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"La sicurezza fa lavorare meglio"

fonte Italia Oggi, Giovanni Faverin / Sicurezza sul lavoro

03/12/2010 - Benessere organizzativo e prevenzione dei rischi costituiscono i punti centrali di un cambiamento di prospettiva nell'organizzazione del lavoro pubblico e nella costruzione di ambienti faorevoli all'esercizio delle professionalità in grado di far crescere, insieme alla qualità del lavoro, la qualità dei servizi al cittadino. Si tratta di un percorso che il sindacato ha indicato da tempo e sul quale si cominciano a registrare alcuni passi avanti, di cui è parte la circolare sullo stress lavoro-correlato. Tuttavia anche in questo caso i principi e le indicazioni che la circolare correttamente recepisce, hanno bisogno di essere accompagnati da un'azione costante di «messa in pratica», portata avanti attraverso la partecipazione e la contrattazione nei posti di lavoro. Il lavoro pubblico si è fatto sempre più veloce, articolato, multiforme. Ma non è ancora riuscito a far coincidere del tutto lo svolgimento di attività altamente professionalizzate con la cultura del lavorare in «piena sicurezza». Per questo sono sempre più essenziali, tanto nelle strutture produttive semplici (i singoli uffici o i piccoli comuni) quanto in quelle ad alta complessità (i ministeri, gli enti, le regioni, gli ospedali...), strumenti e soprattutto persone in grado di cambiare l'atteggiamento e l'approccio verso la sicurezza. Sia in termini organizzativi, quindi collettivi, sia in termini di comportamento individuale, quindi di ogni singolo lavoratore, professionista o dirigente. In questo senso i Responsabili dei lavoratori per Ia sicurezza costituiscono uno snodo decisivo: nella partecipazione e consultazione, nella gestione della sicurezza, nella valutazione del rischio e nell'elaborazione dei miglioramenti necessari, ma soprattutto nella funzione di formazione/informazione dei lavoratori. Più in generale, gli organismi di rappresentanza dei lavoratori sono investiti in prima persona del compito di promuovere concretamente il benessere organizzativo, combattendo i fattori che impediscono il corretto dispiegamento dell'attività lavorativa e causano i fenomeni che colpiscono la dignità del lavoro e imbrigliano capacità e competenze: mobbing, burn-out, scarsa sicurezza degli ambienti fisici, disagio personale, professionale e organizzativo, e così via. Un compito da inquadrare nel progetto più ambizioso di creare una nuova cultura del lavoro», cioè una nuova cultura delle organizzazioni pubbliche che sappia valorizzare le professioni e la loro partecipazione responsabile, avendo come fine il «buon lavoro al servizio del cittadino». D'altra parte quella del benessere organizzativo è un'esigenza che non riguarda soltanto i lavoratori: puntare sulle persone e metterle in condizione di svolgere bene il proprio lavoro vuol dire aumentare l'efficienza e la capacità di performance di ogni ente, azienda o impresa. Nessuna idea di riqualificazione dei sistemi di welfare centrale e locali può infatti dirsi adeguata se non è in grado di intervenire sulla condizione materiale, psicologica e funzionale di lavoro delle persone. La richiesta proveniente dai cittadini, dalle imprese e dall'opinione pubblica di un miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi pubblici è un'aspettativa legittima. Tuttavia resta spesso in ombra la relazione tra il funzionamento della macchina pubblica e il benessere/malessere in cui i dipendenti e professionisti delle amministrazioni pubbliche si trovano ad operare. E si tende a sottovalutare il fatto che la principale risorsa di ogni amministrazione sono le persone. Ecco perché occorre uno sforzo nuovo: che parta dal rilancio della contrattazione integrativa e porti a una riorganizzazione vera, efficiente, sostenibile dei servizi pubblici.

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