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"Olio col passaporto"

fonte Italia Oggi, O.Bussiniello e L.Chiariello / Agroalimentare

31/10/2009 - Dopo un fermo politico di oltre tre mesi, arriva il via ibera della Conferenza stato-regioni al decreto ministeriale sulla designazione obbligatoria d'origine dell'olio d'oliva. La novità è di giovedì scorso, e porta con sé alcune piccole importanti novità sulla semplificazione amministrativa e sul confeziona- mento. Quello che non è passato né a luglio né ora è l'indicazione obbligatoria in etichetta delle miscele; cioè la specificazione che l'origine dell'olio in commercio sia frutto di una miscela oli comunitari», ovvero «oli comunitari ed comunitari» o, ancora, di »proyenienza solo extra comunitaria;. La questione non ha, ovviamente, rilevanza sulla salute del consumatore, né sulla qualità in senso stretto del prodotto, ma ricade sulla trasparenza dell'informazione. E, per le aziende italiane che coltivano olive, probabihnente influisce sui margini di remuneratività. «L'obiettivo primario è la massima trasparenza per il consumatore dell' origine del prodotto«, spiega Benedetto Orlandi, presidente della commissione olio del Copa Cogeca. «Così come è formulato il decreto, non traspare l'obbligo per chi imbottiglia di indicare se le olive utilizzate siano italiane, comunitarie o provenienti da paesi terzi», spiega. Orlandi; «il provvedimento, autorizza, infatti, l'indicazione del termine miscele o di aggettivi e definizioni analoghi. Vedremo nei primi mesi di applicazione del decreto cosa ne sortirà e capire così se, quanto e come il consumatore sarà correttamente informato». Come anticipato, lo snellimento della burocrazia fa la parte del leone, non solo nel provvedimento ministeriale, ma anche nella pratica operativa disciplinata dall'Agea in accordo con l'Ispettorate centrale qualità. Per chi decide di condizionare e imbottigliare olio dopo l'entrata in vigore del decreto, non servirà pi richiedere il codice alfa numerico alla regione; basterà inoltrare comunicazione telematica al registro unico istituito presso il Sian e riportare poi il codice così attribuito su bottiglie e imballaggi. Una abbreviazione della procedura, ma anche una bella sfrondata alle interpretazioni fisiologicamente varie e diverse degli enti territoriali. Altra novità, anche se più formale che sostanziale, è la modifica dell'allegato al decreto relativo alla gestione del registro di magazzino. Due parole merita poi il sistema di gestione della registrazione telematica nell'elenco del Sian (Sistema informativo agricolo nazionale). Per quanto riguarda i controlli propedeutici al rispetto delle norme sull'etichettatura, questa sarà appannaggio di un registro telematico (anche questo nell'ambito del Sian) su cui annotare tutte le produzioni, lavorazioni e movimentazioni degli oli. La competenza a gestire la rete dei controlli sul territorio è dell'Icq. La prima fase sarà attribuire un codice unico a chi ne ha due (frantoi che imbottigliano) e uno a chi non ne ha, per accedere al registro istituito in ambito Sian (imprese che iniziano l'imbottigliamento). La seconda fase è la verifica delle informazioni inviate al Sian, che questo fa in automatico rispetto ai dati in suo possesso. Se i conti non tornano, l'Icq deciderà se attivare i controffi incrociati per il tramite di Agea (telerilevamento).

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