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"Infortuni, manca formazione seria "

fonte Italia Oggi, V.Lucarelli - Cisal / Sicurezza sul lavoro

29/10/2009 - In Abruzzo, tra L'Aquila Teramo e Pescara, tre incidenti mortali sul lavoro nello stesso giorno. Uno nel comune di Capistrello (Aq), uno a Pianella (Pe) e uno a Castelnuovo Vomano (Te). Il primo, un pensionato di 70 anni, è morto schiacciato dal suo trattore. Il secondo, un agricoltore di 57 anni, mentre lavorava nei campi per la vendemmia, anch'esso schiacciato sotto il trattore. Il terzo, invece, un meccanico di 76 anni, schiacciato da un ponte elevatore impegnato in una riparazione di auto nella propria officina. Ancora, due dei tre incidenti citati sul lavoro (definiti, come sempre, morti bianche) vedono coinvolti in particolare lavoratori già in pensione. Un fenomeno preoccupante e in crescendo sul quale una riflessione si pone doverosa e necessaria. Non più differibile, neanche di fronte alla spettacolarità delle 1.500 croci di legno dell'Anmil, (Associazione nazionale mutilati e invalidi sul lavoro). Croci a testimonianza delle vittime di un anno conficcate in un appezzamento di terreno, a ricordo delle multiformi e disattese norme sulla sicurezza del lavoro, incapaci di mettere un argine al fenomeno specifico. Anche recentemente in Lombardia, un altro pensionato di 73 anni è salito su una impalcatura in un cantiere edile per poi cadere al suolo: il 42° infortunio mortale registrato, dall'inizio dell'anno in regione. Segno evidente e tragico delle conseguenze nefaste di un lavoro a nero, svolto, data l'età, per integrare una magra pensione e per sostenere le necessità di sopravvivenza della propria famiglia. Analogo, se proprio non identico, il discorso che riguarda l'Abruzzo, nel quale, oltre ai due pensionati già ricordati, si aggiunge l'agricoltore di 57 anni anch'esso vittima del trattore sul quale aveva già trascorso numerosi anni nei campi. Quindi esperto dei rischi nell'uso dei mezzi meccanici a sua disposizione. Ora, una domanda sorge spontanea: come è possibile ciò che sta avvenendo in Italia, anche a seguito della crisi in atto, per cui si assiste a una ricorrente fenomenologia di incidenti sul lavoro, che pure dovrebbero essere in buona parte scongiurati, alla luce di una molteplicità di norme giuridiche e tecniche di sicuro effetto pratico ed economicamente sopportabili? Eppure, di fronte al ripetersi quasi quotidiano di infortuni sul lavoro non si riesce più a dare una risposta credibile in grado di ricreare una fondata speranza di miglioramento operativo sul piano della sicurezza a un settore sul quale molto si è innovato dal punto di vista tecnologico, nonché dei mezzi personali di protezione e persino dell'organizzazione produttiva dentro e fuori le aziende. Va da sé, per esclusione, chiedersi dove sono le colpe! Evidentemente la risposta si trova purtroppo sulle modalità di impiego di manodopera reclutata senza criterio e senza un minimo di moralità. Nonché di comprensione circa la maturità e la professionalità degli addetti, ai quali viene meno quella attenzione legata a una formazione seria e affidabile nel tempo.

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