News
"La prevenzione del rischio chimico per il personale sanitario"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio Chimico
18/03/2015 - Le
sostanze chimiche si definiscono
“pericolose” quando possono arrecare danni, sia immediati che differiti,
all’uomo che ne viene a contatto o all’ambiente. I danni che sono arrecati
possono essere reversibili o irreversibili e possono investire un’area
specifica o l’intero organismo, con possibili conseguenze negative anche per le
generazioni successive.
E vi sono lavoratori, il
personale sanitario, che sono soggetti
al rischio
chimico in relazione non solo all’utilizzo di sostanze chimiche (ad esempio
detergenti, disinfettanti, sterilizzanti, ...), ma anche alla preparazione e
somministrazione di farmaci.
Per affrontare il rischio chimico
degli
operatori sanitari nelle
strutture ospedaliere, riprendiamo quanto pubblicato dal Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Azienda Sanitaria
Locale Cn2 Alba-Bra sul proprio sito in relazione alla valutazione dei rischi in ambiente ospedaliero. Una valutazione che prevede
l’identificazione delle sorgenti di rischio presenti nel ciclo lavorativo,
l’individuazione e la stima dei conseguenti rischi d'esposizione.
In relazione al
rischio chimico l’Asl Cn2 si sofferma
innanzitutto sui
farmaci
(antitumorali, inalazioni di polveri come tali o contaminate da sostanze
chimiche).
Ad esempio la
manipolazione di antibiotici “può
essere causa di possibili effetti allergici (principalmente dermopatie a carico
delle mani, orticaria, rinite, asma bronchiale) così come alcune pomate o
preparati topici”. È dunque “buona norma per tutti gli addetti usare guanti
di protezione ed evitare la dispersione ambientale (polveri, soluzioni,
aerosol)”.
Inoltre merita attenzione “la
preparazione e somministrazione dei farmaci
antitumorali, dotati, in generale di potere irritante per la cute e per le
mucose (anche necrosi dei tessuti) e quale effetto collaterale più grave, la
possibilità di indurre mutazioni genetiche e di azione cancerogena”.
Si indica in particolare che
durante la preparazione e somministrazione di questi farmaci a potenziale
effetto oncogeno e/o mutageno, occorre dunque “adottare
misure preventive in grado di ridurre il più possibile l’esposizione
con:
- divieto di ingresso nelle zone
di preparazione al personale non autorizzato;
- utilizzo di idonei D.P.I. tipo:
camice monouso, guanti monouso, mascherine, sovrascarpe monouso, occhiali,
cuffia monouso;
- uso di cappe idonee a flusso
laminare verticale (che servono a garantire la sterilità del prodotto e la
protezione dell’operatore)”. Il piano di lavoro “deve essere sgombro da
materiali ad esclusione dei farmaci e va pulito con alcool 70% con un panno di
carta monouso”. Operare “sempre al centro della cappa”;
- allontanamento del personale
femminile in gravidanza”.
È inoltre necessario che “le
operazioni di preparazione e di somministrazione dei
farmaci antiblastici siano effettuate nel rispetto delle seguenti
procedure:
- tutto il materiale utilizzato
per la preparazione e somministrazione di farmaci
antiblastici deve essere smaltito tra i rifiuti speciali ospedalieri;
- in presenza di farmaci in
soluzione già pronta l’operatore deve assicurarsi che parte della soluzione non
sia rimasta nella porzione superiore della fiala che deve essere rotta avvolta
con un tampone di garza; dopo la rottura il farmaco va aspirato e introdotto
lentamente nel flacone avendo cura di non creare sovrapressione all’interno
dello stesso;
- in presenza di farmaci in
sospensione le attività sono le medesime ma l’operatore deve prestare una
maggior attenzione in quanto le operazioni di aspirazione e di introduzione
risultano moltiplicate;
- al termine occorre etichettare
il flacone specificando nome e cognome del paziente, tipo di farmaco e
dosaggio;
- al momento della
somministrazione al malato l’operatore deve prestare la massima attenzione per
evitare contatti accidentali;
- gli escreti dei pazienti in
terapia e la loro biancheria devono essere raccolti utilizzando i guanti e poi
posti in raccoglitori differenziati a chiusura ermetica”.
Infine per il “
rischio da inalazioni di polveri come
tali o contaminate da sostanze chimico-medicamentose, connesse alle attività
lavorative della Farmacia, del Servizio Veterinario ecc…, è necessario prendere
visione del prodotto utilizzato e seguire le istruzioni fornite dal fabbricante
dei preparati. In quest’ambito si raccomanda di utilizzare
respiratori filtranti (non le mascherine chirurgiche in quanto non
forniscono una protezione sufficiente), camice o tuta monouso e guanti
monouso”.
Veniamo invece all’uso di
detergenti e disinfettanti, sterilizzanti.
In ambiente sanitario sono ad
esempio utilizzati prodotti con:
-
azione disinfettante: “acidi (cloridrico, borico, solforico, ecc.),
alcali (carbonato sodico, idrossido di sodio, idrossido di potassio, ecc.),
alogeni inorganici e ossidanti (amuchina, ipoclorito di sodio, ipoclorito di
potassio, ecc.), composti dello iodio (tintura di iodio, alcool iodato, ecc.),
acqua ossigenata, aldeidi (formaldeide, glutaraldeide, ecc.), alcoli (etilico,
denaturato, ecc.), alogeni organici (iodopovidone, cloramina, ecc.),
clorexidina, ossido di etilene, permanganato di potassio e ammoni quaternari
(benzalconio cloruro, cetrimide, ecc.);
-
azione detergente: detersivi liquidi sia per uso personale che
ambientale (ad esempio pulizie degli ambienti, ecc.) che possono contenere dei
disinfettanti”.
