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"Equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, e-fact EU-OSHA"

fonte quotiodianosicurezza.it / Eventi e Appuntamenti

22/02/2012 - Pubblicato da EU-OSHA l’e-facts “Problemi di famiglia ed equilibrio tra lavoro e vita privata”. Pubblicazione al momento disponibile in lingua inglese.

La società e il mondo del lavoro sono radicalmente cambiati nelle ultime poche decine di anni: da famiglie mono reddito in cui era l’uomo a lavorare si è passati a famiglie in cui entrambi i genitori lavorano. I ritmi e la qualità del lavoro si sono trasformati caratterizzandosi per la grande flessibilità, specializzazione e precarietà.

I lavoratori, uomini e donne, di oggi devono letteralmente fare i conti con i tempi di lavoro e i tempi di vita familiare e  perseguire con fatica un equilibrio tra i due, equilibrio che deve essere raggiunto per quanto riguarda la quantità di tempo dedicato ad ognuno dei due aspetti della vita, il coinvolgimento psichico e emotivo nei due ambiti e la soddisfazione che ogni aspetto della vita riesce a dare.

Spesso questo equilibrio non si raggiunge e i lavoratori si trovano a vivere delle situazioni di conflitto tra la vita familiare e la vita lavorativa, conflitti che possono scaturire dalla diseguale distribuzione del tempo, dalla disparità dell’impegno o da diversi comportamenti.

Il conflitto che in Europa si genera di solito è legato al fattore tempo:

  • Il 27% dei lavoratori europei ritiene di passare tropo tempo a lavoro;
  • il 28% dei lavoratori ritiene di poter passare troppo poco tempo in famiglia;
  • 36% dei lavoratori afferma di non aver tempo sufficiente per gli amici e le relazioni sociali;
  • il 51% dei lavoratori afferma che non ha tempo per coltivare i propri interessi.

Il conflitto “famiglia- lavoro” è una situazione che può mettere in crisi un individuo e determinare un peggioramento dello stato di salute sia mentale che psichica, un basso grado di soddisfazione, un alto livello di stress, una maggiore tendenza all’abuso di alcol, ansia, depressione, disturbi alimentari e affaticamento cronico.

Inoltre questa situazioni possono tradursi in un fattore negativo per l’ organizzazione lavorativa dove i fenomeni descritti possono legarsi a:

  • Diminuzione della soddisfazione del dipendente nei confronti del suo lavoro;
  • assenteismo e aumento della mobilità;
  • abbassamento delle performance e innalzamento del livello di stress;
  • intenzione di lasciare l’organizzazione per cui si lavora.

Cosa possono fare i datori di lavoro per contrastare il fenomeno? Un primo livello di interventi riguarda l’organizzazione del lavoro e la possibilità di intervenire sui suoi orari. Negli ultimi anni si sono sperimentate varie alternative al lavoro a tempo pieno, con i propri pro e contro:

  • Il part-time permette di guadagnare del tempo per stare in famiglia, la retribuzione è ridotta e può crearsi il rischio che su un orario ridotto venga caricato tutto il lavoro che sarebbe stato svolto a tempo pieno;
  • soluzioni di flessibilità dell’orario quotidiano con entrate ed uscite dal lavoro variabili e gestite direttamente dal lavoratore;
  • settimana di lavoro compressa, con pochi lunghi giorni lavorativi (fino a 12 ore) e tre o quattro giorni di riposo può aumentare la possibilità di curare i rapporti sociali.

Cosa possono fare i lavoratori? Prima di tutto è bene informarsi: spesso i lavoratori non sono nemmeno a conoscenza delle opportunità che possono essere attuate. In seconda battuta è utile condividere tra colleghi le problematiche legate al conflitto famiglia-lavoro, in questo modo si possono creare dei rapporti di sostegno reciproco e imparare gli uni dagli altri come trovare soluzioni efficaci. Un’altra ipotesi per affrontare un periodo particolarmente oneroso a livello familiare é quello di  valutare di ridurre temporaneamente gli orari di lavoro. In ultimo sarebbe bene almeno ogni anno fare col proprio dirigente il punto della situazione esplorando possibili soluzioni alternative.

A livello normativo uno strumento diffuso su base comunitaria per sostenere la genitorialità è l’istituto del congedo parentale che consiste nella possibilità di uno dei due genitori, in caso di nascita o di adozione, di assentarsi dal luogo di lavoro per quattro mesi. Al ritorno il neo-genitore potrà riprendere la sua posizione  o rientare in una posizione equivalente ed adeguata alla sua nuova situazione di vita.

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