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"Come ottenere la Dia per i lavori"

fonte Corriere della Sera / Edilizia

08/02/2010 - Un cittadino non può direttamente la Dia, la denuncia di inizio attività che serve a poter ristrutturare il proprio l'appartamento. Ma deve affidarsi necessariamente, secondo la legge, a un architetto, un geometra, un ingegnere o a un perito agrario iscritto all'ordine. La Dia, procedimento burocratico tutto italiano, è uno strumento che serve alla pubblica amministrazione per compiere il ruolo di vigilianza sull'attività edilizia. All'estero, infatti, il propietario del suolo non ha bisogno di nessuna autorizzazione, ma deve limitarsi a rispettare la legge e i piani vigenti. In Italia, dove si è più inclini per tradizione a violare la legge, la normativa è più rigida. Ma non per questo non si verificano casi di abusivismo. Qualche anno fa è addirittura crollato il palazzo dell'Ordine degli architetti di Salerno per l'abbattimento di un pilastro portante. La Dia italiana, che secondo una corrente di pensiero va quasi a limitare il diritto della proprietà privata, è diversa da città a città. Anzi, a volte la documentazione da presentare è diversa nello stesso Comune se si deve ristruttare un appartamento che si trova in periferia o nel centro storico. La denuncia di inizio attività è obbligatoria per opere di manutenzione straordinaria, restauro conservativo e ristruturazione edilizia e per le varianti al permesso di costuire che non comportano nessuna variazione di sagoma superficie e volume dell'edificio. E' il meccanismo del silenzio-assenso a regolare la Dia. Una volta comunicata al Comune, i lavori possono iniziare dopo 30 giorni dalla presentazione. Entro quella scadenza la pubblica amministrazione può chiedere integrazioni o vietare l'inizio dei lavori per mancanza di documenti e difformità rispetto alle norme e agli strumenti urbanistici. La ristrutturazione non può partire prima dei 30 giorni e non oltre. Ma spesso in Italia è cattiva abitudine non rispettare questi termini a causa della diffocoltà dei Comuni a controllare effettivamente lo stato dei lavori. Si entra in un illecito, perseguibile per legge, se si eseguono operazioni edilizie che necessitano di un'autorizzazione diversa dalla Dia; se si realizzano opere difformi rispetto a quanto presentato nella denuncia; e se si eseguono opere senza richiedere la Dia, quando questa è invece obbligatoria. L'iter burocratico inizia con la presentazione all'ufficio tecnico del Comune della Dia a firma di un tecnico abilitato. Questa deve contenere un progetto grafico che rappresenta lo stato di fatto e la situazione futura, una relazione tecnica che descrive nel dettaglio le opere da compiersi e i riferimenti normativi, e la cetificazione che il progettista si assuma la responsabiltà sulla conformità degli interventi. Nella relazione, infatti, l'ingegnere o l'architetto deve dichiarare che i lavori rispettino appieno le norme tecniche del Piano regolatore generale, del regolamento edilizio, le sue leggi sulla sicurezza impiantistica e antincendi, del regolamento d'igiene e la normativa per il supermento delle barriere architettoniche. Nel caso di irregolarità le responsabilità penali ricadano direttamente sul tecnico firmatario del certificato di collaudo finale.

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