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"HINI, prima mutazione in Europa "

fonte Il sole 24 ore, M.Perrone / Salute

21/11/2009 - Per la prima volta il virus A/HINl è mutato in Europa: l'Organizzazione mondiale della sanità ha reso noto ieri che la mutazione è stata osservata in tre pazienti norvegesi su 70 analizzati. Due sono morti, uno è grave. Ma c'è una duplice buona notizia: questa forma, precisa l'Oms, risponde sia ai vaccini disponibili sia agli antivirali. La stessa mutazione è stata rilevata in Brasile, Cina, Giappone, Messico, Ucraina e Usa. Mai in Italia, assicura il ministero della Salute. Sempre ieri dal Regno Unito è suonato un altro campanello d'allarme: in un ospedale se si è verificato il primo contagio da uomo a uomo accertato al mondo dì una variante del virus resistente al Tamiflu, l'antivirale più usato. Variante che però non sembra essere più grave del virus che circola da aprile. In tre hanno contratto la nuova influenza resistente da altri due pazienti mentre erano ricoverati per altro: due sono guariti, due no e uno è grave. E quattro casi di persone infette da virus resistente sono sotto osservazione negli Usa, in North Carolina. La mutazione e la resistenza non vanno accomunati. È la prima che porta il rischio di rendere il virus più aggressivo e di minare l'efficacia del vaccino, a preoccupare di più. La forma mutata è stata trovata soprattutto in casi letali, ma in moltissimi pazienti deceduti non ce n'era traccia. La significatività di questi risultati non è chiara», ammette l'Oms. Aggiungendo però che le mutazioni appaiono «sporadiche», che non sono stati trovati legami tra le persone colpite e che la mutazione non sembra diffondersi. Il panico è fuori luogo. però, perché «nessuna evidenza» suggerisce che le mutazioni causino un aumento delle infezioni o un numero elevato di casi gravi. «I ceppi mutati - spiega Gianni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità - avrebbero un 'affinità maggiore per i polmoni e minore per i recettori posti nella gola. Possono quindi associarsi a polmoniti, ma sono meno contagiosi. Per questo sono rimasti pressoché isolati». «La mutazione non è sinonimo di maggiore virulenza », chiarisce il farmacologo Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano secondo cui «per ora non c'è ragione di essere allarmati». Neanche per il contagio della variante resistente. Che, per Garattini, «è il frutto dell'abuso di antivirali che si è fatto Regno Unito». il farmacologo è tutto sommato ottimista: «I dati sembrano mostrare una generale diminuzione della diffusione del virus, dunque una minore probabilità che le forme mutate e le varianti resistenti si moltiplichino». In Italia, la crescita delle infezioni rallenta: sono state 752mila nell'ultima settimana, per un totale di 2,3 milioni di malati dal 19 ottobre, quando è partita la sorveglianza della rete Influnet. Anche negli Usa, che stimano da aprile 22 milioni di malati e 3.900 morti, il picco pare raggiunto. La stessa Oms segnala che l'attività del virus sta calando in molte aree, compresi vari paesi europei (Belgio, Regno Unito, Islanda e Irlanda), mentre resta vivace in Europa orientale e Asia. il bollettino dei decessi però non si ferma. In Italia il ministero ne segnala 68, la cronaca oltre 70. Si conta anche una bambina di 15 mesi, morta due giorni fa all'ospedale di Catanzaro e poi risultata positiva. Non a caso si susseguono gli appelli a vaccinarsi. Le dosi consegnate alle Regioni sono quasi 4 milioni, i vaccinati poco più di 167mila. L'Emea, l'Ente europeo del farmaco, ha riaffermato l'efficacia e la sicurezza dei tre vaccini autorizzati in Europa (Focetria, Pandemrix e Celvapan). Ma gli scettici non mancano. In Italia salgono le reazioni avverse post-vaccino segnalate all' Aifa: 374 persone hanno accusato effetti collaterali - 22 gravi - e si sono verificati due decessi a breve distanza dalla puntura. Per uno il nesso· è stato escluso, per l'altro sono ancora in corso gli approfondimenti. In Francia si indaga su un' operatrice sanitaria che dopo aver ricevuto una dose di vaccino adiuvato (il Pandemrix di Gsk) ha perso il feto alla 38esima settimana: proprio ieri in Francia è cominciata la vaccinazione di donne incinte e bambini da 6 a 23 mesi con prodotti non adiuvati, perché l'Agenzia francese per la sicurezza dei medicinali non ha ritenuto l'adiuvante abbastanza testata per queste categorie. Lo difende invece a spada tratta Rino Rappuoli, responsabile della ricerca Novartis sui vaccini, che ha guidato lo sviluppo di Focetlia, il siero adiuvato con squalene acquisito dall'Italia. Rappuoli non è preoccupato dalla mutazione segnalata in Norvegia: «È normale. E le mutazioni aumenteranno con l'aumento della popolazione immune». A suo avviso, però, l'adiuvante è una carta in più: «Riesce a coprire le mutazioni nel tempo».

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