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""Il tasto antincendio non salvava nessuno""

fonte La Stampa / Sicurezza sul lavoro

08/07/2009 - Sarebbero comunque morti tutti e sette. Il pulsante d'emergenza, schiacciato o no, non avrebbe potuto salvare gli operai bruciati vivi nel rogo alla Thyssen Krupp il 6 dicembre 2007. I periti della Procura, sentiti ieri mattina in Tribunale, non hanno dubbi: «Anche se il getto d'olio fosse stato fermato premendo il pulsante d'emergenza, il pericolo nell'area di rilascio sarebbe stato molto significativo Avrebbe comunque raggiunto una lunghezza di 19 metri, investendo, alla temperatura di mille gradi, tutti e sette gli operai». Crolla così uno dei punti cruciali della difesa, secondo cui gli operai si sarebbero potuti salvare utilizzando il tasto d'emergenza. Luca Marmo e Luca Fiorentini, consulenti tecnici del pool di Raffaele Guariniello (che comprende le pm Laura Longo e Francesca Traverso) ribadiscono «che seppur attivato, il pulsante non avrebbe evitato il getto di olio dal fusibile che si ruppe e che, nebulizzando, trasformò un piccolo incendio in un rogo devastante». L'unico operaio che riuscì a salvarsi fu Antonio Boccuzzi, perché si trovava dietro un muletto. Luca Fiorentini, analista del rischio di incidenti rilevanti, simula in aula, al computer, l'incendio che divampò: un getto di 19 metri di olio incendiato, che ha travolto tutta l'area antistante la scala investendo gli operai. Poi simula l'incendio che si sarebbe sviluppato se l'olio fosse stato bloccato dalla «messa in quiete» dell'impianto con il pulsante di sicurezza. Anche questo caso, spiega Fiorentini, sarebbe stato letale, perché il getto residuo avrebbe investito i lavoratori con una nube di fuoco di almeno 1 metrocubo. Considerazioni che inducono il pm Laura Longo a sottolineare che «in realtà non si può neppure parlare di pulsante d'emergenza, perché quel tasto non aveva assolutamente le caratteristiche necessarie ad assolvere quella funzione». Di parere opposto è l'avvocato Ezio Audisio, legale dell'ad della Thyssen, Espenhahn: «I dati esposti dagli esperti tecnici della Procura sono discutibili». Lo evidenzia il perito della difesa, Vittorio Betta, professore all'Università di Napoli: «Il quantitativo di olio esploso era assai ridotto». Ma l'ingegner Marmo incalza, ribadendo pulsante d'emergenza a parte -le carenze evidenziate nel documento di valutazione del rischio stilato dalla Thyssen per lo stabilimento di Torino. «Di quel tratto della linea 5 - dice -, sui documenti, non c'è alcun accenno in materia di prevenzione». Ieri si sono concluse le deposizioni dei testimoni dell'accusa, rappresentata dal Guariniello, Longo e Traverso. Il processo riprenderà il 14 luglio, con le audizioni dei testimoni di parte civile. Non si placano, intanto, la furia e il dolore dei sette martiri del lavoro. «Ascoltare i particolari dell'inferno di quella notte - osserva Rosina De Masi, mamma di Giuseppe che perse la vita a soli 26 anni - ci distrugge. Speriamo davvero che almeno giustizia sia fatta ». Ancora più arrabbiata è Laura Rodinò, sorella di Rosario, morto anche lui a 26 anni: «Ci si può ustionare, mentre di frigge il cibo poco sopra i cento gradi. Pensate i nostri cari in quelle fiamme a mille gradi».

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