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"Truffa dei formaggi scaduti A processo 3 manager Galbani"

fonte La Repubblica, P. Berizzi / Sicurezza alimentare

17/09/2009 - Se il provolone e il pecorino erano scaduti non era un problema: si cancellava la data di scadenza e si metteva sopra quella nuova, Stesso trattamento rigenerante per le mozzarelle, la mortadella, la fesa di tacchino, la ricotta. Che finivano nei supermercati alla faccia del celebre spot sull'equazione tra l'azienda e il concetto di fiducia. Funzionava così, dal 2005 al 2008 quando è scoppiato lo scandalo, portato alla luce da Repubblica nello stabilimento della Galbani di Penigia. Adesso, dopo quasi un anno di indagini, la Procura umbra ha individuato le cinque persone che stando all'attività investigativa dei carabinieri del Nas intervenivano sui prodotti per piazzarli anche se non erano più freschi. Sono tre dirigenti e due venditori: ora compariranno davanti al gip. Dipendenti (ormai ex) del deposito perugino di BigLogistica, la società che distribuisce e vende la merce Galbani in Italia. 1 loro nomi figurano nell'atto di chiusura delle indagini firmato dal sostituto procuratore Dario Razzi. Tra gli indagati, ci sono anche i due dipendenti che a ottobre del 2005 fecero scoppiare il caso. Con un esposto alla stessa Procura. Una sorta di autodenuncia nella quale riferivano di essere «stati obbligati, per anni, dai capi del personale Galbani, a vendere merce con la data di scadenza contraffatta. ll dossier conteneva documenti, fotografie e registrazioni audio.  Si faceva riferimento a grossi quantitativi di formaggi e insaccati immessi sul mercato dopo provvidenziali lifting nel deposito perugino del colosso alimentare (Egidio Galbani Spa,che produce i formaggi Bel Paese, Certosa, Santa Lucia e Galbanino, fa parte della francese Lactalis, il gruppo caseario numero uno in Europa, già proprietario di altri marchi italian i tra cui Invernizzi e Locatelli). Ineffetti come dimostrano le indagini l'etichetta posticcia nella piattaforma umbra era diventata un'abitudine, la data di scadenza veniva rimossa con alcol o acetone. E così le mozzarelle, le provole, i salamini, rimanevano in vita. Secondo il magistrato a dare disposizioni per truccare i prodotti erano gli stessi dirigenti. E i piazzisti eseguivano, al fine di conseguirne le provvigioni. Nessun addebito viene mosso, per ora, ai vertici della Galbani. Ma il legale di uno degli indagati, l'avvocato Messia Nunzi, chiede ai giudici una «corretta interpretazione delle responsabilità anche sulla base di alcuni punti poco chiari».Tra i quali potrebbe rientrare il tipo di rapporto e il trattamento che legava i dipendenti all'azienda. Uno, in particolare, denuncia di essere stato costretto a dimettersi. «Faremo un'azione civile» dice l'avvocato FrancescoTanzarella. Quella di Perugia è la seconda indagine, nel giro di un anno, che vede coinvolto il marchio Galbani, La prima, Dalla filiera escono sottiletta, mozzarella, provola, stracchino, gorgonzola, vendute nei discount e nei negozi dl tutta Europa condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalle procure di Cremona e Piacenza, portò alla scoperta di un enorme giro di formaggi scaduti e avariati venduti a aziende riciclone che poi li rimettevano in commercio. In quel caso precise responsabilità finora accertate a carico di alcuni impiegati degli stabilimenti Galbani di Certosa di Giussago e Corteolona (Pavia).

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