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"Infortunio: il concorso di colpa non basta a esonerare l'azienda"

fonte il Sole 24 ore, G.Usai / Sicurezza sul lavoro

21/09/2009 - Gli infortuni patiti da un dipendente sono sempre responsabilità del datore di lavoro. A meno che non si riesca a provare che siano conseguenza di qualche comportamento "abnorme" e "non opinabile", ossia caratterizzato dall'impossibilità di essere previsto in anticipo e quindi prevenuto con la normale prudenza. L'impresa non può neanche giustificarsi con un concorso di colpa del lavoratore, che comunque non la esonera dal dover controllare evigilareche le misure di sicurezza approntate siano sempre realmente funzionanti. La Corte di cassazione, con la sentenza 19494/2009, ha respinto il ricorso di un'azienda, già condannata in appello a rimborsare l'Inail delle prestazioni previdenziali versate agli eredi di un suo dipendente, morto mentre eseguiva le sue ordinarie mansioni. A stretto contatto con le parti meccaniche di un carro agricolo che stava caricando, l'uomo è rimasto strangolato perché la sua sciarpa è rimasta intrappolata nella parte rotante del mezzo. Nessuno dei movimenti effettuati dal lavoratore era stato espressamente vietato e dunque la Corte ha evidenziato che il decesso è stato causato dal mancato rispetto di tutte le norme antinfortunistiche, più che da qualche comportamento particolarmente azzardato del lavoratore. Nella sua difesa in appello l'azienda agricola aveva affermato che indossare una sciarpa fosse già di per sé un'azione che ne escludesse la colpa. Ma i giudici avevano risposto che, perché ci fosse esonero da responsabilità, il comportamento, anche se riguardante delle semplici regole di abbigliamento, doveva essere chiaramente proibito. Il datore di lavoro, secondo i giudici di Piazza Cavour, deve sempre provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno: in caso contrario a nulla varrebbe dimostrare che il dipendente non ha operato con la massima diligenza. La richiesta dell'ente previdenziale, che pure era stata bocciata in primo grado, trova cosÌ accoglimento sia in ambito civile che penale.

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