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"Puglia radioattiva"

fonte agi / Sicurezza sul lavoro

25/11/2010 - A Taranto si muore giovani e si nasce mostri, per colpa dell'inquinamento. Se gli adulti muoiono prima dell'età della vecchia, malati di tumore, i neonati nascono con un Dna deformato, per la presenza di benzo(a) pirene. Caso questo, sollevato anche da Marco Pannella nella consueta trasmissione domenicale con Massimo Bordin. Va dato atto ai Radicali italiani, gli unici per la verità, che sull'inquinamento di questo territorio stanno prendendo delle significative iniziative e grazie a loro, in special modo alla parlamentare Elisabetta Zamparutti, domenica prossima si procederà alla raccolta di firme per modificare il decreto legislativo 155/2010. Le emissioni inquinanti provengono dall'area industriale in cui ci sono sei importanti impianti: l'Ilva, Edison, Enipower, Eni, Sanac, Amiu e Cementir. In particolare, l'atmosfera è impregnata di IPA, diossina, piombo, mercurio e benzene, sostanze quasi tutte concentrate nell'impianto Ilva. Per di più, la stessa Ilva e la centrale elettrica ex - Edison si collocano al secondo e terzo posto in Italia per emissioni di Co2. Come molti sanno, l'Uva produce acciaio ma pochi sanno che produce anche cadaveri. L'lIva privatizzata in mano a Riva da 15 anni, ha ucciso "180 operai per incidenti sul lavoro, ne ha messi 8 mila sulla sedia a rotelle e l'inquinamento che produce è il principale responsabile di circa 20 mila morti di cancro e leucemia". Non c'è che dire, un bel record. Le emissioni industriali nell'aria di diossina sono notevolmente superiori a quelle disperse dalla nuvola che il 10 luglio del 1976 si sprigionò dall'Icmesa di Seveso, in Lombardia. Chi paga il prezzo maggiore è il quartiere Tamburi, a ridosso degli insediamenti industriali, che ha il numero maggiore di morti di cancro e di bambini malati e deformati, per le sostanze cancerogene presenti nell'atmosfera. Non è tutto, camminare per le vie del quartiere è come andare per un girone infernale con marciapiedi, strade e muri arrossati in modo innaturale da sbuffi di polveri, in termine tecnico "sloppate", che scappano via durante il ciclo produttivo da crepe, fessure e altri punti di cattivo funzionamento. Fatto sta che, di là dalle legge regionale contro l'emissioni inquinanti, approvata dalla maggioranza di Vendola e mai applicata, la popolazione ionica non ha alcuna protezione dalla sostanze tossiche e polveri che ammorbano l'aria che respira. Figurarsi che non esiste, presso l'Asl ionica, neppure il previsto registro degli ammalati di cancro. Di fronte alla concentrazione industriale più importante del Mezzogiorno, se non d'Italia, le istituzioni non vigilano sulla incolumità e sul benessere della comunità ionico - salentina. Nella fattispecie, è bene parlare di realtà ionico - salentina, perché nemmeno Brindisi scherza sotto l'aspetto dell'inquinamento e dei morti. In generale, in Puglia, esistono specifiche condizioni di criticità, dovute all'inquinamento ambientale, non catalogabili in altre realtà italiane. La delibera del Consiglio dei Ministri del 30 novembre 1990 indicò le aree ad elevato rischio di crisi ambientale: oltre l'aera di Taranto, quella di Brindisi che comprende anche i comuni di Torchiarolo, San Pietro Vernotico e Carovigno, dove i "livelli di contaminazione o alterazioni chimiche, fisiche o biologiche del suolo e del sottosuolo, delle acque superficiali e di quelle sotterranee determinano un pericolo per la salute pubblica, per l'ambiente naturale o costruito (Burp n.150 DEL 26/9/08)". Una Regione tra le più belle d'Italia, distrutta dall'industrializzazione portatrice di un inquinamento, perché non c'è un controllo degli Enti locali, in tutt'altre faccende affaccendati. A dire il vero, sembra che non vogliano infastidire gli inquinatori. Tuttavia, alcuni amministratori denunziano le cause dell'inquinamento, ma non si vedono mai gli effetti. Chi sa perché? Si badi bene che nessuno vuole chiudere le fabbriche, gettando sul lastrico migliaia e migliaia di famiglie, (così come, artatamente, stanno sbandierando la Confindustria e politici portatori sani di inquinamento), ma questo non significa che non bisogna combattere per una vita migliore. Vero è che ciò costa denaro, ma, in compenso, si salvano vite umane, vivendo in una atmosfera salubre. Meno profitti e più investimenti anti inquinamento, per far sì che, a Taranto, i morti per malattie tumorali non sia il più alto d'Europa. Taranto è stata per antonomasia la città della Marina militare e dei cantieri navali fino a quando non fu impiantato il IV centro siderurgico, il più grande stabilimento d'Europa costruito dalla Finsider- Iri a cavallo della fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta. D'allora il capoluogo ionico divenne anche la città dell'acciaio, oggi, anche la città dell'inquinamento.

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