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"La sicurezza con riferimento alla provenienza da altri Paesi"
fonte puntosicuro.it / Formazione ed informazione
19/01/2012 - In provincia di Brescia, come in molte province del Nord Italia, si
registra una significativa presenza di
lavoratori
immigrati. In particolare nella provincia bresciana più di un quinto degli
occupati appartiene a tale categoria e gli infortuni che li coinvolgono
rappresentano ad oggi una frazione considerevole degli infortuni complessivi.
Proprio
per questo motivo l’ ASL di Brescia ha intrapreso, da
tempo, diverse iniziative mirate alla tutela della salute
degli immigrati.
Ad esempio questa azienda sanitaria è stata fra le prime ASL ad istituire un
Centro di Salute Internazionale e Medicina Transculturale e un Osservatorio
Salute Immigrati, dedicato all’analisi dei bisogni dei migranti presenti nel
territorio e delle ricadute in termini di impatto in ambito sanitario.
L’ASL
ha inoltre promosso il progetto “Valutazione dei rischi per la sicurezza e la
salute con riferimento alla provenienza da altri Paesi”, un progetto che “nasce
in risposta alla crescente consapevolezza della necessità di sviluppare
ulteriori iniziative nei confronti dei lavoratori immigrati al fine di
garantire, come previsto dall’art. 2 del Decreto legislativo
81/2008:
…la uniformità della tutela dei
lavoratori e delle lavoratrici sul territorio nazionale attraverso il rispetto
dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali,
anche riguardo alle differenze di genere, età e alla condizione delle
lavoratrici e dei lavoratori immigrati.
Il
progetto, che ha dato origine alla pubblicazione di un documento dal titolo “
Valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute con
riferimento alla provenienza da altri Paesi”, è stato
realizzato da un
gruppo di lavoro
facente capo all’ASL di Brescia, all’Associazione Industriale Bresciana, a
CGIL, CISL e UIL.
Non
si tratta non di un lavoro teorico, ma di un percorso costruito attraverso una
sperimentazione avvenuta in 7 aziende
di mediograndi dimensioni appartenenti ai settori metallurgico, metalmeccanico
e delle materie plastiche, coinvolgendo 267 lavoratori di cui 136 stranieri.
È
stato predisposto un “
modello
pluridimensionale mirato a individuare e, per quanto possibile, pesare le
diverse fragilità caratteristiche della condizione di migrante, attraverso un
questionario e un test linguistico”.
Dalla
sperimentazione sono emersi diversi
dati
interessanti.
Ne
presentiamo brevemente alcuni:
-
“il gruppo di
lavoratori immigrati,
in Italia mediamente da 14 anni, era mediamente poco più giovane rispetto a
quello degli italiani”;
-
“gli immigrati risultavano avere una scolarità più variegata, con presenza di
tre analfabeti ma anche più diplomati (35% stranieri vs 14% italiani) e otto
laureati, e mediamente più elevata rispetto ai colleghi italiani”;
-
è emersa una “sovra qualificazione” rispetto alla mansione svolta
significativamente superiore per i lavoratori immigrati rispetto agli italiani
(11% vs 3%)”;
-
gli stranieri “riportavano più frequentemente di lavorare in turni od orari
disagiati rispetto ai propri bisogni (17% vs 11%)”;
-
“rispetto ai colleghi italiani, un numero maggiore di lavoratori stranieri è
risultato conoscere in maniera insufficiente il nostro sistema di tutela nei
luoghi di lavoro (figure aziendali addette alla sicurezza, INAIL, INPS etc.)
(14% vs 3%)”. Anche per quanto attiene la comprensione della
formazione fornita
dalle aziende in materia di sicurezza, “gli immigrati hanno risposto in
percentuale maggiore (43%) rispetto agli italiani (23%) di non aver ben
compreso quanto gli era stato spiegato”;
-
riguardo alle differenze nell’atteggiamento culturale “gli immigrati tendevano
ad attribuire maggiormente alla ‘attenzione dei lavoratori’ la prevenzione
degli infortuni (48% degli stranieri vs 30% italiani), piuttosto che alla
necessaria ‘collaborazione fra azienda e lavoratori’ (50% degli stranieri vs
69% degli italiani)”.
L’
analisi dei risultati ha dunque
evidenziato “maggiori criticità a carico del gruppo dei lavoratori immigrati
rispetto agli italiani per quanto riguardava, come atteso, i fattori personali
ma anche rispetto ai fattori lavorativi”. Criticità sono state rilevate
“rispetto alla conoscenza del sistema di tutela nei luoghi di lavoro, alla
comprensione della formazione ricevuta in materia di sicurezza e
all’atteggiamento culturale nei confronti delle azioni da intraprendere per
ridurre gli infortuni nei luoghi di lavoro”.
Si
ricorda che l’esperienza condotta “ha portato ad un primo approccio e ad una
sensibilizzazione nei confronti della tematica all’interno delle singole realtà
lavorative. Si sottolinea a questo proposito che è stato fondamentale il coinvolgimento
attivo degli RLS”.
Il
metodo intende “fornire
strumenti utili
nel processo di valutazione dei rischi per mettere in luce quegli elementi
di fragilità che sono propri della condizione di migrante e che potrebbero
avere una ricaduta sulla salute e sicurezza degli stessi lavoratori migranti,
fornendo indicazioni per identificare le misure di prevenzione e protezione per
garantire uguali livelli di tutela fra stranieri e autoctoni”.
In
questo senso i dati che si possono ottenere con il metodo proposto devono
“integrare gli elementi presenti nel Documento di
Valutazione dei Rischi quali l’andamento infortunistico, i risultati della
sorveglianza sanitaria e la valutazione dei rischi tradizionali, incluso lo stress
lavoro-correlato,
consentendo di condurre riflessioni sulle possibili ricadute legate alla
maggiore vulnerabilità della condizione di migrante ed ottenere indicazioni
sulle prioritarie aree di intervento”.
Nel
documento vengono riportati anche i
limiti
del metodo, come “la
soggettività
nelle modalità di somministrazione, valutazione e attribuzione dei punteggi,
che persiste nonostante siano state predisposte apposite guide”. Un altro
limite dello strumento proposto è “la non possibilità di stabilire un modello a
semaforo per interpretare il punteggio raggiunto dal solo gruppo di lavoratori
migranti (per es. in aziende con solo lavoratori stranieri), in assenza di
studi che correlino il livello di fragilità evidenziata al rischio di infortuni
o malattie lavoro-correlate”.
Concludiamo
sottolineando che in appendice al volume che abbiamo presentato sono presenti
tutti i
documenti utili per
l’applicazione del metodo proposto:
-
guida alla somministrazione dei questionari;
-
guida alla somministrazione del test linguistico;
-
nota informativa per i lavoratori;
-
scheda per l’attribuzione dei punteggi;
-
test linguistico per lavoratori immigrati;
-
questionario per lavoratori immigrati;
-
questionario per lavoratori italiani.
Asl
Brescia, con la collaborazione di Associazione Industriale Bresciana, CGIL,
CISL e UIL, “ Valutazione dei
rischi per la sicurezza e la salute con riferimento alla provenienza da altri
Paesi”,
realizzato dal gruppo di lavoro formato da Domenica Sottini, Laura Benedetti,
Fiorenza Comincini, Enrichetta Mangerini, Issa El Hamad, Marta Provasi, Michele
Magoni, Alessandro Corsini, Simone Zanolini, Pietro Ferrari, Adele De Prisco,
Roberto Maestrelli, con il contributo di Mauro Baioni (formato PDF, 2.21 MB).
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