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"Verifiche “trimestrali” e “decennali” sugli apparecchi di sollevamento"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza
05/09/2013 - Ebbene, ci sono tante verifiche, alcune obbligatorie per legge,
altre obbligatorie solo tramite prescrizioni indirette, alcune ad alta
frequenza, altre davvero eccezionali. È ovvio che tutte vadano eseguite
ma … sarà il caso di fare un pochino di ordine?
Escludiamo da subito le verifiche eseguite da enti terzi, ASL o
altri enti autorizzati, e concentriamoci solo sulle verifiche comunque a
carico del datore di lavoro.
A cosa servono le verifiche?
Non è una domanda banale, visto che ogni dispositivo tecnico e
legislativo sottintende una interpretazione tecnica senza renderla
esplicita.
Allora facciamo due casi, che poi sono quelli effettivamente sottintesi:
-
verifiche volte a garantire nel tempo l’integrità della apparecchiatura di sollevamento,
sotto tutti i punti di vista, dalla solidità strutturale alle
caratteristiche funzionali, beninteso considerando solo quelle che hanno
impatto sulla sicurezza. Esempi: funzionalità dei freni, integrità
della fune di sollevamento, conservazione delle saldature.
Queste verifiche, per loro natura, devono essere eseguite con una
frequenza comparabile con i tempi di sviluppo di un deterioramento
potenzialmente pericoloso. Quindi se si dice abitualmente che si tratta
di verifiche trimestrali, in realtà potrebbero e dovrebbero essere più o
meno frequenti a seconda della fisica dei fenomeni di cui si vuole
tenere conto; ma la trimestralità si dimostra un buon compromesso.
Quindi verifiche piuttosto frequenti, trimestrali appunto, volte a
intercettare fenomeni che si sviluppano velocemente, inclusi i
deterioramenti delle parti dichiaratamente di usura come freni, pulegge,
funi ecc.;
-
verifiche volte a riqualificare progettualmente le apparecchiature,
volte a valutare se sia possibile prolungarne la vita oltre i termini
previsti in sede di fabbricazione. Queste verifiche sono svolte con
frequenze molto basse (la normativa sui carroponte parla di dieci anni,
per legge alcune apparecchiature, solo alcune, devono essere invece
verificate almeno dopo venti anni di utilizzo), proprio per la loro
finalità di controllare quale sia l’eventuale margine di vita residua.
Verifiche
“trimestrali” o “periodiche”
Le verifiche così dette
trimestrali (dove la periodicità salvo che per funi e catene in realtà
deve essere stabilita dal datore di lavoro) hanno la finalità di controllare lo
stato complessivo di una attrezzatura di sollevamento senza entrare in aspetti
progettuali. Si presume quindi che ad un istante zero (che dovrebbe coincidere
con l’installazione) l’attrezzatura sia idonea sotto tutti i punti di vista
(correttamente progettata, fabbricata e installata e adeguata all’uso
previsto), e che quindi il fine delle verifiche sia quello di controllare che
tale stato si mantenga nel tempo, oppure di evidenziare quali elementi di usura
sono arrivati ad uno stato di deterioramento tale da richiederne la
sostituzione.
Qui abbiamo dato per sottinteso
un concetto che preferiamo esplicitare.
Elementi (componenti)
di
usura sono quelle parti della attrezzatura che, prevedibilmente, nella vita
prevista del mezzo, dovranno essere sostituite. Non ci interessa, di principio,
quale sia la frequenza di sostituzione, se tre mesi o due anni.
Gli altri, che potremmo anche
definire
elementi strutturali, sono
quelli la cui sostituzione non ha senso economico; da questi secondi dipende la
vita effettiva (utile) della attrezzatura.
Consideriamo un carroponte:
- elementi di usura
sono funi, ganci, componenti dei freni, pulegge …
- elementi
strutturali sono le travi, la struttura del carrello …
Evidentemente una verifica
trimestrale, avendo primariamente finalità di sicurezza, andrà ad indagare
anche lo stato degli elementi strutturali che potrebbero comunque essersi
danneggiati o deteriorati per effetto di eventi incidentali (sovra carichi,
urti, tiri obliqui), ma si tratta di una verifica “superficiale” in quanto si
vanno a cercare grosse anomalie che dovrebbero essere assolutamente evidenti.
In tale sede non avrebbe senso
ricercare deterioramenti di tali elementi derivanti da un uso corretto del
mezzo. Se ci fossero significherebbe che in sede di progettazione,
fabbricazione e collaudo, o che in sede di scelta del mezzo rispetto all’uso
previsto, ci sono stati degli errori grossolani, e come detto che tali errori
non ci siano è un presupposto irrinunciabile per le verifiche trimestrali.
Cosa ne segue? Ne segue
l’approccio tecnico alle verifiche trimestrali. Ovvero quali tipologie di
verifiche hanno davvero significato concreto e utile. Principalmente si tratta
di verifiche visive o effettuate tramite controlli non distruttivi. Sicuramente
si escludono le verifiche distruttive di qualunque tipo, così come le verifiche
che necessitano di significativi smontaggi.
