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"I rischi per i lavoratori cinematografici"

fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro

13/02/2014 -
Disponibile sul sito dell’ Università degli Studi di Roma la Sapienza, un documento che presenta i fattori di rischio per i lavoratori cinematografici, redatto da Franco Ragusa (Tecnico Effetti Speciali) e Maria Grazia Ruffino (Medico Competente). Ne presentiamo un estratto con specifico riferimento ai particolari ambienti di lavoro.

FATTORI DI RISCHIO PER I LAVORATORI CINEMATOGRAFICI
Ambienti di lavoro, Organizzazione, Orario e Ritmi di lavoro.
 
1 - Ambiente di lavoro
Come spesso segnalato nei lavori effettuati nell’ambito della sorveglianza sanitaria nel settore dello spettacolo, una delle prime difficoltà da superare riguarda l’individuazione dell’ambiente di lavoro e dei rischi connessi.
In genere è possibile fare una prima distinzione sulla base del tipo di “Prodotto”, tenendo chiaramente conto dei terreni comuni: televisivo, cinematografico, pubblicitario.
 
1.1 - Teatri di posa – Studi cinematografici
Per i prodotti televisivi quali talk-show, spettacoli di varietà e d’informazione, le lavorazioni sono prevalentemente svolte in luoghi specificatamente adibiti, studi, con scenografie che non subiscono particolari trasformazioni durante le registrazioni o trasmissioni dal vivo.
Questo consente di avere tempi di preparazione e/o d’intervento su tutti gli aspetti della lavorazione (modifiche scenografiche, illuminazione e movimenti di macchina) in momenti diversi o comunque temporalmente lontani dalle fasi di registrazione del prodotto. E’ quindi possibile poter parlare di due fasi distinte relativamente alle fasi di preparazione e le riprese.
Anche per i prodotti cinematografici o pubblicitari si fa largo impiego di teatri.
Diversamente dai prodotti televisivi menzionati, però, gli interventi di preparazione sono spesso coincidenti con quelli delle riprese. Nulla di più normale, quindi, assistere a profonde
trasformazioni scenografiche mentre nello stesso momento macchinisti ed elettricisti sono all’opera per posizionare la macchina da presa e correggere l’illuminazione. Una delle prime qualità necessarie per gli operatori del settore è appunto quella di riuscire a fare il proprio lavoro, in pochi metri quadrati, mentre altri 30-60 lavoratori di altri reparti fanno altrettanto.
In simili circostanze è facile prevedere difficoltà nel cercare di mantenere una pianificazione
comune che tenga conto, ad esempio, di alcune norme di sicurezza.
Volendo fare alcuni esempi, si pensi all’operaio munito di adeguato DPI per la lavorazione che sta eseguendo (un pittore che vernicia una parete con una pompa; un plaster che taglia degli elementi in resina; un macchinista che solleva un carico sospeso), mentre pochi metri più in là altri lavoratori con diversa mansione ne sono sprovvisti.
Altro aspetto della sicurezza che può venire meno in conseguenza del possibile mancato raccordo tra i diversi reparti e la velocità di esecuzione richiesta durante le riprese, sono le trasformazioni che il luogo di lavoro (il set all’interno dello studio) subisce dal momento che viene consegnato alla troupe al momento che questa inizia a montare e smontare le strutture necessarie per le riprese. Da verificare, in tal senso, la riduzione delle vie di fughe e l’improvvisa necessità di muoversi in costruzioni scenografiche non praticabili e non affiancate da ponteggi praticabili.
In altre parole, ciò che è a norma all’atto della consegna, può facilmente divenire un luogo di lavoro con specifici fattori di rischio, al di là della determinata mansione specifica per la quale il singolo lavoratore è sottoposto a sorveglianza sanitaria, da individuare e risolvere volta per volta in conseguenza di tutte le fasi di lavoro richieste per effettuare le riprese.
Relativamente alla corretta definizione di questo variegato tipo di rischi, quindi, il documento di
valutazione del rischio potrebbe risultare carente, tanto più che si deve purtroppo lamentare la
scarsa collaborazione dei lavoratori delle troupe circa la loro individuazione. Trattandosi di lavoratori a tempo determinato per periodi che mediamente vanno dalle 6 alle 10 settimane di
lavoro (in pubblicità si può mediamente parlare di 4-6 giorni lavorativi), la tendenza è quella di
evitare attriti con i datori di lavoro che potrebbero pregiudicare future assunzioni.
Sempre in riferimento a questo tipo di rapporto contrattuale, inoltre, c’è da mettere in evidenza la presenza di un elevato numero di lavoratori giornalieri. Al di là della difficoltà di monitorare questi lavoratori, quale che sia la mansione svolta, si tenga presente che spesso si tratta di figure professionali occasionalmente richieste (effetti speciali, stunts), con mansioni che prevedono specifici fattori di rischio, per sé e per gli altri lavoratori che verranno coinvolti nelle riprese, tali da richiedere una specifica predisposizione dell’ambiente di lavoro e dei DPI.
 
