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"Ancora troppi incidenti sul lavoro"

fonte Italia Oggi, Fulvio Fornaro / Sicurezza sul lavoro

15/01/2010 - Con il nuovo anno un augurio di serenità, a tutti i lettori di prevenzione e sicurezza, particolarmente, ai destinatari di questa notizia; Un nuovo anno, del quale è auspicabile poter dimenticare i morti e gli invalidi per infortuni sul lavoro, che da stime e fonti non ufficiali, sono all’incirca 1070. A tale proposito, sono necessarie alcune precisazioni, soprattutto per quanto riguarda sia il totale di quelli registrati, sia quelli mortali, perché in questi sono compresi anche i lavoratori vittima della strada. Cioè in itinere per andare nei luoghi di lavoro e per tornare alle rispettive residenze. Si tratta di una. vecchia storia, che ha sempre determinato qualche confusione interpretativa. Tuttavia, è utile analizzare il fenomeno nella sua interezza, poiché la dimensione le tipologie di accadimento sono differenti da caso a caso. Ciò che invece li distingue, in modo in equivoco, è il fatto che tali infortuni vanno sottratti al numero totale di quelli accaduti effettivamente nei luoghi di lavoro e in occasione e orari di lavoro. Per cui, dai ‘dati di riferimento dell’anno preso in. esame, per esempio, salta fuori che a morire sono gli agricoltori che hanno registrato, in assoluto, un aumento di morti pari al 3,4%, anche con il coinvolgimento-di soggetti in tarda età. Nella fattispecie, l’incidente più frequente è dovuto al “classico” ribaltamento del trattore, sempre più spesso obsoleto e non in perfette condizioni di agibilità e affidabilità operativa. Nel merito, è necessaria una riflessione specifica sull’articolo 21 del dlgs 81108, che riveste particolare interesse per il complesso e multiforme mondo dell’agricoltura, meritevole da parte della SAIL di una opportuna illustrazione dal valore intrinseco sul piano della consulenza antinfortunistica. Un discorso a parte merita il settore dell’edilizia. In modo specifico, nelle regioni meridionali per la prevalenza di impiego di manodopera «grezza» di origine extracomunitaria. Settore nel quale si continua a morire e che, con ogni probabilità, farà registrare un aumento del 22% di infortunati rispetto al 2008. Di cui il 14,7% del totale sarebbero attribuiti, purtroppo, ai lavoratori stranieri. Peraltro pagati a nero e senza alcuna informazione e formazione alla sicurezza, con buona pace di coloro che disquisiscono a chiacchiera, senza affrontare una discussione obiettivamente serena. Per Quanto riguarda invece l’industria, la crisi economica ha inciso sul numero degli infortuni. Infatti, i lavoratori impiegati nel settore sono diminuiti, fino a non superare nel 2009 il 10% del totale, contro il ‘18,7 del 2008. In ogni caso, è utile consultare il blog di Carlo Soricelli, il quale, anche nel 2009, registra 31 morti. Con ciò uguagliando il dato percentuale dello stesso 2008. Mentre la regione che esprime il primato delle vittime sul lavoro, a confronto con il numero degli abitanti, è il Trentino-Alto Adige,in conseguenza di infortuni avvenuti in agricoltura. Nel sud la regione Puglia ha registrato un calo di infortuni pari al 47%; il Lazio è date in aumento del 14% (poiché Roma e provincia denunciano una crescita, da sole, del 22%). Per parte sua, là Lombardia offre una riduzione confortante del 6%. Mentre là Basilicata scende addirittura al 37%, sia pure considerando ufficiosi i dati qui riportati. Comunque attendibili. Nel panorama, non esaustivo, di questa rassegna merita sottolineare che tanti lavoratori, maggiormente esposti a rischio sono, quelli costretti a lunghi percorsi stradali e autostradali., nonché a turni massacranti. Aspetti questi meritevoli di una disamina attenta e analitica. Infine, appare interessante l’indirizzo assunto dalla scuola italiana, più volte auspicato, per introdurre nei programmi formativi la cultura della prevenzione. Sempre nella considerazione che quest’ultima debba coinvolgere il percorso di crescita dei giovani, quali cittadini e lavoratori in fieri.

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