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"Lavorare nel "sistema rifiuti": salute e sicurezza"
fonte MedicoCompetente.it / Sicurezza sul lavoro
22/08/2011 -
La gestione dei rifiuti
ha assunto negli ultimi tempi un interesse sempre maggiore da numerosi punti di
vista: ecologico, sanitario, economico e sociale. A seguito della normativa e
della accresciuta consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni sono sempre
più utilizzate strategie per ridurre la quantità di materiale effettivamente
smaltito, attraverso la prevenzione, il riuso, il riciclo e l'uso di tecnologie
di smaltimento con il riutilizzo di materiali ed energia. Questo comporta la
crescita e la diffusione di attività produttive dedicate alla raccolta,
al trattamento, al recupero ed allo stoccaggio dei rifiuti, con il conseguente
aumento dei lavoratori impiegati nel settore.
Vari studi mostrano la
pericolosità del "settore rifiuti" per quanto riguarda sia gli
infortuni che le malattie professionali, ma il bisogno di ricerca in questo
campo è ancora ampio e richiede il coinvolgimento di diverse competenze e
professionalità, oltre alla sinergia di istituzioni diverse.
Le tematiche inerenti la salute e sicurezza dei lavoratori nel settore
rifiuti, in un'ottica il più possibile multidisciplinare ed interistituzionale,
sono state oggetto del Convegno Nazionale promosso da Università di Pisa,
Regione Toscana ed INAIL dal titolo "Lavorare nel "sistema rifiuti": salute e
sicurezza - Stato dell'arte, innovazione, esperienze" che si è tenuto a Pisa, il
15 e 16 Giugno 2011 presso l'Aula Magna della Presidenza della Facoltà di
Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali. Il convegno ha avuto il patrocinio del
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Ministero della Salute, di
Federambiente, del Comune e della Provincia di Pisa, del Laboratorio del
Paesaggio di Pisa e dell'Associazione Ingegneri Ambiente e Territorio e di varie
società scientifiche, la Società Italiana di Igiene (SItI), la Società Italiana
di Medicina del Lavoro (SIMLII), l'Associazione Italiana di Igiene Industriale
(AIDII) e la Società Nazionale Operatori della Prevenzione (SNOP).
I lavori congressuali sono stati articolati in cinque sessioni di
relazioni, oltre a comunicazioni e poster.
Nella prima sessione sono stati decritti gli
scenari
dell'occupazione nel settore rifiuti e le iniziative intraprese da
INAIL, anche tramite accordi con Federambiente e Fondazione Rubes Triva, per il
raggiungimento di una conoscenza condivisa nella promozione della salute e della
sicurezza: le relazioni hanno posto in luce sia l'ampiezza e l'espansione del
settore che la sua la pericolosità in termini di infortuni e malattie
professionali, e la necessità di integrazione fra enti per una prevenzione
efficace. Sono stati inoltre presentati i riferimenti normativi che su questa
complessa tematica, comprendono molte direttive e leggi per la tutela
dell'ambiente, mentre in genere la prevenzione-protezione dei lavoratori è
considerata soltanto dalla normativa specifica. Le nuove tendenze, che mirano al
recupero e riutilizzo dei rifiuti, rischiano di lasciare zone di incertezza
facendo confluire nel concetto di "prodotto" intere categorie di materiali che
sono in realtà "rifiuti" e quindi non necessariamente idonei all'uso come tali:
esempio paradigmatico sono le traversine di legno delle ferrovie. Infine è stato
descritto il ruolo delle organizzazioni sindacali nella tutela della salute dei
lavoratori del settore.
Alcune
problematiche generali nella valutazione e gestione del
rischio lavorativo nel sistema rifiuti sono state l'oggetto della
seconda sessione che ha preso in esame soprattutto i pericoli chimici e
biologici ed il loro impatto sulla salute dei lavoratori: un'ampia rassegna
sugli effetti dell'esposizione a polveri organiche contenenti endotossine,
glucani ed altre sostanze è stata seguita dalla descrizione degli inquinanti
chimici rilevabili in un termoutilizzatore e della relativa esposizione dei
lavoratori. Sono state poi illustrate le criticità della valutazione del rischio
biologico nel sistema rifiuti, prendendo in esame le diversi tipologie di
agenti, fonti, modalità di esposizione ed il loro significato ai fini della
gestione del rischio: da questa analisi emerge la necessità di scegliere i
parametri più significativi, mettere a punto tecniche analitiche standardizzate
ed usare metodi innovativi per la stima matematica del rischio. E' stata infine
affrontata la complessa descrizione delle varie tipologie di pericoli nei
diversi contesti del sistema rifiuti con le difficoltà nelle rilevazione delle
malattie professionali e le evidenze epidemiologiche esistenti.
