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"L'operaio fiorentino che ha messo l'Italia sul banco degli imputati"

fonte La Stampa / Normativa

24/10/2011 -

Un giovane e ostinato operaio, Marco Bazzoni, di 37 anni, che lavora in un'azienda metalmeccanica della provincia di Firenze, in cui è rappresentante sindacale per la sicurezza, è riuscito da solo a mettere sotto scacco l'Italia presso la Commissione europea. Nel lontano settembre 2009, ritenendo la legge sulla sicurezza del lavoro italiana incompatibile con l'ordinamento europeo e per taluni aspetti anticostituzionale, decide di inviare una lettera alla Commissione europea, Direzione generale occupazione affari sociali, chiedendo la messa in mora della legge.

«Francamente non mi aspettavo che mi dessero retta - racconta Bazzoni -. Già far aprire una procedura d'infrazione contro uno Stato è difficilissimo, e in genere sono le associazioni a fare denunce del genere, e mai un singolo cittadino, per il quale diventa quasi un'utopia riuscirci. Invece c'è l'ho fatta». L'ostinazione dell'operaio fiorentino, pur con i ritardi e le lentezze dell'istruttoria, è stata presa sul serio e, quando ormai aveva perso la speranza, dopo numerose insistenze, Bazzoni il 13 ottobre 2011 riceve una lettera che gli fa assaporare il sapore della vittoria.

Nella missiva, il funzionario pubblico gli conferma che il suo reclamo con la richiesta di messa in mora dell'Italia è stato accettato e che la Commissione europea lo ha approvato. Insomma, la determinazione di un cittadino è riuscita a fare aprire ufficialmente la procedura d'infrazione in materia di sicurezza sul lavoro contro l'Italia.

Sotto accusa, secondo la Commissione, diversi punti tra quelli segnalati da Bazzoni: la deresponsabilizzazione del datore di lavoro sul tema sicurezza in caso di delega e subdelega; la violazione dell'obbligo di disporre la valutazione dei rischi per i datori di lavoro di aziende sino a 10 dipendenti; la proroga dei termini per la redazione del documento di valutazione dei rischi per nuove imprese o per modifiche in imprese esistenti; la posticipazione dell'obbligo di valutazione del rischio di stress legato al lavoro; la posticipazione degli obblighi perle cooperative sociali e le organizzazioni di volontariato della protezione civile; la proroga per la prevenzione incendi per le strutture alberghiere con oltre 25 letti. Insomma, una lunga lista di infrazioni che rivela che l'operaio aveva ragione.

Ora l'Italia ha tempo sino alla fine di novembre per le controdeduzioni, dopo le quali potrà essere condannata, assolta o invitata a modificare le leggi. L'insistenza di Bazzoni ha anche svelato che la presidenza del Consiglio aveva ricevuto l'annuncio di messa in mora sin dal 30 settembre ma si era ben guardata dal rendere pubblici i provvedimenti.

«Vorrei ricordare - conclude Bazzoni - che la mia denuncia era anche su alcuni articoli del dlgs 106/09 che ritenevo incostituzionali, ma sui quali la Commissione europea non si è potuta esprimere, perché non di sua competenza. Un singolo non pub accedere direttamente alla Corte Costituzionale; lo possono fare solo un'associazione, un sindacato o un partito, ma nessuno si è preso la briga di farlo»

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