05/10/2010 - Quella degli infortuni e delle malattie contratte sul lavoro non è una questione che riguarda solamente operai, muratori e lavoratori agricoli. Il problema della sicurezza e della salute degli addetti in azienda, infatti, riguarda anche i colletti bianchi. Potrà anche sembrare strano, soprattutto se si pensa che chi trascorre la propria giornata seduto alla scrivania ha probabilità infinitamente più basse di farsi male rispetto chi lavora su un'impalcatura. Eppure, la formazione di impiegati e dirigenti è fondamentale per prevenire gli infortuni. Questo, almeno, è quanto emerge dai risultati del progetto per la promozione della sicurezza sul lavoro lanciato da Confindustria Lombardia in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil e ribattezzato "Insieme". Dei 2.800 lavoratori lombardi coinvolti nell'iniziativa, che grazie ai 400 mila euro stanziati da Fon -doimpresa ha proposto negli ultimi dodici mesi campagne di formazione in 542 aziende di tutta la regione, solo la metà (51%) erano operai. L'altra metà, invece, era costituita da impiegati (37%), quadri (8%), dirigenti (2%) e apprendisti(2 %). Un dato che a prima vista potrebbe stupire. «Quando parliamo di infortuni sul lavoro con esisto grave - ammette infatti Luciano Silvestri, vicepresidente Fondimpresa - siamo abituati a pensare agli addetti di determinati settori, come ad esempio quello edile. Tuttavia è vero che si possono contrarre malattie professionali anche in luoghi di lavoro che apparentemente sono sicuri». Da un lato, infatti, i colletti bianchi condividono almeno in parte i rischi per la salute corsi dagli operai, soprattutto nelle imprese in cui le unità produttive sono vicine o confinanti con gli uffici. Dall'altro, «anche l'attività che loro stessi svolgono può essere dannosa - sottolinea Silvestri - Si pensi ad esempio all'uso prolungato del computer, pericoloso per la vista e per la postura».

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