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"Mobbing, organizzazione di lavoro e stile di leadership"
fonte www.puntosicuro.it / Responsabilità sociale
21/06/2012 - I cambiamenti che interessano da diversi anni il mondo del lavoro
hanno portato, come rilevato anche dall’Istat (Istituto Nazionale di
Statistica), ad un sensibile aumento del disagio nelle
relazioni lavorative; ad esempio con riferimento alle varie forme di
mobbing e alla presenza di reiterati e sistematici atteggiamenti ostili nei
confronti di singoli lavoratori dovuti al comportamento discriminatorio di
colleghi, sottoposti o superiori.
Il
tema del mobbing è stato
recentemente affrontato su alcuni interventi pubblicati nel numero di gennaio/marzo
2012 (n. 1/suppl. A Psicologia) del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia.
In
“
Mobbing: tra
struttura di personalità e caratteristiche organizzativo - gestionali
dell’ambiente lavorativo” - a cura di Concettina Fenga, Annamaria De
Luca, Gaetano Barresi, Carmelina Di Nola, Anna Cacciola, Chiara Anna Platania, Antonio
Di Rosa, e Angela Alibrandi (Policlinico Universitario “G. Martino”, Messina) –
si ricorda che la relazione tra eventi stressanti in ambito lavorativo e il
loro effetto sulla salute è “oggetto di numerosi studi e in questo ambito il
fenomeno Mobbing ha assunto crescente interesse per la psichiatria sociale e la
medicina del lavoro”.
In
particolare con il presente studio si è voluto “valutare la
relazione esistente tra mobbing, stress
occupazionale e struttura di personalità”, in un gruppo di soggetti che si
è rivolto all’ambulatorio “Disturbi dell’Adattamento lavorativo” di un Istituto
di Medicina del Lavoro, tra Dicembre 2008 e Giugno 2010, per problematiche
mobbing-correlate.
Attraverso
la somministrazione di diversi
questionari
e test (Leymann Inventory of Psychological Terror Ege Professional - LIPT,
Occupational Stressor Indicator - OSI, Minnesota Multiphasic Inventory-2 - MMPI-2)
è stato possibile “valutare situazioni di mobbing, le fonti e gli effetti dello
stress lavorativo, nonché i tratti di personalità nel gruppo in studio”.
Dalla
visita medica e dalla raccolta dei dati anamnestici i sintomi riscontrati con
più frequenza sono stati: “manifestazioni depressive (40%), sintomi nevrotici
(30%), disturbi dell’apparato gastrointestinale (14%), e disturbi del sonno
(14%)”.
I
risultati hanno evidenziato “un’
alta
frequenza di comportamenti negativi legati al ruolo e ai compiti lavorativi”.
In particolare “l’incapacità dei soggetti di gestire il conflitto rispetto
all’aggressore, l’assenza di autostima, lo sviluppo di disturbi psicosomatici e
il riferito intento persecutorio del mobber, depone per un quadro compatibile
con sindrome mobbing-correlata”. E il questionario OSI “ha individuato, tra le fonti di
stress, aspettative conflittuali legati al ruolo e frustrazione legata alla
crescita personale; i soggetti sentono di non partecipare a sufficienza nel
prendere decisioni e di non avere possibilità di carriera”.
Lo
studio evidenzia in particolare che “alti livelli di stress
occupazionale e inadeguate strategie di coping (di adattamento ai fattori
stressogeni, ndr) possono dare origine a manifestazioni depressive, isteriche e
paranoiche”. E si può affermare che “esiste una relazione fra percezione dei
comportamenti avversativi e salute psichica, indipendentemente dalla capacità
del soggetto di fronteggiare eventi di vita stressanti”.