1.2 - Lavorazioni in esterno
Rispetto agli studi di posa, dove una serie di strutture sono normalmente immediatamente disponibili (passerelle; scenografie mobili; ecc.), le lavorazioni in esterno possono prevedere un impiego maggiore di macchinari e strutture mobili. Potrebbe rendersi quindi opportuno verificare se e quanto il lavoro in esterno possa essere eseguito in sicurezza e senza sovraccarichi di lavoro in relazione ai mezzi disponibili ed al numero di lavoratori impiegati.
Ovviamente, la questione dei mezzi a disposizione e del numero dei lavoratori impiegati è un
aspetto che non riguarda lo specifico delle lavorazioni in esterno, in quanto principalmente legata alla qualità del prodotto e ai tempi produttivi desiderati (i tempi di realizzazione del prodotto cinematografico dipendono da molti fattori: disponibilità degli attori; disponibilità delle location; ecc.).
In linea generale, quindi, in presenza di una corretta programmazione che tenga conto delle
difficoltà che verranno di volta in volta incontrate, non dovrebbero esservi particolari esigenze da dover considerare.
Unica differenza sostanziale tra le lavorazioni in studio e in esterno: la dipendenza alle condizioni ambientali.
In tal senso, sono da distinguere le esigenze programmabili da quelle eccezionali.
Per le riprese notturne verrà ovviamente privilegiato un orario di lavoro che sfrutti al massimo le ore notturne; così per le riprese diurne. La programmazione del lavoro dovrà quindi tenere conto di tutte le necessità relative ai possibili problemi, quali anche la scelta di location disagiate.
A queste esigenze programmabili si sovrappongono spesso imprevisti che potrebbero determinare ritardi nella realizzazione delle riprese.
Una scena iniziata con il sole, ad esempio, potrebbe non essere portata a conclusione in previsione dell’arrivo di condizioni di tempo avverse. Come anche la necessità produttiva di sfruttare al massimo le ore notturne o diurne. In tali circostanze è facile il venire meno dell’obbligo dell’ora di pausa entro le sei ore dall’inizio della giornata di lavoro; se non addirittura della pausa stessa una volta raggiunte le sette ore (vedi orario continuato più avanti).
Va precisato che il più delle volte ci si trova di fronte ad aperte violazioni contrattuali che, per i
motivi sopra accennati riguardo al rapporto di lavoro, non vengono denunziate dai lavoratori e che anzi divengono spesso oggetto di contrattazione privata, con orari di lavoro sul posto (escluso cioè il tempo eventualmente necessario per raggiungere il luogo delle riprese) senza pausa o con pausa ridotta che possono addirittura arrivare alle 9-10 ore giornaliere.
Di fronte ad una simile realtà, è evidente che la sorveglianza sanitaria è svuotata all’origine riguardo alla corretta valutazione dei rischi eventualmente connessi ad un orario di lavoro prolungato nel tempo in relazione alle singole mansioni.
Altro aspetto da considerare nelle lavorazioni in esterno, la scelta di procedere con la lavorazione anche di fronte a pessime condizioni atmosferiche: o perché si preferisce cambiare qualcosa nella scena pur di girare; o perché, addirittura, ciò consente di effettuare riprese più realistiche (scene con pioggia e/o vento forte, ambienti scenografici nelle condizioni desiderate).
Diversamente, quindi, dalle situazioni gestite dagli effetti speciali (ad esempio pioggia o vento a comando per il solo tempo necessario per le riprese), le troupe si trovano esposte in maniera
costante a quelle che sono le condizioni ambientali.
 
1.3 – Ambiente di lavoro e Mansioni nell’ambito del set e del lavoro di preparazione
Guardando alle varie qualifiche di tecnici e maestranze dello spettacolo, si può facilmente cadere nell’errore di considerare questi lavori in maniera eccessivamente specifica, senza cioè tenere conto che, al di là del lavoro di scena all’atto delle riprese, vi è sempre un lavoro di preparazione che può implicare lo sconfinamento in altre mansioni con diverse tipologie di rischio.
In una produzione con molte scenografie e con molte modifiche scenografiche, ad esempio, sarà normale avere più reparti che faranno ricorso all’uso di macchinari da falegnameria (costruzioni; arredamento; attrezzeria).
Il reparto macchinisti viene spesso chiamato a realizzare piccole costruzioni e ponteggi per
l’installazione delle luci o per il posizionamento della macchina da presa.
Il reparto effetti speciali che può comprendere più reparti al proprio interno: meccanica, fabbri,
falegnameria, pirotecnici; stuccatori; ecc.
 
(...)
 
 
 
 
RPS

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