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"No al nucleare, via libera alle fonti rinnovabili"

fonte Redazione Ambiente & Sicurezza sul Lavoro / Ambiente

15/06/2011 - L’esito del Referendum del 12 e 13 giugno ha ribadito la volontà dei cittadini di rinunciare al nucleare in favore di forme energetiche più pulite. In proposito si è espressa anche il ministro Prestigiacomo che ha spiegato di condividere "in pieno quanto affermato dal Presidente Berlusconi che ha ribadito, ad urne ancora aperte, e quindi a prescindere dall’esito referendario, il forte impegno dell’Italia per le fonti rinnovabili, che l’abbandono della scelta nucleare rende ulteriormente importanti e strategiche per l’equilibrio energetico del nostro paese. L’energia pulita è un settore in grandissima espansione ed oggi occorre guardarla con un orizzonte che vada ben oltre il 2020, data che fissa gli impegni internazionali del nostro paese in materia di rinnovabili. Su questo tema esiste una vasta adesione bipartisan. Dobbiamo guardare lontano, rafforzando la strategia intrapresa dal Governo che vede nelle rinnovabili non solo un essenziale contributo ai bisogni energetici ma anche una fondamentale filiera di sviluppo imprenditoriale e occupazionale, affinché l'Italia possa avere un ruolo da protagonista nell’economia del domani". Su questa scia si stanno muovendo anche altri paesi europei; tra questi spicca il progetto "Energy Strategy 2050" della Danimarca che si propone di raggiungere la totale indipendenza da carbone, petrolio e gas naturale entro il 2050. Il popolo danese pensa di poter raggiungere l’ambizioso obiettivo attraverso un significativo aumento di energia rinnovabile ottenuta dal vento, dalle biomasse e dai biogas. Nel prossimo ventennio infatti, il consumo totale di energia nel mondo è destinato a crescere di un terzo e questo incremento inciderà significativamente sulle risorse di combustibili fossili che - in quanto limitate - subiranno inevitabilmente un aumento dei prezzi. Una corsa all’approvvigionamento che segnerà drasticamente le economie dei vari paesi coinvolti e a cui la Danimarca non vuole partecipare.

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