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"Donne e malattie correlate al lavoro"
fonte puntosicuro.it / Salute
21/03/2012 -
La
ricerca “Donna P.E.R.LA” (Prevenzione e rischi sul lavoro), realizzata da Cgil,
Cisl e Uil del Piemonte, con la collaborazione della Regione, della Consigliera
di Parità regionale, dell’Epidemiologia Piemonte e dell’Inail è uno studio a
tutto campo, centrato sulle differenze di genere e sull’universo femminile,
utile a individuare (per sindacati e governi locali) piattaforme e strategie
possibili per la riduzione dei disagi fisici e psichici.
Dall'indagine
sono emersi che le donne soffrono non solo delle patologie correlate ai movimenti ripetuti, posture
incongrue, ritmi di lavoro intensi, ma anche, e soprattutto, di depressione
determinata dalla scarsa autorità decisionale, dalle basse possibilità di
utilizzo delle proprie abilità tecniche. Carichi di lavoro cui aggiungono –
perché sono loro a compierle in maggioranza ancora oggi – le “mansioni” che
svolgono a casa, come l’assistenza a genitori e suoceri o le faccende
domestiche.
La
ricerca si è avviata a giugno per terminare a settembre del 2010 ed è stata
realizzata su 25 aziende, mediante la somministrazione di 1.874 questionari. Il
campione, è composto perlopiù da donne (79,2 per cento), con un’età media di
41,8 anni.
Dallo
studio dei questionari è emersa una netta sproporzione tra maschi e femmine
nella cura dei figli (51 per cento tra le donne contro il 33 degli uomini),
nell’assistenza a familiari disabili o anziani, nello svolgimento dei lavori
domestici (97 per centro tra le donne contro il 73 degli uomini). Così come
notevoli differenze tra uomini e donne nell’esposizione a specifici rischi,
differenze che suggeriscono “una segregazione di genere nei compiti svolti, che
appare più spiccata in alcuni settori, tra cui l’alimentare, il metalmeccanico
e le pulizie”.
Altro
tema importante è quello dello scarso utilizzo di macchinari e strumenti di
protezione. Quasi il 50 per cento dei lavoratori/trici è esposto a rumore
sempre o spesso elevato, eppure ben il 46 per cento non usa “mai” i dispositivi
di protezione acustica, un segnale
che “indicherebbe che in diverse aziende la formazione sulla sicurezza
non sia stata realizzata in maniera efficace”. Lo stesso si può dire a
proposito della bassa percentuale di utilizzo dei dispositivi di sollevamento,
anche quando disponibili, tra i soggetti esposti a sollevamento di persone.
Le
donne sono le più interessate (in negativo) ai fattori ergonomici.
In generale, un quarto del campione (sia maschi sia femmine) solleva o
movimenta carichi pesanti per almeno due ore al giorno, oltre la metà piega o
ruota spesso il busto, due terzi compie movimenti ripetitivi con le mani, il 35
per cento fa sforzi muscolari molto intensi. L’analisi rileva quindi un’alta
prevalenza di disturbi all'apparato muscolo-scheletrico. Tra i settori, più
colpiti, quelli delle pulizie, dell’assistenza e della metalmeccanica. Altri
apparati fisici sotto pressione sono quelli uditivo, cutaneo e respiratorio.
Un
altro aspetto analizzato è quello dei fattori psicosociali. Il campione
evidenzia in generale un’elevata esposizione “a caratteristiche psicosociali
sfavorevoli, soprattutto per quanto riguarda l’autorità decisionale e la
possibilità di sviluppare le proprie abilità tecniche, il grado percepito di
riconoscimento del proprio lavoro, il supporto da parte dei supervisori, i
conflitti casa-lavoro, la giustizia
nella risoluzione dei conflitti e nella distribuzione dei carichi di lavoro”.
Tra
gli aspetti analizzati oltre alla depressione e abuso di alcolici, anche la gravidanza e
la maternità. Il 42 per cento delle lavoratrici ha smesso di lavorare entro
la fine del terzo mese, mentre circa un terzo ha continuato a lavorare oltre il
sesto mese. Il 16 per cento delle donne, infine, riferisce di aver subìto
discriminazioni al rientro dall’ultima maternità: di queste, il 73 per cento in
forma di cambiamenti della mansione, il 75 di cambiamenti della postazione di
lavoro, il 62 di orari.
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