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"Lecce, idrocarburi nel sottosuolo"

fonte La Repubblica, Chiara Spagnolo / Ambiente

26/05/2011 -
La scoperta durante i lavori per la realizzazione del complesso da sei milioni di euro. I cittadini lamentavano odori nauseabondi: terreno e falde acquifere inquinati a un metro di profondità. Ci sono terreni e falde acquifere saturi di idrocarburi pesanti, nella città di Lecce a pochi passi dal centro, sulle quali sta sorgendo il Polo umanistico dell’Università del Salento. Un cantiere enorme denominato “Studium 2000”, sequestrato dai carabinieri del Noe su disposizione del gip Nicola Lariccia, a causa della pericolosità del materiale presente nel sottosuolo. Nessuna violazione edilizia, nei sei corpi di fabbrica che stanno venendo su e sono destinati ad ospitare aule e laboratori, biblioteche e persino un museo dell’archeologia, ma problemi nascosti nelle viscere della terra, che potrebbero inficiare l’intera realizzazione del polo. A sollecitare l’attenzione della Procura della Repubblica, nell’ottobre scorso, l’esposto di alcuni cittadini, che lamentavano odori nauseabondi provenienti dal cantiere. Immediate le verifiche disposte dal sostituto procuratore Angela Rotondano, che hanno permesso di escludere l’ipotesi meno grave, ovvero che la presenza di idrocarburi fosse da collegare allo sversamento accidentale di gasolio durante il rifornimento di un’escavatrice. Le analisi effettuate dai militari del Nucleo ecologico guidati dal capitano Nicola Candido, e poi dall’Arpa, hanno infatti evidenziato una presenza di liquido infiammabile e pericoloso troppo elevata per poter essere spiegata con tanta facilità. Il terreno e le falde acquifere, ad un metro di profondità, risultano contaminati da una quantità di idrocarburi pesanti di gran lunga superiore ai limiti tabellari previsti per costruire in sicurezza. Da qui la necessità di sequestrare il cantiere, di proprietà dell’ateneo salentino, sul quale, grazie ai fondi Cipe, sono in corso di realizzazione opere per sei milioni di euro. Edifici che, al momento, devono essere necessariamente bloccati, finché non sarà chiaro cosa è nascosto sotto terra e in che quantità. I consulenti nominati dalla Procura sono inoltre al lavoro per capire a cosa è dovuta quella presenza “ingombrante”. L’ipotesi più plausibile è che sia da collegare all’esistenza di un distributore di benzina, l’Apisem, dismesso da molti anni, e già finito al centro di un’indagine della procura leccese. Nel 2007, infatti, fu verificata l’esistenza di un elevato indice di inquinamento delle acque sottostanti l’impianto e alla società che ne era titolare fu imposto di procedere alla bonifica. Stando alle rassicurazioni la “pulizia” di falde e terreni sarebbe avvenuta già da parecchio e tutto sarebbe tornato alla normalità. Le analisi chimiche, però, dicono il contrario. Per questo il cantiere dell’Università è off limits.

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