E gli eventuali danni sono
individuabili ad esempio in patologie locali (mani, avambracci) dette anche
“patologie da lavori umidi”.
Dunque per prevenire il rischio
di esposizione a sostanze e preparati disinfettanti e detergenti “occorre che
siano attuate una serie di
misure tecniche
ed organizzative”. Ad esempio:
- “usare razionalmente i mezzi
protettivi con particolare riferimento a idonei guanti monouso e alle creme
barriera, alle mascherine per lavori prolungati, ecc.;
- non utilizzare sostanze
contenute in contenitori senza etichetta;
- non eseguire travasi di
sostanze in bottiglie normalmente adibite ad altri usi (bottiglie di acqua,
bibite, ecc.);
- utilizzare i prodotti in
ambienti ben aerati;
- ricordarsi che i prodotti
possono essere infiammabili, per cui non accendere fiamme, non fumare e non
utilizzare apparecchiature che possono provocare scintille”.
Si ricorda che l’
uso della glutaraldeide (usata come
disinfettante) “può comportare esposizione sia per via inalatoria sia per via
cutanea (accidentalmente), con possibile comparsa di effetti
irritativi/allergici a carico delle mucose, degli occhi, delle prime vie
respiratorie e della cute”.
E dunque gli operatori (medici,
tecnici, infermieri, ausiliari, ecc.) “che utilizzano, preparano o smaltiscono
soluzioni di glutaraldeide, devono essere dotati di: protezione per le mani
(guanti monouso in nitrile), protezione per le vie respiratorie (facciali
filtranti usa e getta), protezione
per gli occhi/faccia per possibili spruzzi in particolare nella
manipolazione della soluzione su piano libero (occhiali a mascherina o visiera
e schermi trasparenti) e protezione per il corpo (camici lunghi o grembiuli
impermeabili, ecc.)”.
Inoltre al fine di ridurre il
livello di rischio “sono raccomandabili una serie di
interventi tecnici (da effettuarsi sotto cappa aspirante)
ed organizzativi, tra i quali:
- è fatto divieto di accesso alla
zona di manipolazione della glutaraldeide al personale non opportunamente
istruito;
- utilizzo di quantità minime di
soluzioni nei bagni di glutaraldeide;
- identificazione, mediante
etichette, dei contenitori delle soluzioni;
- giusta manualità (in modo
delicato) nel riempire e svuotare i bagni usando tutte le precauzioni
necessarie per evitare versamenti;
- uso di vasche o recipienti
tappati e a tenuta, quando non usata;
- accurato risciacquo, con cicli
aggiuntivi a quelli effettuati automaticamente, degli strumenti che possono
venire a contatto con gli occhi degli operatori (oculari degli endoscopi,
ecc.)”.
E in caso di incidente o
versamento ambientale è importante “rimuovere immediatamente la quantità sparsa
con materiale assorbente (carta, segatura, cotone idrofilo, ecc.); in caso di
imponente contaminazione cutanea è importante togliere subito gli abiti e
lavare abbondantemente la cute con acqua fredda e poi recarsi al Pronto
Soccorso; in caso di spruzzo agli occhi è fondamentale lavare immediatamente
gli occhi con soluzione fisiologica per almeno 15 minuti e inviare
l’infortunato al pronto soccorso”.
Concludiamo questa breve
presentazione, ricordando che in relazione al rischio chimico in ambiente
ospedaliero il Servizio di Prevenzione e Protezione dell’ Azienda Sanitaria
Locale Cn2 Alba-Bra, si sofferma anche in generale sulla
pericolosità delle sostanze chimiche.
Ad esempio ricordando che
generalmente una sostanza è “classificata da un punto tossicologico mediante
dati sperimentali sull’uomo ottenuti a seguito di esposizioni accidentali
oppure, come più spesso accade, dall’estrapolazione dei dati ricavati da
sperimentazioni su animali in laboratorio. Fino ad oggi, solo per poche
sostanze si è ottenuta una classificazione tossicologica valutandone gli
effetti tossici causati da esposizioni a basse concentrazioni e per lunga
durata (tossicità sub-acuta o sub-cronica)”. E per la maggior parte delle
sostanze chimiche conosciute “si sono effettuati infatti studi di tossicità
acuta, ossia ricerche sul pericolo di arrecare danno a seguito di
un’esposizione a concentrazioni elevate e per breve tempo. Questa, infatti, è
la condizione più comune di esposizione in caso di incidenti industriali”.
Segnaliamo infine che nel sito
(che si sofferma anche sui gas medicinali, sulle macromolecole organiche
allergizzanti e sul fumo) vengono riportate informazioni sulla classificazione ed
etichettatura delle sostanze, sui simboli (indicanti la/le categoria/e di
pericolo a cui la sostanza appartiene), sulle frasi di rischio (rappresentate
da una serie di cifre precedute dalla lettera R) e i consigli di prudenza
(rappresentati da una serie di numeri precedute dalla lettera S).
Tiziano Menduto
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 1020 volte.
Pubblicità