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"Patto governatori-elettori per attuare il piano casa "

fonte Il Sole 24 ore, Celestina Dominelli / Edilizia

24/01/2010 - Non dovrà essere una semplice sommatoria di Fi e An, ma una comunità coesa in cui la preposizione "ex" sia definitivamente accantonata. La due giorni di Arezzo, cominciata ieri e voluta dal capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, e dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, tratteggia un messaggio chiaro sull`identità e il futuro del Popolo della libertà. E lo fa già a partire dallo slogan scelto per la convention. «Generazione Pdl, protagonisti sempre». L`ex ministro delle Comunicazioni delinea la sua road map e ricorda che, già nel 2001, «proponemmo un apparato unitario che poi sarebbe diventato il Pdl». Ora quell`approdo è divenuto realtà, ma deve essere ancorapuntellato. «Stiamo costruendo il partito degli italiani - gli fa eco La Russa - che vuole superare il fatto contingente e proporsi per le prossime generazioni come punto di riferimento dei valori, delle storie e delle prospettive di futuro che ci appartengono». Ai giovani guarda anche il premier Silvio Berlusconi che ad Arezzo non è venuto, ma non vuole far mancare il suo sostegno. «Noi puntiamo tantissimo su di loro - scrive il Cavaliere - e vogliamo farne i protagonisti di una nuova stagione politica». Il presidente del Consiglio si concentra quindi sulle scadenze imminenti e invita la base riunita ad Arezzo a mobilitarsi per arrivare «a un milione di iscritti» nella campagna di tesseramento appena avviata e auspica che da questo appuntamento arrivi «un`ulteriore spinta per nuovi successi». Poi è il ministro dell`Economia, Giulio Tremonti, ad anticipare le mosse del premier in vista delle regionali. «Berlusconi - dice - sta pensando a un`iniziativa forte nell`interesse dei cittadini»: un patto, secondo i ben informati, che impegni i candidati presidenti, in caso di vittoria, a realizzare gli obiettivi di governo, compreso quel piano casa che consente di aumentare la cubatura degli immobili finora lettera morta. Con il voto di marzo il centro-destra, dice il premier, porrà «rimedio, ancora una volta, ai troppi guasti creati dal malgoverno locale dalla sinistra». Pronta la replica del segretario del Pd Pierluigi Bersani: «Facciamo un bel dibattito televisivo, con riassunto di questi ultimi 15 anni». Il messaggio del Cavaliere viene letto subito dopo quello del presidente della Camera, anche lui assente, ma gli accenti sono diversi. Perché Fini ribadisce ancora una volta la necessità di un Pdl «come grande partito plurale, capace di discussioni innovative, di sintesi evolutive e di un costruttivo confronto tra posizioni e sensibilità». Una forza che non sia schiacciata sul premier, ma aperta al confronto, alle idee di tutti. E qui interviene il ministro Andrea Ronchi, che difende con forza e a più riprese il cofondatore del Pdl spesso in disaccordo con il Cavaliere negli ultimi mesi. Anche il vicecapogruppo vicario alla Camera, il finiano Italo Bocchino, ha la sua ricetta. «Abbiamo costruito il Pdl spiega - ora dobbiamo formare i pidiellini». E, per farlo, bisogna innanzitutto favorire «un rapporto armonioso di totale convergenza tra Berlusconi e Fini». In secondo luogo è necessario costruire «una grande comunità» del Pdl facendo sì «che ciò che unisce sia sempre di più di ciò che divide». E, infine, mette in guardia sui pericoli del dopo Berlusconi: l`incidente è sempre dietro l`angolo. «Non sappiamo - dice - se escludendo il premier si possa garantire la stessa stabilità al bipolarismo e al Pdl. Anzi, corriamo il rischio in futuro di veder messo in discussione il progetto del partito. Per questo dobbiamo rendere irreversibile questo progetto evitando la disgregazione». Il dopo Berlusconi è un capitolo cruciale su cui anche Tremonti, punzecchiato da Bianca Berlinguer, direttore del Tg3, che modera la tavola rotonda della mattinata, dice la sua. «Nel Pdl stanno emergendo elementi di discussione profonda e questo vuol dire che sta aumentano il tasso di democrazia, ma ho come l`impressione che resti la monarchia». Lo sguardo torna poi alle questioni contingenti. A cominciare dall`alleanza con l`Udc e qui i big del partito ribadiscono il diktat dei giorni scorsi: sì ad accordi locali con i centristi laddove, riflette il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, «ci sia convergenza sui nostri candidati e sui nostri programmi». Ma il giudizio su Casini e sulla politica dei due forni resta tranchant. «Quell`approccio - attacca il collega dello Sviluppo economico, Claudio Scajola - serve solo a cacciare delle poltrone». Ma tant`è. Le alleanze locali nel Lazio e in Calabria sono al sicuro. Mentre in Puglia si attende l`esito delle primarie, ma bocche cucite sul candidato. Infine l`ultimo tassello, non secondario: il rapporto con la Lega. Che va improntato, dice La Russa, «a un`alleanza leale ma competitiva». Ricordando che su temi come l`immigrazione e la sicurezza «che hanno fatto le ultime fortune elettorali del Carroccio, i nostri progetti hanno la stessa serietà». E se la Lega superasse il Pdl in alcune regioni del Nord? «Non cambierebbe nulla - rassicura Fitto - per noi sarebbe piuttosto uno stimolo». Ma in sala, c`è da scommettere, forse più d`uno ha già fatto gli scongiuri.

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