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"Fibre artificiali vetrose: le linee guida e effetti sulla salute"
fonte www.puntosicuro.it / Amianto
25/01/2016 - Le
fibre artificiali vetrose, chiamate anche con l’acronimo
FAV,
sono materiali che appartengono ad un’ampia famiglia di fibre
artificiali inorganiche, con caratteristiche che differiscono non solo
in funzione dell’utilizzo finale ma anche delle modalità di produzione.
In relazione al processo produttivo possiamo ad esempio distinguere:
-
fibre a filamento continuo: “prodotte per
fusione in filiere e successiva trazione ( il diverso tenore di silice
ne condiziona le differenti proprietà tecniche e i relativi utilizzi in
campo tessile, per usi elettrici, per rinforzo per plastica e cemento);
-
lane (di vetro, lana di scoria e lana di
roccia): prodotte dopo fusione delle materie prime, principalmente per
fibraggio in centrifuga o centrifugazione/soffiatura (buona resistenza
alla trazione e bassa resistenza all’impatto e all’abrasione, alto
isolamento termico-acustico);
-
fibre ceramiche: sono prodotte con
soffiatura/filatura, attraverso processi chimici a temperature più
elevate (hanno un’estrema resistenza alle alte temperature, bassa
conducibilità termica,elettrica ed acustica, risultano inattaccabili
dagli acidi);
-
fibre speciali (microfibre di vetro)”.
E proprio in relazione alla grande diffusione di queste fibre per
le particolari proprietà delle FAV il Ministero della Salute è
intervenuto prima con la
Circolare n. 23 del 25 novembre 1991 e successivamente ha istituito un gruppo di lavoro che è arrivato alla definizione delle linee guida “ Le
Fibre Artificiali Vetrose (FAV): Linee guida per l'applicazione della
normativa inerente ai rischi di esposizioni e le misure di prevenzione
per la tutela della salute” approvate dalla Conferenza Permanente
per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento
e Bolzano nella seduta del 25 marzo 2015.
A presentare e raccontare in
questo modo le linee guida approvate è un intervento di
Giancarlo Marano (Ministero della Salute) che si è tenuto al recente
convegno organizzato da Assoprev
e dal titolo “
FAV- Le fibre artificiali
vetrose. Linee Guida della Conferenza Stato Regioni sui rischi e le misure di
prevenzione per la tutela della salute” (Milano, 3 Dicembre 2015).
Nell’intervento “
FAV : obiettivi delle linee guida e percorso
di elaborazione”, a cura di Giancarlo Marano, si indicano brevemente le
motivazioni
che hanno portato alla stesura delle linee guida:
- “necessità di differenziazione
dei rischi in relazione alle diverse caratteristiche delle FAV;
- assenza di stime del numero
degli esposti per ragioni professionali;
- assenza di valori limite o di
riferimento per le fav riguardanti la qualità dell’aria in ambienti di lavoro;
- necessità di sistematizzare le
informazioni sulla tossicità delle FAV in relazione alla classificazione in
ambito REACH e CLP”.
Motivazioni che comprendevano
anche la necessità di “rispondere alle
sollecitazioni
pervenute dalle ASL” in relazione a diverse problematiche per gli Operatori
della Prevenzione “nell’intervenire e verificare la conformità in tutte le fasi
di utilizzo
delle FAV, dalla commercializzazione, all’uso e controllo dei materiali
fibrosi sintetici da rimuovere”.
Era poi necessario fornire informazioni
aggiornate e corrette alla popolazione sui “possibili effetti sulla salute che
possono derivare da un’esposizione a FAV” e sul “prevedibile impatto sulla
salute e sull’ambiente in occasione
di demolizioni con possibile liberazione di fibre nell’aria circostante”.
L’intervento si sofferma
ampiamente anche su alcune considerazioni generali relative agli
effetti sulla salute della FAV.
Ad esempio si indica che:
- “la forma, le dimensioni e il
rapporto dimensionale lunghezza/diametro (L/D), sono parametri importanti per
la tossicità di una qualsiasi fibra in quanto ne determinano le proprietà
aerodinamiche, che condizionano sostanzialmente le caratteristiche di
inalabilità, deposito e biopersistenza;
- gli effetti sulla salute che
possono derivare da un’ esposizione
a FAV risultano sostanzialmente condizionati dall’interazione tra le
caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche presentate dalle diverse
fibre, rispetto alle capacità difensive dell’organismo esposto; capacità che
possono variare in relazione a fattori di rischio voluttuari - fumo di
sigaretta – e per fattori di rischi individuali in grado di incidere
negativamente sui meccanismi difensivi che assicurano la rimozione,
l’allontanamento e l’espulsione o la dissoluzione delle particelle o fibre
depositate, in rapporto al livello, durata e modalità di esposizione”.
