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" Ilva: in settimana l’esame del piano d'attuazione dell’AIA"

fonte www.insic.it / Ambiente

13/11/2012 - Il ministero dell’Ambiente ha ricevuto venerdì scorso il piano dell’Ilva per l’attuazione dell’AIA (Autorizzazione integrata ambientale) rilasciata il 26 ottobre scorso ai fini del risanamento ambientale dello stabilimento di Taranto.

Il documento, che è stato illustrato nel corso di una lunga riunione tecnica, individua gli interventi di adeguamento degli impianti, e delle loro fermate conseguenti, secondo il cronoprogramma dell’Aia.
Il ministero sta analizzando nel dettaglio gli interventi previsti dall’azienda per verificarne la congruità con le misure ambientali contenute nell’autorizzazione; l’esame sarà completato in questa settimana.
Sull’AIA il ministro Corrado Clini si è espresso in questi giorni chiarendo che essa rispetta, anzi in molti casi anticipa, le più rigorose regole europee, e le norme nazionali e regionali per la protezione della salute e dell'ambiente.

Nel frattempo, a Taranto i custodi giudiziali hanno stabilito che l'Ilva da ora in poi non potrà scaricare più di 15mila tonnellate di materie prime e che le giacenze di materie prime nei parchi minerali-carbon fossile e minerali di ferro - non dovranno superare i quindici giorni. Si tratta di un provvedimento che è volto ad accelerare i tempi di spegnimento degli impianti ai fini dell’eliminazione delle emissioni nocive, così come chiesto dalla Procura.

In attesa che si prendano decisioni definitive circa lo spegnimento completo dell’impianto, dal primo dicembre l'Ilva si fermerà per lavori di rifacimento dell'altoforno 1 ma non si fermerà l'altoforno 5, che è il più grande dello stabilimento e che, secondo i tempi dell'autorizzazione integrata ambientale, dovrebbe fermarsi da luglio 2014.
L’Agi riporta che i custodi hanno quindi vagliato la possibilità di chiamare aziende esterne qualora dall'Ilva arrivi il rifiuto a fermare in tempi brevi anche l'altoforno 5. E se l'Ilva non anticiperà i fondi necessari alle operazioni tecniche di spegnimento, una possibile opzione potrebbe essere quella di ricorrere all'Erario, richiedendo circa 2,5 milioni di euro.
In alternativa i custodi hanno scelto la strada del taglio all’approvvigionamento delle materie prime, che dovrebbe mettere il complesso siderurgico nelle condizioni di doversi necessariamente fermare.

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