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"Il rumore sul lavoro danneggia il cuore"

fonte Corriere della Sera / Salute

27/10/2010 - Se al lavoro siete costretti ad alzare la voce, non per affermare le vostre idee ma per superare il muro di decibel che vi separa dal collega vicino, allora fareste meglio a non trascurare la salute del vostro cuore. Passare la giornata lavorativa perennemente immersi nel frastuono, infatti, non danneggia solo i timpani, ma aumenta anche il rischio di gravi malattie cardiovascolari come l'infarto. A confermare con numeri importanti quello che si sospettava da tempo è uno studio condotto su oltre seimila lavoratori e pubblicato su Occupational and Environmental Medicine, una rivista specializzata del British Medical Journal. LO STUDIO - I ricercatori canadesi della University of British Columbia hanno messo sotto la lente oltre seimila lavoratori statunitensi che tra il 1999 e il 2004 hanno partecipato alla "National Health and Nutrition Examination Survey", un'indagine condotta periodicamente per valutare lo stato di salute dei cittadini a stelle e strisce attraverso visite mediche, test di laboratorio e questionari sullo stile di vita. Dai dati raccolti è emerso che un lavoratore su cinque, al momento dell'intervista, stava lavorando in un ambiente molto rumoroso da almeno nove mesi consecutivi: si trattava in genere di uomini (83%) con un'età media di 40 anni e una tendenza a fumare e ingrassare di più rispetto ai colleghi impiegati in ambienti più silenziosi. Proprio esaminando il loro stato di salute, i ricercatori hanno osservato che l'esposizione cronica al rumore sul posto di lavoro è associata a un aumento fino a tre volte del rischio di angina pectoris e fino a due volte del rischio di un aumento episodico della pressione minima. «Questa relazione - dicono gli esperti canadesi - è risultata particolarmente evidente negli uomini fumatori sotto i 50 anni». COME LO STRESS - Con questo studio, insomma, si dimostra che anche il cuore ha "orecchie" per sentire quello che accade intorno a noi, sia che ci troviamo in una silenziosa vallata alpina o in una rumorosa officina metalmeccanica. «A differenza di quel che si pensa, il cuore è strettamente legato al cervello e quindi anche agli organi di senso - spiega Fabio Magrini, direttore dell'unità operativa di medicina cardiovascolare del Policlinico di Milano - e per questo è molto sensibile ai segnali che vengono dall'esterno». Il rumore, soprattutto se forte o continuo, può essere percepito come un segnale di stress: «Per questo - aggiunge Magrini - si attiva il sistema nervoso centrale e si ha la liberazione dell'adrenalina, che causa un restringimento del diametro delle arterie, un'accelerazione del battito cardiaco, un aumento della pressione del sangue e del consumo di ossigeno da parte del cuore». Se a breve termine questi cambiamenti possono aiutarci a rispondere allo stimolo ambientale da cui ci sentiamo minacciati, col tempo possono rivelarsi molto dannosi. «È come se costringessimo il motore di un'auto a lavorare a un numero di giri troppo elevato - precisa il cardiologo -. Con l'andare del tempo cresce inevitabilmente la probabilità di un guasto». Il rumore, quindi, deve essere considerato a tutti gli effetti un fattore di rischio cardiovascolare. «A quei lavoratori che non possono proprio evitarlo - conclude il cardiologo milanese - bisogna raccomandare di cercare di tenere sotto controllo almeno gli altri fattori di rischio, evitando il fumo, facendo sport e controllando periodicamente glicemia e colesterolo». SICUREZZA - Lo studio canadese ha anche un altro importante risvolto che riguarda la sicurezza sul lavoro. «L'attuale normativa che regola l'esposizione al rumore - commenta Giovanni De Vito, ricercatore in medicina del lavoro all'Università di Milano-Bicocca - prevede periodiche visite mediche ed esami audiometrici per valutare l'udito dei lavoratori che operano in ambienti particolarmente rumorosi. Questo studio ci fa capire però che sarebbe molto utile andare oltre, estendendo la sorveglianza sanitaria aziendale anche alla prevenzione dei più comuni fattori di rischio cardiovascolare». La visita del medico del lavoro potrebbe così diventare un'occasione per promuovere tra i dipendenti la buona manutenzione del loro "motore" prima che vada irrimediabilmente fuori giri.

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