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"I comuni frenano il piano casa"

fonte Il Sole 24 ore, Valeria Uva / Edilizia

26/01/2010 - Il rilancio del piano casa passa per la semplificazione in materia edilizia. Dopo il patto chiesto sabato scorso ai futuri governatori per attuare davvero le leggi regionali con gli ampliamenti del 20%, ora Berlusconi vuole completare la strategia del Governo ritornando al decreto legge che avrebbe dovuto spianare la strada agli interventi, sburocratizzando le richieste dei proprietari. Una traccia c'è già nel disegno di legge Brunetta-Calderoli sulla semplificazione: lì infatti è contenuta la ricetta originaria di Berlusconi ovvero la possibilità di realizzare buona parte dei lavori, compresa la manutenzione straordinaria, con una semplice autocertificazione senza neanche la Dia, la denuncia di inizio attività firmata dal progettista. Il confronto con le regioni potrebbe ripartire da quella proposta ferma in parlamento. Gli altri ostacoli del Dl sono stati in parte superati: accantonate le richieste di incentivi fiscali per i lavori antisismici, sorpassato il nodo dei poteri delle sovrintendenze, dal 1° gennaio tornate decisive per i lavori in aree vincolate. Il vero freno al decollo del piano casa si stanno rivelando, però, i comuni più che le regioni. A loro la maggior parte delle regioni ha lasciato un margine di autonomia per calibrare l'impatto del piano casa. In molti ne hanno approfittato per frenare, limitare, circoscrivere, senza distinzione politica. Una gelosa difesa del proprio territorio che sarà difficile anche per i nuovi governatori fare arretrare, subito dopo le elezioni. Solo in Lombardia sono 470 (il 55%) i comuni che hanno comunicato alla regione di aver escluso delle aree su un totale di 852 delibere trasmesse al Pirellone. Tra questi, Milano che ha bloccato gli ampliamenti in 12 zone oltre al centro storico e ha imposto l'obbligo di trovare parcheggi a chi vuole demolire e ricostruire. Stessi ostacoli proprio nella regione che ha fatto da incubatrice al piano casa: il Veneto. Portava la firma di Giancarlo Galan infatti il testo che Berlusconi ha voluto rilanciare a livello nazionale ed è diventato la base dell'intesa. Ebbene in questo laboratorio «fa resistenza» Treviso, che ha diminuito il premio di cubatura per la demolizione e ricostruzione: non il 40% della proposta Galan ma solo il 30. E Padova che ferma gli slanci in altezza: massimo 2,5 metri sopra la linea del vicino. Per non parlare del «gioiello-Cortina» che, in nome della tutela del proprio territorio dalle speculazioni immobiliari, ha deciso di vietare del tutto ogni ampliamento. Nella liberale Sardegna, che ha regalato spazi anche agli hotel sulla costa, il governatore Cappellacci è dovuto intervenire di nuovo per stimolare i Comuni che rifiutavano le domande e ha varato un Ddl in cui permette di monetizzare i parcheggi richiesti. C'è poi chi non vieta ma alza l'asticella e alla fine rende irraggiungibili i bonus. Ha fatto scuola la Toscana che, ad esempio, per la demolizione e ricostruzione ha imposto un risparmio energetico del 40% inferiore a limiti di legge che, a detta dei costruttori, rende praticamente troppo costosa ogni soluzione. Sul risparmio energetico si distingue anche Forlì che non si accontenta di centrare i valori della legge, ma pretende materiali solo naturali e persino a filiera corta. Come dire: anche il piano casa deve essere a km zero. Poche, invece, le responsabilità delle regioni che pure Berlusconi ha nuovamente stigmatizzato (soprattutto quelle di centro-sinistra) per non aver attuato fino in fondo l'intesa con lo Stato. In realtà, su questo fronte, il mosaico è praticamente completo. Tranne la provincia di Trento che ha fatto sapere di non voler applicare la legge, all'appello mancano solo la Sicilia (che comunque ha approvato un testo in commissione regionale) e la Calabria che paga il ritardo con il commissariamento. Comunque entro il 2 febbraio anche Loiero si dovrebbe mettere in regola. Tutte le altre hanno scelto e in 16 regioni si può già presentare la domanda di ampliamento. Certo il panorama è frastagliato e non solo per le decisioni più o meno restrittive sulle deroghe ai piani regolatori: si va dalla Toscana che è partita per prima (addirittura a maggio) fino alla Campania che si metterà in movimento il 1° marzo. Un primo obiettivo, il rilancio immediato dell'economia attraverso il volano dell'edilizia, è già sfumato.

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