03/12/2009 - Torna a farsi sentire, con intermittenza, l'informazione e la sicurezza nei luoghi di lavoro e in quelli di vita. In particolare, si riscopre l'attualità del messaggio di Bernardino Ramazzini, fondatore della medicina del lavoro, che ha riassunto il suo pensiero nella lapidaria esprressine latina: "longe praestantius praeserverare quam curare" (meglio prevenire che curare). Che ha segnato il solco di un secolo di studi e ricerche scientifiche, nonchè di applicazoini ai casi concreti. Cioè a una attività complessa, che il Testo Unico in di sicurezza, poco o nulla ha inciso nelle aziende, stando alla esplicita ammissione di quest' ultime. Peraltro, convinte che il 60% delle stesse siano abbastanza distanti da una prevenzione responsabile capace di ridurre infortuni e tecnopatie. La percentuale è confermata dall'indagine di HR Community, che ha esaminato un campione di 300 imprese, sparse sul territorio nazionale ed internazionale. Indagine, che sarà presentata a Roma domani nel corso di una tavola rotonda. Interessante per i cultori, gli operatori e responsabili della prevenzione la collocazione di questa disciplina nella responsabilità sociale dell'impresa, come ha sottolineato Giordano Fatali di HR Community Academy in una intervista rilasciata al magazine Economy. Altro aspetto toccato è quello del "monitoraggio del sistema interno della sicurezza nei luoghi di lavoro", per cui la formazione diventa essenziale, perchè "la conoscenza e la consapevolezza dei rischi da parte dei lavoratori" è il problema centrale da risolvere e incanalare su un percorso di continuità e di intrinseca competenza professionale.    

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