggio. Prima di iniziare il lavoro la cisterna viene bonificata con l'immissione dell'azoto, un gas inerte che serve a scongiurare le esplosioni. Gli operai possono intervenire solo successivamente con maschera e respiratore dopo che una serie di apparecchiature hanno accertato l'assenza di gas letali. Questi rigidi protocolli di sicurezza ieri pomeriggio, evidentemente,non sono stati messi in pratica . La bonifica con l'azoto, probabilmente, non ha concluso il suo ciclo e nel deposito è rimasto idrogeno solforato, una miscela micidiale che uccide all'istante. Non si sa se poi siano state avviate le altre procedure. Certo è che gli operai non avevano le dotazioni di sicurezza prescritte. Una tragedia, dunque, che appare per niente casuale o imprevista. Appena si è diffusa la notizia della sciagura alla Saras è scoppiato il caos. Tutti i lavoratori delle imprese d'appalto si sono fermati e hanno occupato il piazzale d'ingresso impedendo l'uscita dei pullman dei dipendenti della raffineria. Spintoni, urla, rabbia. «Rischiamo la vita tutti i giorni per 900 euro al mese - ha detto un operaio di una ditta appaltatrice - con turni massacranti». Dolore anche da parte dei parenti delle vittime: uno di loro, all' arrivo nello stabilimento del governatore sardo Ugo Cappellacci, ha urlato: «Falla chiudere, falli arrestare tutti». Per questa mattina i sindacati hanno proclamato uno sciopero di otto ore in tutta la zona industria ledi Sarroch e lutto cittadino nel paese dei tre operai morti.

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