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"Ritorna il nuclerare. Le Regioni contrarie "

fonte La Gazzetta del Mezzogiorno, Alessandra Flavetta / Ambiente

11/02/2010 - ROMA. Il governo intende avviare dal 2013 i cantieri per costruire le centrali a combustibile nucleare e dal 2020 la produzione di energia nucleare, in Italia. Lo annuncia, in una nota, il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola, al termine del Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al decreto legislativo in materia di «localizzazione ed esercizio degli impianti di produzione elettrica nucleare», previsto dalla legge delega 23 luglio 2009 n. 99. Quest’ultimo è il provvedimento contro il quale 11 regioni, tra le quali Puglia e Basilicata, sono in attesa del giudizio pendente davanti alla Corte Costituzionale (che si esprimerà a giugno), per eccesso di delega e per la mancata previsione di legge, nel rilascio dell’autorizzazione unica per costruire le centrali nucleari, dell’intesa con la Regione territorialmente competente. In base a quanto reso noto dai rappresentanti del governo, sembra non ci sia alcuna sostanziale novità nel decreto legislativo di ieri, rispetto allo schema di decreto legislativo approvato lo scorso 22 dicembre. Il ministro Scajola spiega che «con la prossima nascita dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e la predisposizione della strategia nucleare, gli operatori potranno proporre i siti per la realizzazione degli impianti e presentare i progetti per le relative autorizzazioni». Essendo le centrali considerate attività di preminente interesse statale, sono soggette all’ autorizzazione unica, che «prevede il coinvolgimento delle Regioni interessate», assicura il ministero dello Sviluppo, anche se la legge delega parla solo della necessaria intesa in Conferenza unificata. Resta confermata «la più ampia partecipazione delle Regioni, degli enti locali e delle popolazioni, anche attraverso consultazioni, su procedure autorizzative, misure di protezione sanitaria e di salvaguardia dell'ambiente». Riferendosi, molto probabilmente, all'istituzione dei «Comitati di confronto e trasparenza» in ogni Comune sede di una centrale. I benefici economici per le popolazioni, le imprese e gli enti locali dei territori interessati consistono nella riduzione della spesa energetica per gli utenti e delle tasse: Tarsu, addizionale Irpef, Irpeg ed Ici. Le compensazioni sono a carico dei titolari degli impianti, così come i costi relativi allo smantellamento dei siti, a termine esercizio, affidato a Sogin. Il decreto prevede anche la creazione del deposito nazionale per le scorie nucleari, in un parco tecnologico con centro di ricerca. Il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo esprime «soddisfazione per la decisione di confermare la previsione di sottoporre gli impianti ad Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e a Valutazione di impatto ambientale (Via)». Ed è polemica sull’opportunità di rendere nota l’ubicazione delle centrali nucleari prima delle elezioni regionali, quasi tutti i candidati governatori del centrodestra plaudono al nucleare, ma escludono la localizzazione dei siti nelle Regioni in cui si vota. La Conferenza delle Regioni aveva già espresso parere negativo, a maggioranza, sullo schema di decreto approvato lo scorso 22 dicembre, ritenendo «pregiudiziale, per qualsiasi ulteriore sviluppo del programma nucleare, risolvere i problemi costituzionali sulla certificazione dei siti e l’autorizzazione unica». Secondo la Conferenza, la disciplina per la localizzazione degli impianti prevede l’intesa con la Regione interessata «solo a conclusione del processo di certificazione del sito proposto da un operatore di mercato e operato dall’Agenzia sicurezza nucleare». Se la Regione non vuole la centrale, «si supera l’eventuale diniego mediante il ricorso ad un decreto del presidente della Repubblica e all’intesa con la Conferenza unificata sull’elenco totale dei siti». Se non c’è accordo, ultima parola al Consiglio dei ministri.

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