La terza sessione ha approfondito il tema dell'
analisi del rischio
illustrando anche l'applicazione di buone pratiche, con una panoramica
iniziale su tutto il settore ed interventi successivi su problematiche
specifiche. Sono state quindi descritte la progettazione, l'implementazione e la
valutazione del sistema di gestione dei rifiuti sanitari di una grande azienda
ospedaliera e la gestione del rischio lavorativo ed ambientale di una discarica,
attraverso il monitoraggio delle matrici ambientali
e la sorveglianza sanitaria. E' stata infine presentata una dettagliata rassegna
dell'uso dei DPI nei diversi contesti del sistema rifiuti, in relazione alle
specifiche mansioni ed ai corrispondenti profili di rischio.
Nuovi scenari ed innovazioni nello smaltimento dei
rifiuti, con una particolare attenzione alla prevenzione globale sono
stati illustrati nella quarta sessione. Il problema della bonifica dei siti
contaminati da sostanze chimiche di varia origine e natura è stato affrontato
considerando diverse tipologie di trattamento per la riduzione del rischio per i
lavoratori e la minimizzazione della produzione dei rifiuti. E' stato inoltre
descritto il ciclo di smaltimento delle apparecchiature
elettriche ed elettroniche, presentando, oltre ai profili di rischio, le
linee di indirizzo per una gestione che miri a proteggere sia i lavoratori che
l'ambiente. Infine, la descrizione dei modelli di analisi del rischio
utilizzabili nel settore rifiuti ha posto particolare attenzione alla "task
analysis" che, tenendo conto della complessità del sistema, esamina in maniera
approfondita le singole mansioni per mettere in evidenza i pericoli, valutare i
rischi ed individuare specifiche misure di prevenzione e protezione e bisogni
formativi per i lavoratori.
Oggetto della quinta sessione è stata la presentazione dei risultati del
progetto: "
Studio di metodologie innovative per la valutazione
dell'esposizione dei lavoratori ad agenti
biologici e chimici derivanti da attività produttive correlate allo
smaltimento dei rifiuti" da cui ha avuto origine il convegno, e che è stato il
frutto della cooperazione tra la Regione Toscana, l'Università di Pisa e
l'INAIL-ex ISPESL. Il progetto ha avuto lo scopo di definire i profili di
rischio dei lavoratori di 8 aziende di trattamento e recupero rifiuti,
esemplificative delle principali tipologie di attività (trattamento liquami,
raccolta rifiuti solidi, recupero vetro plastica e carta, compostaggio,
discarica, inceneritore, trattamento rifiuti speciali e tossici). A tal fine
oltre alla valutazione anamnestica e dello stato di salute dei lavoratori, ed
alla determinazione di biomarcatori ematici per la rilevazione di effetti a
breve e lungo termine, sono state eseguite analisi ambientali per la rilevazione
di agenti chimici (polveri, silice cristallina, amianto, metalli, aldeidi,
composti organici volatili) e biologici (miceti, batteri, virus ed endotossine)
ed è stato distribuito un questionario per rilevare conoscenze e percezione del
rischio nei lavoratori. Elementi di innovazione del progetto sono stati il
disegno di un test per la rilevazione contemporanea nei liquami di diversi
patogeni con la tecnica microarray e la creazione e messa a punto di un "Indice
di Impatto sulla Funzionalità Enzimatica" (indice-IFE), un indicatore innovativo
per valutare e comparare la qualità di matrici ambientali o di materiali
derivanti da un ciclo produttivo. Dopo un inquadramento generale del progetto le
relazioni hanno descritto i risultati per i diversi aspetti studiati. L'indagine
sul rischio
chimico dei lavoratori ha evidenziato generalmente una bassa esposizione ai
singoli agenti, ma anche la presenza contemporanea di più agenti ed una forte
variabilità nell'esposizione, sia per sito produttivo, che per mansione: in
particolare gli impianti di trattamento e/o riciclaggio hanno mostrato la
maggiore contaminazione ambientale. La potenziale esposizione ad agenti
biologici è apparsa più rilevante soprattutto nella discarica, in particolare
nel comparto della selezione carta e del compostaggio, oltre che nell'impianto
di riciclaggio vetro: sono state osservate elevate cariche micetiche nel settore
della selezione carta, agenti batterici di gruppo 2 (Y. enterocolitica,K.
pneumoniae) nel settore vetro ed endotossine nel settore della produzione di
compost. La ricerca di virus ha dato esito positivo (per Adenovirus e TTvirus)
sia nell'aerosol che sulle superfici, soprattutto nel settore della selezione
carta, confermando la particolare criticità di questa attività, insieme al
compostaggio, per l'esposizione ad agenti biologici. Le prove sperimentali
effettuate sul chip microarray hanno evidenziato un limite di sensibilità del
metodo adatto a rilevare patogeni nei liquami, non sufficiente per altre matrici
senza una concentrazione molto spinta.
I risultati dello studio anamnestico-epidemiologico aggiungono ulteriori
evidenze a quanto già riportato in letteratura, evidenziando un'associazione fra
i livelli ed il tipo di inquinanti ed i sintomi a carico dell'apparato
respiratorio, gastroenterico ed aspecifici. Lo studio di biomarkers di
infiammazione polmonare su lavoratori a diverso grado di esposizione non ha
mostrato differenze significative, mentre la rilevazione di addotti al DNA, è
risultata significativamente maggiore negli autisti rispetto agli addetti al
movimento rifiuti.
