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"L’azienda si prepara all’influenza"

fonte Italia Oggi sette, D. Lui / Salute

14/09/2009 - Fino a un terzo dei dipendenti a letto e circa 300 milioni di perdite per il sistema produttivo italiano. Le ultime stime sull’influenza H1N1 (volgarmente nota come suina) stanno allarmando le aziende della Penisola. Dopo un ritardo iniziale nel percepire i rischi, infatti, si stanno mettendo a punto, soprattutto tra le unità più grandi piani di intervento straordinari per colmare i vuoti di organico e minimizzare l’impatto sul business. Il dato sui possibili danni per l’impresa Italia è state ricavato dalla Camera di commercio di Milano, elaborando dati dell’Istat, del ministero della Salute, dell’Istituto superiore di Sanità e del registro delle imprese. La stima ipotizza che gli occupati italiani costretti a letto dall’influenza, tra imprenditori e lavoratori, si assenteranno per una media di tre giorni a testa. Nella classifica delle province la più colpita dovrebbe essere Milano (con un costo previsto di 25 milioni di euro), seguita da Roma (21 milioni), Torino (12 milioni) e Napoli (11 milioni). «Nei primi mesi di diffusione del virus, la maggior parte delle aziende italiane non ha modificato i propri comportamenti, ma si è limitata a seguire l’evoluzione del fenomeno», spiega William Griffini, ceo di Carter & Benson, società di consulenza attiva nel settore dell’executive search, «anche in ragione di un tessuto imprenditoriale presente in sud e centro america, le aree più colpite , costituito da divisioni commerciali e di vendita, più che da sedi produttive. La situazione è cambiata nelle ultime settimane con il diffondersi della pandemia». Tra le principali misure adottate griffini indica «lo stop ai viaggi non necessari, che nella maggior parte dei casi sono stati sostituiti da conference call». Un atto di prudenza che si spiega anche con la particolarità delle nostre normative di lavoro: «L’Italia ha un sistema di protezione dei lavoratori ammalati molto forte», aggiunge Griffini, «per cui laddove c’è il rischio elevato. Molte aziende preferiscono evitare». Le multinazionali si sono mosse per lo più nell’ambito di strategie definite a livello internazionale dalla casa madre, pur con qualche specificità legata al singolo territorio. «La prima misura è stata quella di informare i dipendenti sull’evoluzione dell’influenza attraverso la posta elettronica e la intranet aziendale», spega Patrizia Soro, responsabile risorse umane Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) di Symantec. «Quindi abbiamo istituito un help desk telefonico al quale tutti i dipendenti possono rivolgersi per chiedere chiarimenti o se sospettano di aver contratto l’influenza . Consigliamo particolare prudenza a chi arriva da viaggi nei paesi a rischio». Quanto alle indicazioni, «se qualcuno ha dei sintomi tipici del virus H1N1, consigliamo di restare a casa per quattro giorni e monitorare costantemente la situazione». Segnalazioni che potrebbero essere frenate dal desiderio della privacy da parte dei dipendenti: «Nel nostro caso il rischio non si pone» aggiunge Soro. «Infatti i responsabili dell’Help Desk sono tenuti a rispettare l’obbligo della riservatezza ». Non sono invece di campagne di vaccinazioni: «per il momento non abbiamo previsto interventi di questo tipo, ma la situazione è in continua evoluzione. Nei prossimi giorni mi confronterò con i colleghi degli altri paesi per decidere». Henkel ha messo a punto un piano a livello world wide che prevede una serie di iniziative, dalla organizzazione dei comitati di crisi alle misure preventive, ai continuity plan, a seconda del contesto in cui ci si trova. «In ogni paese è stato creato un team ad hoc composto dal Ceo, da un medico e da rappresentanti delle risorse umane e della comunicazione interna ed esterna, che ha il compito di monitorare la situazione e. prendere le decisioni necessarie», spiega il presidente e amministratore delegato della sede italiana Vincenzo Vitelli. Già da diversi mesi la multinazionale tedesca sta informando i suoi dipendenti sulle norme igieniche (tra le altre, lavarsi le mani prima di mangiare, gettare i fazzoletti monouso, evitare posti affollati e non starnutire in pubblico) per minimizzare il rischio di contagio, attraverso messaggi e-mail e libretti informativi. «L’obiettivo principale», aggiunge Vitelli, «è evitare che un nostro sito possa diventare un focolaio del virus». Henkel Italia ha anche acquistato mascherine protettive «ma le utilizzeremo solo in caso di necessità». Altre misure fin qui prese riguardano il rafforzamento della disinfezione, il cambio frequente dei filtri situati nei condizionatori e un dialogo costante con il personale sanitario dell’azienda. Al di là degli aspetti preventivi, le aziende devono fere i conti con le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui la pandemia lascerà a letto circa un terzo della popolazione, con un picco atteso tra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo. Il rischio, infatti, è che il virus colpisca negli stessi giorni gran parte dei lavoratori di uno stesso ufficio, compromettendo il funzionamento del business. Si rischierebbe, a quel punto, un colpo grave considerato il contesto di per sé già difficile dell’economia.«Abbiamo stilato un piano business continuity, identificando i ruoli cruciali e le persone critiche, da sostituire immediatamente in caso di assenza», spiega Vitelli. «Ci stiamo attrezzando per garantire a un buon numero di persone di lavorare da casa in caso di diffusione ampia». Intanto, a chi i sintomi dell’influenza o parenti malati l’azienda consiglia di mettersi in quarantena per cinque-sette giorni.

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