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"Amianto sulle navi della Marina maxi-risarcimenti per 2 militari morti "

fonte La Repubblica, P. Berizzi / Sicurezza sul lavoro

09/09/2009 - ROMA - La prima notizia è che il ministero della Difesa - primo e finora unico caso nella storia della Marina militare - ha risarcito con 850 mila euro (per ognuna) le famiglie di due marinai uccisi dal mesotelioma pleurico, il tumore da esposizione all’amianto che negli ultimi dieci anni ha stroncato la vita di oltre 300 militari imbarcati su navi imbottite di asbesto. La seconda notizia è che il risarcimento arriva, a sorpresa, prima ancora che i giudici del tribunale di Padova, dove è in corso un processo che vede coinvolti 14 ammiragli della Marina (indagati per omicidio colposo e inosservanza delle norme di prevenzione e protezione sui luoghi di lavoro), si pronuncino sul rinvio a giudizio richiesto dalla Procura. In pratica: la difesa, in questo caso lo Stato, ha pagato prima della sentenza, ammettendo di fatto che i marinai sono morti per le navi killer. L’amianto era presente in molte imbarcazioni della Marina militare, in particolare in quelle consegnate dalla Marina americana (cannoniere, dragamine) dopo la fine della seconda guerra mondiale e l’ingresso dell’Italia nella Nato. Macchinari, tubature, cabine: tutto era rivestito con il minerale tossico. In forma pura o impastato con altro materiale. Quelle fibre, fino al 2005, e cioè fino al disarmo definitivo, sono state una bomba silenziosa per G. B., 50 anni, ex sottufficiale di Lecce morto a Padova, e per G. C., che era comandante e che quando è morto a Padova di anni ne aveva 61. Alle loro famiglie il ministero della Difesa ha versato 850 mila euro. Nel processo di Padova si erano costituite parte civile, così come i parenti degli altri marinai morti. «Ora lo Stato dovrà risarcire tutte le altre 300 vittime - dice Alessio Anselmi, presidente del Cocer Marina - . Questo indennizzo è un gesto di consapevolezza dei vertici della Marina, i quali sanno benissimo che a causare tutti questi decessi è stato l’amianto che rivestiva le navi. In parlamento sono depositati ben otto disegni di legge bipartisan sul risarcimento per i militari morti per mesotelioma. Chiedo che vengano messi in agenda affinché questi morti siano considerati vittime del dovere». Già, perché le ipotesi a questo punto sono due. Risarcite due vittime, in teoria i familiari di tutti i 300 marinai deceduti, e per i quali la Procura di Padova ha aperto l’inchiesta, potrebbero chiedere alla Marina la stessa somma, 850mila euro. Il ministero della Difesa finirebbe per pagare una cifra considerevole. Che si abbasserebbe (250mila per ogni deceduto) se lo Stato considerasse questi militari "vittime del dovere". Ed è questo il secondo scenario. I riflettori sulla strage dei militari della Marina morti negli ultimi dieci anni per le fibre assassine si accenderanno di nuovo il 17 settembre. Ultima udienza preliminare al tribunale di Padova (gup Paola Cameran, pm Sergio Dini e Emma Ferrara). Poi, con ogni probabilità, i vertici della Marina finiti sotto accusa saranno rinviati a giudizio. E per i risarcimenti si aprirà un nuovo capitolo.

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