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"Morti nella cisterna, sei indagati"

fonte La Stampa, G.Galvino e G. Micaletto / Sicurezza sul lavoro

17/06/2009 - Omicidio colposo. La procura ha inviato ieri sera i primi avvisi di garanzia, nell'ambito dell'inchiesta aperta sulla morte dei due operai avvenuta lunedì all'interno del depuratore di Riva Ligure. Gli indagati sarebbero almeno sei: tecnici e amministratori della società di gestione, la Secom, a capitale pubblico; il legale rappresentante dell'impresa familiare per la quale lavoravano le vittime, la Ciem; e altri tecnici, legati alla Siba, che ha realizzato di recente potenziamento dell'impianto (ancora in fase di collaudo, secondo il protocollo previsto in questi casi). L'iscrizione nei registri della procura sarebbe un «atto dovuto», una formalità legata alla procedura che, con l'autopsia fissata per oggi permetterà alle parti di poter nominare consulenti di fiducia. L'esame sui corpi di Francesco Mercurio, 40 anni, e Gianfranco Iemma, 36, è affidato a Simona Del Vecchio, responsabile del dipartimento di patologia legale dell' Asl imperiese. I cadaveri, recuperati con difficoltà dai vigili del fuoco alcune ore dopo la tragedia, si trovano all'obitorio dell'ospedale di Sanremo. Sono stati sottoposti a un'accurata pulizia, disposta dalla procura e indispensabile per la rimozione dei liquami nei quali sono rimasti imprigionati. L'ipotesi è che entrambi gli operai, dopo aver perso i sensi a causa di gas tossici (probabilmente metano e anidride carbonica, oltre all'assenza di ossigeno), siano caduti tra i fanghi morendo quindi annegati o soffocati. Un primo verdetto potrà arrivare già in serata, ma per il deposito della perizia medicolegale saranno necessarie diverse settimane. E questa mattina sarà effettuato un sopralluogo nel depuratore da parte dei tecnici dell' Arpal: previsti prelievi per consentire esami di laboratorio sia sui gas presenti nella cisterna, sia sui fanghi. Ieri tra l'altro è emerso un ulteriore dettaglio. Il primo a cadere nella cisterna per i fanghi è stato Mercurio, che si è calato con una scala. L'operaio che gli stava a fianco, il tunisino Mohamed Abidi, è corso allora a chiamare Iemma. Che, probabilmente senza tuta e altre protezioni, ha tentato una prima operazione di salvataggio, incontrando però lo stesso atroce destino del cognato. A quel punto, l'extracomunitario ha chiesto l'intervento del responsabile del depuratore, Marco Marongiu. E con il suo aiuto ha indossato un'imbracatura, calandosi nella vasca. Ma dopo essere sceso per circa un metro e mezzo ha Cominciato a sentirsi male, facendosi trarre in salvo. Avrebbe utilizzato una semplice mascherina «anti-polveri » per proteggersi dalle esalazioni. Nulla di più.

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