Il
mobbing si configura oggi “come un fenomeno complesso nel quale si possono
rintracciare “numerose variabili riferite all’organizzazione (stile della
leadership, cultura organizzativa, organizzazione lavoro, stressors
del lavoro), alle caratteristiche della vittima e del mobber (personalità,
competenze sociali), del gruppo sociale (coesione di gruppo, pressioni di
gruppo, norme di gruppo) ed infine alle possibili conseguenze”.
I
risultati suggeriscono infine “che, sebbene la relazione tra mobbing e tratti
di personalità rimane tuttora controversa, la migliore strategia per affrontare
il fenomeno è la
prevenzione che deve essere
attuata a partire dall’organizzazione del lavoro e dalla gestione dei conflitti
interpersonali all’interno del contesto di lavoro”.
Un
secondo intervento, relativo alla presenza di mobbing nel settore sanitario, si
intitola “
Stile di leadership
e rischio di mobbing: risultati di una ricerca empirica in ambito
infermieristico” ed è a cura di Loretta Caporale, Alvisa Palese (Corso
di Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, Università
degli studi di Udine) e Guido Bortoluzzi (Dipartimento di Scienze Economiche,
Aziendali, Matematiche e Statistiche - “Bruno de Finetti”, Università degli
Studi di Trieste).
Nell’intervento
si ricorda che diversi studi segnalano che nel
contesto infermieristico “il mobbing trova una diffusione
particolarmente elevata con riflessi che spaziano dalla riduzione della qualità
assistenziale erogata, alla diminuzione del livello di soddisfazione
dell’utenza e finanche alla compromissione dell’immagine aziendale quando il
fenomeno diviene di dominio pubblico”.
E
in quest’ambito “lo
stile di leadership
è riconosciuto essere uno dei più importanti fattori antecedenti del mobbing,
in grado di contenerne l’insorgenza o comunque di moderarne gli effetti”.
Ricordando
che la figura del
Coordinatore
Infermieristico (“ex caposala”) è “cruciale per il collocamento
organizzativo intermedio tra la direzione aziendale e infermieristica e il team
di lavoro”, lo studio ha coinvolto 175 infermieri e ostetriche di un’Azienda
Ospedaliera Pubblica con l’obiettivo di indagare proprio “l’esistenza di una
relazione tra lo stile di leadership adottato dal Coordinatore Infermieristico
e l’insorgenza di rischio di mobbing nel personale
infermieristico”.
Il
risultato considerato dagli autori “più apprezzabile” è quello di aver fornito
“conferma all’ipotesi secondo la quale alla presenza di un
modello direzionale di tipo partecipativo è significativamente
minore la diffusione di ‘azioni negative’ tra gli infermieri”.
In
questo senso “lo stile direzionale esercitato dal Coordinatore assume pertanto
un ruolo di attenuazione dell’insorgenza di fenomeni di mobbing” e intervenire
su variabili organizzative, come lo stile di leadership, “permette di ridurre
il disagio
lavorativo e, di conseguenza, i fattori ad esso correlato che incidono
sulla qualità assistenziale erogata”.
“ Criteri ed indirizzi per la valutazione del
rischio e le corrette modalità comportamentali degli operatori nello
svolgimento di attività subacquee delle Agenzie Ambientali”, a cura di S. Gini e F. Serena (Arpa
Toscana), M.G. Marchesiello (Arpa Emilia-Romagna), M. Albertazzi, D. Viglione e
E. Zunino (Arpa Liguria), articolo presentato al 18° Convegno di igiene
industriale (formato PDF, 191 kB).
“ Criteri ed indirizzi per la valutazione del
rischio e le corrette modalità comportamentali degli operatori nello
svolgimento di attività subacquee delle Agenzie Ambientali di Arpa
Emilia-Romagna, Arpa Liguria e Arpa Toscana”, a cura di S. Gini e F. Serena
(Arpa Toscana), M.G. Marchesiello (Arpa Emilia-Romagna), M. Albertazzi, D.
Viglione e E. Zunino (Arpa Liguria), slide presentate al 18° Convegno di
igiene industriale (formato PDF, 184
kB).
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