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"OM. Azienda annuncia chiusura dello stabilimento di Bari da licenziare 320 lavoratori"

fonte La Gazzetta del Mezzogiorno / Responsabilità sociale

06/07/2011 -
BARI - La Om Carrelli elevatori annuncia la chiusura dello stabilimento barese e 320 lavoratori della zona industriale saranno licenziati; a rischio altri cento che lavorano nell’indotto.
La decisione è stata comunicata da alcuni manager nella riunione con i sindacati che si è tenuta ieri in Confindustria.
Nel pomeriggio si è tenuta un’assemblea nello stabilimento. Il management di Om (del tedesco Gruppo Kion, leader mondiale nella produzione di carrelli elevatori) ha fatto sapere che la decisione è stata presa a causa di una crisi finanziaria e strutturale che durerebbe da 10 anni.
Il management dell’Om ha ricordato, nel corso dell’incontro, che il Gruppo Kion ha fatto ogni sforzo per aumentare i livelli di produzione anche investendo 53 milioni di euro fin dal 1999.
Ma il punto di pareggio non sarebbe stato mai raggiunto e le capacità produttive dello stabilimento barese non sarebbero state mai sfruttate appieno.
Il momento di maggiore produzione è stato nel 2008, quando sono stati realizzati 8.340 carrelli, ma la crescita è stata sempre lenta e non sarebbe stata mai possibile una riorganizzare dell’impianto.
La capacità di produzione si attesta sui 15.700 carrelli l’anno ma non è stata mai raggiunta.
Sempre secondo i manager, i livelli bassi di produzione avrebbero reso lo stabilimento non competitivo e dal 2001 lo stabilimento avrebbe perso 23 milioni di euro.
Da questa serie di situazioni, la decisione di chiudere lo stabilimento con il conseguente trasferimento nella sede centrale di Amburgo delle linee di produzione di carrelli Still e Om. Operazione analoga per lo stabilimento di Montataire, Francia (170 dipendenti).
Il Gruppo Kion ha annunciato di voler avviare le trattative con i sindacati per il trasferimento in Germania dei lavoratori delle linee produttive da trasportare ad Amburgo.
La decisione dell’azienda è ritenuta inaccettabile dai sindacati: hanno ricordato che il 14 aprile scorso al ministero del Lavoro era stato annunciato un piano di rilancio dell’azienda richiedendo la mobilità per 11 dipendenti. Il piano di rilancio sarebbe stato presentato in seguito.
Un impegno per rilanciare l’azienda con una nuova linea produttiva, come fu sottolineato. «Si tratta di uno stabilimento - spiega Vittorio Loiacono, della Uilm - sottoutilizzato e mai sono state studiate iniziative contro una crisi che è strutturale».
Non solo: i sindacati accusano la Om di aver esternalizzato tanti lavori che avrebbero potuto essere svolti all’interno dell’azienda: dalla carpenteria alla verniciatura dei carrelli elevatori e «nel frattempo ci risulta che addirittura si stia per investire nella sede di Luzzara».
Dopo 32 mesi di cassa integrazione e l’impegno di rilanciare lo stabilimento con un nuovo prodotto, la notizia della chiusura. «Speriamo che il presidente Vendola voglia intervenire» osserva Loiacono mentre Gianfranco Michetti, della Fiom, sottolinea che «un mese fa parlavano di rilancio del sito e ora ci comunicano la chiusura con il trasferimento di ramo d’azienda. Lotteremo per non perdere i posti di lavoro e per far cambiare idea all’azienda».
L’acquisizione da parte di Still di tutto il brand Om potrebbe aver spinto i vertici a chiudere lo stabilimento. Forse si tratta solo di una battaglia commerciale più che legata alla produzione.

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