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"Operaio fulminato. Tre condanne"

fonte Tempo Roma / Sicurezza sul lavoro

23/11/2011 - La storia
Nel settembre del 2004 una scarica da 3.500 volt colpì il giovane tolfetano.
Tre condanne e tre assoluzioni.
Il giudice Federico Bona Galvagno ha rinviato gli atti in Procura per valutare, in base a quanto emerso nel corso del dibattimento, altre eventuali responsabilità.
Si è chiuso così, dopo sette anni, il processo di primo grado sulla morte del giovane tolfetano Flaviano Satta, ucciso a settembre 2004 da una scarica da 3.500 volt nei pressi della stazione ferroviaria di Civitavecchia, mentre stava eseguendo lavori di ammodernamento della linea.
Il ragazzo, 29enne, si trovava sul carrello per svolgere attività di manutenzione sulla via aerea, quando, intorno all'1,30 una scarica elettrica lo uccise sul colpo.
Sei le persone che sono salite sul banco degli imputati nel corso del lungo processo penale per omicidio colposo. L'altra sera la sentenza.
Assolto per non aver commesso il fatto Leonardo Speroni, il caposquadra della Ferlmpianti, la ditta per la quale lavorava Satta.
Assolti per insufficienza di prove Domenico Scarcelli e Francesco Dragone, rispettivamente capo cantiere e direttoLa sentenza Assolti un caposquadra un capocantiere e un direttore tecnico re tecnico della cooperativa Sette.
Condannati con l'accusa di omicidio colposo a un anno e otto mesi Amedeo Tira-bassi, operaio di Rfi, un anno e sei mesi Alberto Montanari, amministratore unico di FerImpianti e un anno Nunzio Raiola, coordinatore dei lavori per Italfer Spa, per il quale il pm aveva chiesto l'assoluzione.
Gli avvocati dei tre condannati sono pronti a ricorrere in appello.
«Sono soddisfatta - ha spiegato l'avvocato Cinzia Remoli, legale di Montanari - il pm aveva chiesto per lui due anni e quattro mesi. Il tribunale ha ascritto le responsabilità maggiori alle Ferrovie, che non faceva lavorare in condizioni favorevoli». «Una pena eccessivamente punitiva rispetto alle altre - ha aggiunto l'avvocato Piero Messina, difensore di Tirabassi - il mio assistito aveva svolto tutti i compiti previsti dalla normativa e le disposizioni del caposquadra». «Finalmente - ha concluso l'avvocato Bruno Forestieri, legale di Speroni - è finita l'odissea di un innocente».

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