A questo punto sorge un dubbio: è
davvero sostenibile che con controlli visivi o non distruttivi si possano
vedere tutti i problemi di una attrezzatura
di sollevamento, riferibili a deterioramenti prevedibili di elementi di
usura (secondo la definizione che abbiamo scelto in questo articolo)?
La risposta, tecnicamente,
sarebbe negativa: pensiamo solo ai perni incamiciati di un bilancino o di una
tenaglia di sollevamento. Però dal punto di vista tecnico/legale la risposta
sarebbe diversa: spetta al costruttore realizzare un bene che sia manutenibile
e verificabile in relazione ai deterioramenti prevedibili; se lui quindi mi
certifica una attrezzatura che comprende elementi non ispezionabili, e non mi
prescrive nulla di particolare sul manuale, io, in linea di principio e secondo
legge (articolo 70 e 71 D.Lgs. 81/2008), non sono tenuto ad occuparmene in modo
specifico. Salvo che un evento incidentale non mi evidenzi l’eventuale errore
del costruttore.
Concludendo: verifiche di
conservazioni di tutte le parti, con focus specifico su quelle di usura o per
cui è comunque prevedibile un deterioramento. Verifiche visive e non
distruttive con frequenza relativamente alta. Nessun calcolo o considerazione a
carattere strutturale. Volendo piuttosto una prova
di carico a ratifica del tutto.
Verifiche "decennali" o "di vita residua"
La normativa e la legislazione
non si contraddicono, ma trattano tipologie di attrezzature diverse e danno
indicazioni temporali diverse.
Il concetto comunque è lo stesso,
sia che si parli di ventennale di una autogru, che di decennale di un
carroponte.
Le attrezzature
di sollevamento non sono progettate a vita infinita, bensì a vita finita.
Quindi, dato un carico massimo e una determinata intensità di impiego
(attenzione, non basta il carico massimo), vengono calcolate per durare un
certo numero di cicli, ovvero di anni.
Ovviamente se il mio numero di
cicli diventa più gravoso di quello previsto in progettazione, beninteso senza
superare il carico massimo, la vita della attrezzature in anni si accorcia
rispetto alle previsioni, e viceversa.
È evidente che
nel corso della vita della attrezzatura una
verifica è utile (anzi necessaria), per capire “a che punto della propria vita,
comunque finita, sia arrivata la attrezzatura”. E quindi determinare la
vita utile rimanente (se c’è).
Ma la domanda che spesso mi sento
fare deve trovare risposta: è questa una semplice ripetizione della verifica
trimestrale? La risposta è, ovviamente, NO, ora vedremo perché.
Come detto le verifiche decennali
o ventennali sono verifiche di riqualifica della vita residua. Quindi gli
elementi di usura restano nell’ambito delle verifiche “trimestrali” e pertanto
si possono dare già per controllati (necessaria è l’acquisizione della relativa
documentazione). L’obiettivo delle verifiche che stiamo qui trattando è,
invece, il controllo dello stato di tutto ciò che non è di usura ma
strutturale, ovvero di tutto quanto può essersi degradato, pur con estrema
lentezza, a seguito della fatica ma anche di altri fattori indotti dall’esterno
(ruggine, usura indotta dallo sfregamento di polveri abrasive ecc.).
Qui, come giusto, le verifiche
devono scendere al giusto approfondimento tecnico, evidente col limite del
fatto che da controllare sono le parti strutturali, e comprendono
necessariamente una parte di
reverse
engineering in relazione al calcolo della vita residua. Calcolo che a sua
volta terrà conto delle evidenze dei controlli strutturali.
Quindi l’iter potrebbe essere:
- calcolo
preliminare per verificare che già non esistano evidenze oggettive relative
all’uso passato che precludono qualunque forma di vita residua;
- verifiche visive,
verifiche dimensionali, controlli non distruttivi e controlli in genere;
- prova di carico
statica eseguita al carico massimo ammissibile per la attrezzatura e verifica
delle deformazioni;
- relazione
conclusiva che sulla base della somma delle evidenze calcola la vita residua.
Nulla di particolare, ma certo
del tutto diverso da quanto in precedenza considerato per la trimestrale.
Conclusione
In un mondo di adempimenti
complessi, è importante avere le idee chiare, almeno quando possibile.
Altrimenti si possono commettere errori che col tempo diventano ingestibili o
irreparabili. Piuttosto che affidare l’esecuzione della attività a chi non la
conosce nei dettagli, e quindi ricevere un esito basato su evidenze
insufficienti.
Ripetiamo che è un mondo
complesso, non tanto quello del sollevamento, quanto piuttosto l’area
ingegneristica della sicurezza sul lavoro; e questo mondo deve essere
affrontato con la necessaria competenza, e con grande serietà.
Alessandro
Mazzeranghi e Luca Belgero
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