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"Lo stress da lavoro? Un nemico da combattere"

fonte agi / Salute

29/11/2010 - Entro il 31 dicembre prossimo, come stabilisce l'art. 28, comma 1, del d.lgs. 81/08, tutte le aziende pubbliche e private dovranno redigere il documento di valutazione dello stress lavoro-correlato questa è la misura presa per combattere lo stress dei lavoratori. Un lavoratore su tre, infatti, vale a dire circa 41 milioni di persone, in Europa è stressato. Lo dice l'Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, che ha stimato in oltre 20 miliardi di euro il costo economico dello stress prolungato. Solo in Italia si riconducono allo stress il 50-60% delle giornate di malattia. La valutazione dei rischi da lavoro, come ribadito nella circolare diffusa dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, non solo è un obbligo del datore di lavoro, ma è anche un'attività che condiziona qualsiasi intervento di tipo organizzativo e gestionale in azienda che deve comprendere "tutti i rischi" per la salute e sicurezza dei lavoratori, compresi quelli "immateriali" come lo stress lavoro-correlato. Anche se burocraticamente non l'iniziativa non è stata colta con grande entusiasmo dai datori di lavoro questo porterà, oltre alla tutela del lavoratore che è fondamentale anche a un bel risparmio dal punto di vista economico. Quindi dal 1 Gennaio 2011, tutti i datori di lavoro pubblici o privati, dovranno ottemperare alle disposizioni di legge emanate nel 2008, che in realtà dovevano già partire dal primo agosto scorso, ma una circolare ministeriale aveva dato proroga per il 31 dicembre 2010, indicando l'obbligo di avviare la procedura di valutazione del rischio stress: il datore di lavoro doveva monitorare i propri dipendenti scegliendo un campione da intervistare per valutare le situazioni di rischio. Orari, turni, percorsi di carriera, la precarietà e anche i conflitti tra colleghi, sono tutti fattori a rischio che dal prossimo 31 dicembre dovranno essere monitorati in ogni luogo di lavoro per mettere in atto iniziative in grado di eliminare o ridurre al massimo situazioni a rischio: ogni datore di lavoro che non farà questo commetterà un reato. Le fasi più importanti della circolare: innanzitutto, bisogna definire che cosa è lo "stress lavoro-correlato", poi la valutazione avviene in due fasi, la prima, obbligatoria, serve a rilevare "indicatori oggettivi e verificabili" di vario tipo, dall'indice di infortuni alle "specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori", dai turni ai "conflitti interpersonali al lavoro", dalla corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e ciò che viene richiesto loro, all'evoluzione e sviluppo di carriera". Con grande precisione, la circolare ministeriale pretende che la valutazione preliminare venga condotta su indicatori "oggettivi e verificabili", riconducibili a tre diversi tipi di elementi significativi: - eventi sentinella (come indici infortunistici; assenze per malattia; turnover; specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori); - fattori di contenuto del lavoro (come ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi di lavoro; orario di lavoro e turni; corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti); - fattori di contesto del lavoro (come ruolo nell'ambito organizzativo, autonomia decisionale e controllo; conflitti interpersonali al lavoro). La fase di analisi preliminare può portare a due diversi esiti. Nel caso in cui non emergano elementi di rischio rilevanti, il datore di lavoro dovrà semplicemente dare conto dei risultati ottenuti nel Documento di valutazione del Rischio e predisporne un monitoraggio; nel caso contrario, invece, occorrerà studiare e pianificare opportuni interventi correttivi, capaci di risolvere la situazione. Il mondo della psicologia e quello dell'impresa si è incontrato a Roma per partecipare alla "Giornata di studio e di lavoro dedicata agli psicologi del lavoro e delle organizzazioni e aperta anche alle imprese"."La psicologia e la psicologia del lavoro sono grosse risorse per il Paese, perché consentono di invertire quella che è la cultura attuale, a mio avviso miope". Lo afferma Marialori Zaccaria, presidente dell'Ordine degli psicologi del Lazio, durante il convegno in corso al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). "Il convegno - aggiunge la presidente - è molto importante per far capire tutte le risorse che la psicologia ha". L'Ordine degli psicologi del Lazio accoglie con favore la notizia relativa all'emanazione, da parte della Commissione consultiva al ministero del Lavoro, delle indicazioni per la valutazione dello stress lavoro-correlato. Il documento pone finalmente termine a un periodo di