E riguardo ai
potenziali effetti infiammatori sulle
strutture polmonari si indica che:
- “come conseguenza del loro
depositarsi in un qualunque tratto delle vie respiratorie, le FAV in rapporto
alle caratteristiche di biopersistenza possedute, sono in grado di attivare
processi infiammatori, con presenza di cellule infiammatorie negli spazi
alveolari, interstiziali peribronchiali e perivasali;
- per le fibre ad elevata
biopersistenza, attraverso l’attivazione di fibroblasti e la deposizione di
matrice connettivale possono innescarsi anche alterazioni anatomopatologiche
del parenchima polmonare”.
In particolare “gli
effetti irritativi delle FAV con
diametro maggiore di 4μm su cute e mucose sono oramai accertati (NIOSH, 2006).
Gli effetti irritativi comunque osservati sarebbero da ascrivere ad azione di
tipo meccanico (sfregamento) e non alla composizione chimica. Non sono invece risolutive,
per l’esiguità degli studi disponibili, le osservazioni relative a patologie
cutanee allergiche attribuite ad additivi utilizzati per la lavorazione delle
FAV”.
Veniamo al
rischio cancerogeno.
Riguardo alla cancerogenicità:
- “le diverse caratteristiche
fisiche e chimiche delle FAV non permettono un’individuazione generalizzata
degli eventuali meccanismi di cancerogenesi potenzialmente correlabili
all’esposizione, anche in relazione alle potenzialità cancerogene mostrate da
alcune FAV (fibre ceramiche), che ne ha determinato la classificazione
come cancerogene, il meccanismo dell’azione tossica non risulta ancora del
tutto chiarito. In analogia a quanto rilevato nei confronti dell’asbesto, anche
in questo caso si potrebbe assumere che il coinvolgimento di queste fibre
artificiali nella produzione di radicali liberi di ossigeno possa rappresentare
uno degli elementi più importanti nel dare il via al processo di oncogenesi,
innescando un danno al genoma cellulare, quale conseguenza dello stress
ossidativo, con conseguente mutazione ed eventuale trasformazione in cellule
neoplastiche”.
Si ricorda che “nella monografia
IARC del 2002 si è concluso per una inadeguata evidenza di cancerogenicità
delle lane minerali nell’uomo con riclassificazione nel gruppo 3 (non
classificabile come cancerogeno per l’uomo). Tale osservazione è ripresa nella
attuale classificazione europea che prevede per le “lane minerali” Numero
Indice: 650-016-00-2 la categoria 2 per la cancerogenesi”.
In ogni caso l’attribuzione della
classificazione “cancerogeno” “è strettamente collegata al diametro medio
geometrico della fibra e alla presenza degli ossidi alcalini e alcalino terrosi”.
E con riferimento alle
indicazioni e alle note relative alla classificazione di pericolo (vedi ad
esempio il regolamento CLP), “le fibre a filamento continuo con diametro medio
geometrico pesato sulla lunghezza > 6μm, caratterizzate dalla proprietà di
mantenere costante il diametro in caso di frammentazione sono esentate dalla
classificazione come cancerogene poiché soddisfano i requisiti della nota R”.
Dunque le linee guida, già presentate
dal nostro giornale e che ci vi invitiamo a leggere integralmente, hanno
voluto “assicurare una
corretta
valutazione e consapevolezza dei rischi da parte di tutti i soggetti
interessati, compresi gli utilizzatori finali, sia negli ambienti di lavoro che
di vita e favorire sul piano della tutela della salute - superando anche
aspetti tecnici cruciali, quali la metodologia analitica di riferimento da
utilizzare per la determinazione della corretta classificazione delle diverse
FAV oggi presenti sul mercato - l’adozione di misure di prevenzione adeguate,
in linea con la vigente normativa, avendo come destinatari particolari, ma non
esclusivi, sia i datori di lavoro che gli organi di vigilanza, che hanno la
responsabilità di garantire il pieno rispetto della normativa”.
E, conclude il relatore, l’
obiettivo perseguito è stato quello non
solo di “fornire un valido contributo per poter assumere decisioni utili a
tutelare il bene comune” anche in termini di tutela dell’ambiente e del lavoro,
ma anche di “orientare positivamente il nostro modo di comportarci senza
enfatizzazione o sottovalutazione del livello di rischio, riconducibile alla
diversa composizione delle fibre artificiali vetrose,che ne determina anche i
potenziali effetti biologici sostanzialmente diversi”.
“ FAV : obiettivi delle linee
guida e percorso di elaborazione”, a cura di Giancarlo Marano (Ministero della
Salute), intervento al convegno “FAV- Le fibre artificiali vetrose. Linee Guida
della Conferenza Stato Regioni sui rischi e le misure di prevenzione per la
tutela della salute” (formato PDF, 75 kB).
Tiziano Menduto
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