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"Edifici in cemento armato, i geometri: ‘nuovo attacco alle nostre competenze’"

fonte www.edilportale.com / Professioni e Professionisti

05/03/2015 - Nuovo attacco alle competenze professionali. È la denuncia dei Gruppi di Base dei Geometri Liberi Professionisti "Geomobilitati" dopo che il Consiglio di Stato ha annullato la delibera con cui un Comune aveva riconosciuto ai geometri la possibilità di progettare modeste costruzioni in cemento armato fino a 1500 metri cubi.

Una decisione che, sostengono i geometri, non tiene in considerazione i progressi della tecnica e le evoluzioni dei percorsi formativi, ma si fonda su regole ormai superate, risalenti al 1929, che contribuiscono a creare un panorama di incertezza e che andrebbero quindi riscritte.
 
Il Caso
Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha affermato che in base alla Legge 1086/1971 sulle opere in conglomerato cementizio, alla Legge 64/1974 sulle costruzioni in zone sismiche e al Regolamento per la professione di Geometra ( Regio Decreto 274/1929), la progettazione delle strutture in cemento armato compete solo agli ingegneri e agli architetti iscritti all’Albo. Fanno eccezione le opere in cemento armato relative a piccole costruzioni accessorie nell’ambito di edifici rurali destinati a industrie agricole, che non richiedano particolari operazioni di calcolo e non comportino pericolo per le persone.


È stato inoltre stabilito che il criterio per accertare se una costruzione è modesta consiste nel valutare le difficoltà tecniche e le capacità per superarle. Il mancato uso del cemento armato non è decisivo dal momento che una costruzione può presentare caratteri di complessità a prescindere dai materiali utilizzati.
 
Sulla base di queste considerazioni è stata quindi annullata la delibera con cui un Comune aveva affermato che i geometri potessero progettare e dirigere i lavori di modeste costruzioni fino a 1500 metri cubi, con caratteristiche strutturali semplici, moduli ripetitivi, sia pure in presenza di cemento armato, tali da non richiedere competenze tecniche specifiche di altre professioni.

La protesta dei geometri
“La nostra categoria – si legge nella nota diramata dagli Geomobilitati - ancora una volta si trova a fronteggiare le conseguenze di una sentenza che attacca le competenze e ciò avviene proprio nei giorni in cui la Base degli iscritti è in agitazione per la questione legata all’iniquità previdenziale, ovvero agli aumenti dei contributi previdenziali minimi divenuti insostenibili nell’attuale momento di gravissima crisi”.
 
Il nodo della formazione
Uno dei maggiori problemi evidenziati dai Gruppi di Base è che il regolamento professionale risale ancora al 1929 e che la categoria paga lo scotto di una dirigenza che non è stata in grado di farne approvare uno nuovo, al passo con l’ evoluzione della tecnica e dei programmi scolastici, ma anche con i nuovi obblighi di aggiornamento professionale e con l’istituzione della figura del geometra laureato.
 
I giudici del Consiglio di Stato hanno stabilito invece che le innovazioni adottate nei programmi scolastici non hanno ampliato le competenze dei geometri, i cui limiti rispondono ad esigenze di pubblico interesse per cui non sono possibili interpretazioni estensive.
 
Secondo i gruppi di base, invece, le prove agli esami di Stato per l’abilitazione alla libera professione hanno sempre visto i futuri geometri affrontare le più disparate tipologie di progettazione.
 
Funzioni in cantiere e nelle PA
I Gruppi di Base hanno inoltre posto l’attenzione sui ruoli ricoperti dai geometri all'interno della Pubblica Amministrazione, in particolare nei Comuni e negli Uffici del Genio Civile, ma anche sulle responsabilità assunte in cantiere, dove spesso suppliscono all'assenza dei laureati, e sui risultati raggiunti nella green economy, dove starebbero dimostrando di essere all’avanguardia.
 
Le proposte degli Geomobilitati
Per non “restare alla mercé delle singole sentenze”, i Gruppi di base ritengono che vada varato al più presto il nuovo Regolamento professionale che, dopo essere stato predisposto nel 2013, ha lasciato col fiato sospeso quasi 100 mila geometri, che chiedono che venga definito con certezza il concetto di modesta costruzione.
 
Solo in questo modo, sostengono i Gruppi di base, si possono evitare i continui contenziosi, spesso provocati da clienti che così “pensano di evitare il pagamento del giusto onorario al professionista incaricato” o da giovani professionisti laureati, che “cercano spazi provandoli a sottrarre alla nostra categoria”.
 
Per recuperare una maggiore certezza sulle competenze professionali i Gruppi di base hanno quindi sollecitato l’intervento del Governo e del Parlamento, ma anche la concertazione tra tutte le categorie interessate.

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