incertezza, nel corso del quale l'entrata in vigore della norma recante l'obbligo di valutazione del rischio stress è stata oggetto di continui rinvii, con la conseguenza che la salute dei lavoratori non poteva dirsi realmente tutelata". Tuttavia, aggiunge Zaccaria, "non sono stati accolti i suggerimenti formulati dall'Ordine affinché nelle indicazioni si specificasse che la valutazione dello stress implica il ricorso a competenze specifiche dello psicologo, non riconducibili ad altre figure professionali. Questo comporta il rischio che altre figure riescano ad accaparrarsi ruoli che non possono svolgere non avendo le competenze necessarie. C'è una latitanza legislativa - dice il presidente - e questo va a discapito dei lavoratori e dell'impresa". La presidente ha rivolto un appello al mondo delle imprese, rappresentato da Angelo Camilli, presidente del comitato strategico 'Sicurezza sul lavoro' Unione degli industriali e delle imprese di Roma, "affinché i datori di lavoro comprendano l'importanza di rivolgersi alla nostra professione quando la complessità della situazione lo richieda, specialmente per valutare i fattori di stress legati alla percezione soggettiva dei lavoratori". Camilli, accogliendo l'invito dell'Ordine, ha evidenziato come ormai "il mondo delle imprese consideri un fattore strategico di sviluppo mettere al centro la salute dei lavoratori e che il possibile coinvolgimento degli psicologi nell'organizzazione rappresenti un'opportunità' e una risorsa per raggiungere l'obiettivo". Durante il convegno è stato approfondito anche il tema del contributo dello psicologo del lavoro nella governale delle imprese, e il suo apporto nel coaching organizzativo, con la presentazione delle Linee guida per lo psicologo del lavoro e delle organizzazioni nella pratica del coaching organizzativo dell'Ordine degli psicologi del Lazio. Le Linee guida si rivolgono allo psicologo che pratica il coaching - ovvero un programma di allenamento per il potenziamento della persona che opera nell'organizzazione e per il suo rafforzamento nel ruolo - al potenziale committente azienda e allo psicologo che sceglie di formarsi in questo ambito. Il documento si articola in tre parti. La prima defmisce i valori, ossia i principi di fondo che guidano e ispirano lo psicologo del lavoro e delle organizzazioni che pratica il coaching; la seconda defmisce le competenze distintive del coach organizzativo, descrivendone capacità e conoscenze; la terza, infine, orienta il lettore riguardo il processo di coaching e offre cenni sui metodi utilizzati nelle pratiche professionali. "Il primo obiettivo dello psicologo del lavoro - spiega Sara Del Lungo, coordinatrice area psicologia del lavoro e delle organizzazioni dell'Ordine psicologi Lazio è riuscire a trasmettere il messaggio che il fine dell'impresa diventa anche il nostro fine, e le nostre competenze vengono messe a disposizione per raggiungere questo obiettivo, tutelando nello stesso tempo gli interessi sia del lavoratore che dell'azienda. Noi mettiamo in campo strategie di gestione delle persone, che consentono ai lavoratori di soddisfare le proprie ambizioni e allo stesso tempo di raggiungere risultati". "In questi venti anni la ricettività delle aziende nei confronti di sistemi 'psicologicamente testati' - continua Del Lungo è aumentata in maniera esponenziale. Un mestiere in crescita, un contributo sempre più apprezzato, un profilo più defmito, una proposta sempre più efficace. Molti dei relatori hanno vissuto questa evoluzione in prima persona, da psicologi 'inventori' del psicologo del lavoro, poi come psicologi professionisti e oggi come manager di aziende che impiegano prevalentemente psicologi nello sviluppo delle persone". Si è dunque creato un circuito virtuoso che potrà migliorare considerevolmente il concetto di salute, oltre che rappresentare un passo in avanti anche dal punto di vista economico. Si calcola, infatti, che in Europa il costo economico annuo dello stress prolungato ammonti a oltre 20 miliardi di euro e colpisca un lavoratore su tre, ovvero 41 milioni di persone, con un costo per le aziende di 600 milioni di giornate lavorative perse all'anno. In Italia le cose non vanno meglio, basti dire che il 50%-60% delle giornate di malattia sono da ricondurre allo stress. La vera sfida risiede nell'affermarsi dell'idea della 'salute organizzativa' "come l'insieme dei nuclei culturali - spiega Francesco Avallone, docente di psicologia del lavoro e prorettore vicario della Sapienza - dei processi e delle pratiche organizzative che animano la convivenza nei contesti di lavoro promuovendo, mantenendo e migliorando il benessere fisico, psicologico e sociale delle comunità lavorative".

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