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"L'industria del latte sfida Zaia "

fonte Il Sole 24 ore, N.D. Basile / Agroalimentare

07/08/2009 - L'industria fa quadrato contro la proposta di indicare in etichetta l'origine di produzione del latte a lunga conservazione e dei formaggi. Pena il blocco della vendita su tutto il territorio nazionale, anche per i prodotti che hanno origine in altri paesi dell'Unione europea. Il giorno dopo la presentazione della bozza da parte del ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, le imprese lattiero casearie fanno sentire la propria voce. Ma, contrariamente agli elogi ricamati in tempo reale dal mondo agricolo e dalle associazioni dei consumatori, la posizione di Assolatte e Federalimentare è di tutt'altro tenore. Il che rivela una forte spaccatura sulla questione tra ministero, mondo agricolo e consumatori, da un lato, e industria di produzione e trasformazione, dall'altra. La preoccupazione si coglie a piene mani in casa Assolatte, l'organizzazione sindacale che rappresenta larga parte delle 2.100 imprese lattiero casearie nazionali. «I nostri associati dicono - sono, e ci mancherebbe che non lo fossero, a favore della trasparenza; ma quando si ha a che fare con politiche limitative della competitività, allora non possiamo che essere preoccupati per le conseguenze che penalizzerebbero in modo esclusivo le nostre imprese. E questo francamente non siamo disposti ad accettarlo. Tanto più che nel caso specifico eventuali soluzioni vanno discusse e trovate a livello europeo». Da Assolatte a Federalimentare il tenore della replica non cambia. Anzi, si avverte che cresce il dissenso. Infatti Federalimentare, ancorché escluda che la Ue, in virt delle norme comunitarie, «possa tollerare che l'italia blocchi l'import di prodotti realizzati in altri paesi dell'unione», paventa il timore che se una misura del genere dovesse passare, «saranno le sole imprese italiane a pagarne le conseguenze». Di più. Le aziende della Penisola «rischiano di subire oneri straordinari causati da difficoltà di approvvigionamento» (l'italia è netta importatrice di latte, con oltre 8 milioni di tonnellate l'anno, ndr); e saranno sempre «le nostre imprese a restare discriminate sul piano tecnologico. Per non dire del fatto che le catene della grande distribuzione, per conto delle quali già oggi molto prodotto viene confezionato. finirebbero per rivolgersi a fornitori esteri». In conclusione, la proposta di Zaia di obbligare l'indicazione in etichetta dell'origine del latte a lunga conservazione, per la Federazione delle industrie alimentari rischia di favorire la delocalizzazione. Questo perché «trasformare latte in Italia potrebbe risultare assai meno conveniente che farlo all'estero». Un harakiri che il paese non pu assolutamente permettcrsi. Tanto pi in presenza diuna congiunturapesante che non risparmia il settore del cibo e delle bevande. E che ha il suo peso anche nella definizione del nuovo contratto collettivo di lavoro. Se n'è avuta una prova proprio ieri, quando le parti (Federalimentare da un lato e le rappresentanze sindacali della FaiCisl, Flai Cgil e Uila lJil, dall'altro) hanno rotto le trattative, che duravano da oltre tre mesi, sulla parte economica. Con la dichiarazione dei sindacati dello stato dia gitazione, blocco degli straordinari e 16 ore di sciopero articolato da effettuarsi ad Agosto.

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