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" Rogo nell'impianto dei rifiuti. Operai avvolti dalle fiamme"

fonte Corriere della Sera / Sicurezza sul lavoro

05/11/2010 - Non avevano i vestiti, si erano sciolti dentro la carne, loro correvano nudi, avevano le fiamme addosso e sopra la testa. Pare che uno si sia comunque fermato. Per indicare ai pompieri la strada giusta, su, forza, andate nel retro, l'incendio lo trovate là. L'incendio è scoppiato nel pomeriggio alle 14.57, nel magazzino-cortile di una fabbrica, la Eureco, che tratta e stocca rifiuti speciali (olii, solventi, batterie). Siamo in via Mazzini a Paderno Dugnano, nord di Milano. La fabbrica, di proprietà di Giovanni Merlino, tipo noto nel settore e agli investigatori, ha su un lato una strada con un'abitazione, su due lati un parco, su un ultimo lato una superstrada, ieri finita intasata causa deviazioni e blocchi perfino nella corsia emergenza. Il 59enne Merlino è stato nel tempo arrestato e indagato, per mancato rispetto delle procedure e per infrazioni, sempre in tema di rifiuti tossici. Cosa non è andato, stavolta? Forse non ci sono colpe. Forse il rogo, che ha provocato sette feriti (due italiani e cinque albanesi, tre operai sono in fin di vita, ustioni dell'80 e 90%), forse il rogo, dicevamo, è nato da una manovra errata. Un muletto potrebbe aver urtato e bucato una bombola di acetilene. Testimoni, indiretti, raccontano di aver sentito prima dell'esplosione un sibilo. II sibilo di una bomboletta forata. E però, si chiedono i carabinieri, qual è il motivo della presenza dell'acetilene? Viene usato anche per saldare e dissaldare rifiuti consistenti, come le lamiere. Ora, l'Eureco aveva il permesso per occuparsi di questo tipo di rifiuti? Qui son tante, le domande da fare. Il problema è a chi farle. I sindacati, in fabbrica, non ci hanno mai messo piede. Merlino, arrivato in serata da Rimini, dov'era per una Fiera, è sceso dall'Audi dicendo: «Non dico niente». II sindaco di Paderno Dugnano si è a lungo aggirato senza riuscire a fornire elementi utili, e ugualmente consiglieri e sindacalisti vari presentatisi sul posto. Gli uomini della Protezione civile hanno tenuto solamente a precisare che la nube provocata dall'incendio non era tossica, nessun rischio per la popolazione, finita lì. I vigili del fuoco avevano parecchio da lavorare, per la messa in sicurezza, per il rischio di nuovi scoppi. I colleghi dei feriti hanno fatto di tutto per nascondersi. I feriti, comunque. Eccoli, partendo dai piccoli: Kasen Xhani (21), Erjon Zheva (29), Ferik Meshi (30), poi Leonard Shehu (37), Harun Zekiri (44), Salvatore Catalano (55) e Sergio Scapolan, di 63 anni. Scapolan era il capo, ieri. II suo ruolo è «capo-piazzale». È in pensione, lavora da «esterno». Sua moglie, la signora Fernanda, ha ripetuto: «Non ci credo». I carabinieri del Gruppo di Monza e della Compagnia di Desio hanno messo sotto sequestro l'area, che comprende la Eureco e altre tre ditte della famiglia Merlino. Non sono dipendenti di Merlino i cinque albanesi. Risultano esser dipendenti di una Srl: erano in regola? Com'è il contratto tra Eureco e la Srl? Questo nord di Milano è terra, lo dicono le inchieste, di 'ndrangheta, politici locali conniventi, e fra le tante marcionate i traffici di rifiuti. E allora, come inquadrare il rogo? Gli inquirenti propendono per l'incidente, e certo è ancora presto, molto presto. Ma va capito se qualche errore, oppure ommissione, quell'incidente l'ha favorito, anticipato, prenotato.

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