L'esiguità del campione e la mancanza di controlli esterni ha reso impossibile
correlare questi dati con quelli di esposizione. Infine, l'indagine su
conoscenze e percezione del rischio del lavoratori ha mostrato la necessità di
percorsi di formazione e sensibilizzazione dei lavoratori che tengano conto del
loro livello di istruzione, e della presenza di stranieri.
Il quadro della situazione regionale del comparto rifiuti è stato
completato da una descrizione delle attività di controllo di ARPAT sulle
numerose aziende del settore, che è passato da una semplice azione ispettiva e
repressiva ad uno strumento attivo di strategia preventiva e conoscenza del
territorio ed ha portato alla costruzione di un database sugli impianti.
L'integrazione fra i dati ambientali e quelli sui rischi lavorativi appare
essenziale ai fini di una migliore conoscenza ed un più efficace controllo dei
rischi.
La già evidente ricchezza informativa delle relazioni è stata completata ed
integrata da quanto presentato nelle sessioni comunicazioni (N°9) e poster (N°5)
che hanno mostrato i risultati di interessanti esperienze sia su diverse
tipologie di impianti ed attività che su particolari pericoli. Oltre ad
affrontare la normativa della gestione dei rifiuti
sia urbani che sanitari o derivanti dalla ricerca scientifica, sono stati
presentate esperienze relative a dei sistemi di monitoraggio intergrato ed
affrontati i rischi chimici, biologici ed il rischio da sovraccarico
biomeccanico e movimentazione manuale dei carichi in diversi settori quali la
depurazione delle acque, il compostaggio, l'impianto di termovalorizzazione. I
dati presentati confermano quelli della letteratura con particolare rilevanza
all'importanza del monitoraggio ambientale necessario per una valutazione del
rischio complessivo, in particolare è stato evidenziato l'importanza del rischio
biologico.
Nel suo complesso il convegno ha rappresentato un'occasione unica di
approfondimento su questa tematica ed alla luce dell'ampiezza delle informazioni
fornite, si possono trarre alcune conclusioni generali. Innanzi tutto è emersa
la complessità del sistema rifiuti, che deriva dalle svariate tipologie di
materiali, e dei relativi sistemi di raccolta, recupero, riutilizzo e smaltimento
finale. Questo comporta una grande difficoltà di schematizzare i processi e
classificare gli impianti, i lavoratori e le procedure per la valutazione e
gestione del rischio. E' quindi particolarmente difficile avere dati
epidemiologici precisi sulle malattie professionali, anche perché alcune
patologie non vengono riconosciute o notificate. Tali difficoltà comportano una
probabile sottostima dei rischi del settore ed aumentano le difficoltà di
associare l'esposizione agli effetti sulla salute. A questo proposito il
dibattito sulla necessità ed il significato del monitoraggio ambientale e sui
metodi e le strategie per condurlo è tuttora aperto. Se da un lato si evidenzia
l'importanza delle misure strumentali per mettere in evidenza i pericoli e
stimare i rischi, dall'altro le difficoltà operative, i costi, la numerosità dei
parametri, la carenza o la complessità dei metodi di analisi, ne ostacolano
l'applicazione routinaria. E' quindi essenziale approfondire gli studi in
relazione ai diversi contesti e mettere a punto procedure analitiche sempre più
semplice ed affidabili e sistemi di indicatori in grado di rappresentare
sinteticamente la qualità dell'ambiente.
Quanto presentato nelle relazioni, nelle comunicazioni e nei poster, mostra
la grande mole di lavori ed esperienze che esiste in Italia sulla problematica
della salute e sicurezza lavorativa nel sistema rifiuti: la molteplicità degli
attori coinvolti (sistema sanitario, aziende, università, INAIL, associazioni
scientifiche) dimostra la ricchezza di conoscenze che si sono accumulate su
questi temi, ma anche la necessità di coordinamento ed integrazione sempre
maggiori, per arrivare alla condivisione di metodi e linee di indirizzo che
tengano conto di tutte le migliori esperienze. Il convegno è stato quindi anche
l'occasione di incontro fra tutte queste componenti, promuovendo un dialogo più
approfondito fra i vari attori coinvolti. A seguito di ciò le tre società
scientifiche SItI, SIMLII e AIDII hanno iniziato a discutere sulla possibilità
di un percorso di lavoro comune per la revisione delle linee guida sulla
valutazione dei rischi, alla luce delle nuove norme legislative e dei progressi
scientifici. Inoltre i rappresentanti di INAIL-CONTARP, INAIL ex-ISPESL,
Servizio Sanitario Toscano ed Università di Pisa hanno potuto scambiare
informazioni ed opinioni per la progettazione delle attività future del Centro
Studi e Ricerche di Igiene del Lavoro che vede il coinvolgimento degli stessi
Enti e che è ormai in fase di ultimazione.
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