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"Ceglie, acqua ancora inquinata dopo nove giorni: la gente in rivolta "

fonte Corriere del Mezzogiorno, V.Damiani / Acqua

09/07/2009 - BARI — A mezzogiorno, quando il termometro segna 33 gradi, davanti alle fontane pubbliche di Ceglie del Campo c’è la fila. Tutti in attesa di riempire damigiane e bottiglie per fare scorta di acqua potabi­le. Dal primo luglio questa sce­na si ripete ad ogni ora, con l’aggravante che da un paio di giorni le temperature stanno salendo e con loro i disagi per i residenti. A distanza di nove giorni dalla rottura di una con­dotta idrica e il contempora­neo sovraccarico della fogna che ha causato la contamina­zione dell’acqua, nel quartiere periferico di Bari si deve fare i conti con l’emergenza. Mentre la fila di persone aumenta col passare dei minuti, le auto­botti dell’Acquedotto pu­gliese girano senza sosta tra le stradine del rione, in particolare tra via Veneto, via Monte­grappa, via Rubini e via Boccaccio. Una piccola consolazione che mitiga la sospen­sione del servizio idrico. Una interru­zione momentanea e necessaria per evita­re altri casi di intossi­cazione, dopo le 30 per­sone ricoverate al Di Ve­nere la settimana scorsa. Ieri a Ceglie, quindi, si è vissuta un’altra giornata senza acqua. L’emergenza idri­ca prosegue e comincia ad es­sere esasperante per chi la vi­ve. «Nel mio piccolo apparta­mento - racconta Antonio, pensionato di 60 anni intento a riempire le bottiglie alla fon­tana pubblica - non ci si può mettere piede. Ci sono secchi e damigiane ovunque, nel 2009 non si può fare questa vi­ta ». Vito Scamarcio, imprendi­tore nel settore del turismo, è stato il primo a segnalare il gu­asto all’Aqp. «Il 29 giugno - ri­corda - mi accorsi che l’acqua che fuoriusciva dal rubinetto puzzava. Chiamai l’Aqp ma per ben due volte inviarono una squadra di tecnici della fo­gna che non riscontrò alcuna anomalia. Solo dopo diversi tentativi e minaccia di denun­cia arrivarono altri operai del­l’Aqp che si accorsero della rot­tura della condotta. Per dimo­strare che non dicevo stupi­daggini, immersi un asciuga­mano bianco nella mia autocla­ve privata: dopo due secondi l’asciugamano era diventato nero». Adesso dal suo apparta­mento è stato staccato il conta­tore, come in altri sei palazzi. «E’ un disagio continuo - dice Scamarcio - spero che finisca presto. Per fortuna sono state ripulite e disinfettate le cister­ne condominiali, così quando ne abbiamo bisogno l’Aqp vie­ne a riempirle». Chi non ha il serbatoio deve arrangiarsi come può. Metten­dosi pazientemente in coda da­vanti alle fontane pubbliche oppure approvvigionandosi dalle autobotti dell’Aqp. Nel quartiere c'è chi sta preparan­do la denuncia alla magistratu­ra, realizzando un dossier cor­redato da prove fotografiche. «Anche a casa mia - conferma Laura Di Nielli - hanno stacca­to il contatore e sono senza ac­qua. Capisco l’esigenza di so­spendere il servizio, se l’aves­sero fatto prima non avrem­mo dovuto ricorrere alle cure dei medici. Ma nessuno ci dà informazioni chiare su quello che sta accadendo o ci dice quando tutto tornerà alla nor­malità » . Potrebbe essere questione di ore, il monitoraggio della qualità dell’acqua prosegue da parte dell’Arpa e dell’Asl. «Le ultime analisi - spiega Vito Pa­lumbo, ufficio stampa Aqp - di­cono che i valori sono pratica­mente rientrati nella norma. Solo per precauzione stiamo temporeggiando». Tra una de­cina di giorni, chi si è fatto cu­rare in ospedale avrà i risultati degli esami clinici. L’intossica­zione fortunatamente è stata lieve. Tuttavia, i medici non so­no in grado di escludere con certezza che qualcuno possa essere stato infettato dal virus del tifo o dell’epatite.

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